Divenuto virale su TikTok, il sittervising è una pratica molto seguita dai genitori e che, come spesso accade, ha raccolto molta curiosità e, anche, qualche perplessità.

Conosciamo meglio questa modalità educativa andando a scoprire gli aspetti positivi e quelli critici, per capire se e quando può rivelarsi utile sia per il bambino che per i suoi genitori.

Sittervising: cosa significa?

Propriamente sittervising è un neologismo coniato da Susie Allison con l’intento di unire i termini “sitting” e “vising” che tradotto letteralmente è la “vista da seduto”. Di per sé, infatti, è proprio questo concetto applicato alla cura dei bambini. Infatti per sittervising si intende proprio la supervisione dei bambini stando però a distanza in una posizione seduta.

In realtà il genitore non deve stare necessariamente seduto, ma comunque distante dal bambino che ha modo di giocare e trascorrere liberamente il suo tempo.

I critici la considereranno una sorta di indifferenza e di poco coinvolgimento da parte dei genitori nei confronti dei figli, in realtà è una strategia genitoriale potenzialmente molto utile per far crescere il bambino in maniera sana.

Come spesso accade anche per i metodi educativi, la loro bontà la si evince dall’approccio, non tanto dalla pratica in sé. Lo starsene seduti (che sia su una panchina, una poltrona o in qualsiasi altro posto) non è una scelta per anteporre i propri interessi a quelli del bambino, ma per favorirne lo sviluppo.

Perché il sittervising può essere una buona strategia

Vantaggi-Sittervising
Fonte iStock

Come tutte le altre strategie genitoriali, anche il sittervising è una scelta dei genitori e come tale risponde alla pedagogia che essi vogliono seguire. La stessa ideatrice del termine sittervising è specializzata in Educazione della prima infanzia, l’approccio è quindi suffragato da competenze e avvalorato dai più recenti studi condotti in materia.

Fondamentalmente il sittervising ha un duplice obiettivo:

  • valorizzare l’indipendenza del bambino;
  • alleggerire il carico di impegno del genitore che se ne prende cura.

Partiamo dai vantaggi e dai benefici per il bambino. Questi ha bisogno di giocare da solo, di esplorare il mondo circostante senza la presenza costante dei genitori. La supervisione è una cosa, la presenza esclusiva e continua un’altra e quest’ultima può rappresentare un ostacolo ad acquisire quel sano distacco dai propri genitori e familiari.

Il sittervising è un po’ l’opposto del genitore elicottero che tende a stare troppo attaccato ai proprio figlio con un atteggiamento di eccessiva protezione che, seppur motivata da buoni propositi, finisce per limitarne lo sviluppo.

Il gioco, infatti, specialmente nella prima infanzia, è per i bambini non solo divertimento, ma anche e soprattutto scoperta, gestione del rischio, risoluzione di problemi, creatività e immaginazione; la presenza di un genitore limiterebbe o condizionerebbe tutto questo. Stare da solo durante il gioco è quindi utile per il bambino, è qualcosa di cui ha bisogno per iniziare dolcemente e in maniera graduale quel sano distacco dai propri genitori per la maturazione di una propria personalità e indipendenza.

Vanno poi considerati i benefici per i genitori. Per questo aspetto bisogna superare tanti (troppi) condizionamenti sociali che tendono a deprecare e condannare il comportamento non esclusivo e totalizzante dei genitori nei confronti dei figli. Eppure anche i genitori hanno bisogno di distacco per recuperare la serenità del loro rapporto con i figli; allo stesso tempo ai bambini aiuta vedere che i propri genitori sono sereni e non stressati.

Non è raro andare incontro a una vera e propria condizione di burnout nella quale diventare genitori significa soffocare la propria personalità e il proprio tempo. I genitori, oltre che educatori e compagni di gioco dei bambini, sono anche adulti che devono occuparsi delle faccende domestiche, rispondere a un messaggio, pensare ad altro o ritagliarsi del tempo per sé stessi. Il sittervising consente e valorizza proprio tutto questo, senza togliere niente né al bambino né al genitore.

Ovviamente, ma è meglio non darlo per scontato, i genitori non sono disinteressati o per sempre estraniati dal gioco dei figli. Questi hanno bisogno di uno spazio e di un tempo libero dall’interferenza di un adulto. È utile e sano che ogni tanto il bambino non giochi con i genitori e lo faccia da solo o con altri bambini.

Tra i vantaggi del sittervising bisogna infine considerare anche che è una modalità educativa adatta a tutte le età, specialmente nei più piccoli, con i quali è possibile intraprendere fin da subito un approccio di questo tipo tramite la creazione di una routine di gioco e la predisposizione di uno spazio adeguato all’età del bambino.

È bene poi precisare che il sittervising è una strategia per i genitori, non per nonni, zii e babysitter. Questi hanno il dovere di instaurare un rapporto con i bambini, trascorrendovi quotidianamente meno tempo insieme.

Le controindicazioni al sittervising

Come già detto il sittervising è una scelta di una strategia educativa e di una modalità di approccio a parte del gioco del bambino. Non ha, quindi, vere e proprie controindicazioni, se non una serie di considerazioni da valutare e gestire.

Innanzitutto che il distacco avvenga in maniera graduale; il bambino non viene abbandonato, ma accompagnato a giocare da solo con giochi e giocattoli adeguati alla sua età. I genitori sono lì che supervisionano ma pensano ad altro, leggono un libro, rispondono al telefono o fanno qualunque cosa che non sia interfacciarsi con il bambino.

Un aspetto critico del sittervising è quello legato alla sicurezza. È quindi importante guardare all’ambiente nel quale il bambino si trova perché sia sicuro per lui. Quando si è in casa, per i neonati una scelta pratica è quella del box, mentre per i più grandi è possibile delimitare lo spazio con un tappeto da gioco e valutando che negli spostamenti non ci siano pericoli per la loro incolumità.

L’ultimo aspetto difficile da considerare è quello legato al senso di colpa e al giudizio sociale. Per come siamo abituati a pensare stare separati dal bambino e non essere h24 impegnati con loro è considerato un comportamento sbagliato. Su questa percezione si fondano i sensi di colpa di non essere buoni genitori e il giudizio sociale, specialmente quando si è al parco e all’aria aperta, di tutti coloro che si sentono in dovere di pontificare sulle scelte degli altri.

Consapevoli della bontà e dell’utilità della scelta, è importante non farsi condizionare e continuare nel sittervising perché convinti che si tratti di una strategia educativa sana e utile per tutta la famiglia.

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  • Bambino (1-6 anni)