
Svezzamento, come funziona e quando iniziarlo: i consigli dell'esperta
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Qual è la scelta giusta? Aspettare che sia il bambino a dire "basta" oppure prendere al posto suo la decisione di smettere di allattare?
Per quanto sia ancora una scelta insolita, l’allattamento prolungato non è più un tabù. Sono molte le madri che decidono di allattare oltre i canonici sei mesi, e anche ben oltre l’anno, e qualcuna decide di proseguire fino al termine naturale dell’allattamento, ovvero fino a quando non è il bambino a decidere di smettere.
A prescindere dalla volontà materna, o da considerazioni di carattere pratico, logistico e “sociale”. Ma qual è la scelta giusta? Allattare a termine, aspettando che sia il bambino a dire basta, oppure prendere al posto suo la decisione di smettere di allattare?
Come al solito, io non posseggo alcuna risposta universale, ma solo la mia soggettiva e discutibile esperienza. Ho allattato al seno entrambi i miei figli, ed entrambe le volte sono stata io a decidere di smettere di allattare. Con Davide ero incinta di quasi cinque mesi, non avevo voglia di allattare la piccola in arrivo insieme a suo fratello maggiore, per cui ho deciso che era giunto il momento di dire basta.
Mio figlio aveva poco più di un anno e mezzo, e la fine dell’allattamento è arrivata con un percorso graduale e sostanzialmente indolore, specialmente per lui. Sua sorella è stata allattata un po’ più a lungo (due anni e due mesi) e per lei il distacco è stato più complicato. Ha richiesto a me più tempo e più impegno. Più coraggio, se vogliamo, perché sapevo che non sarebbe stato facile (anche se poi mia figlia mi ha sorpreso con la sua reazione tutto sommato tranquilla).
Ho allattato a lungo, ma ho smesso anche se i miei figli avrebbero voluto continuare. Ho smesso non con leggerezza, non senza remore, non senza dubbi. Ho ponderato tanto la mia decisione di smettere di allattare, ho temuto che potesse avere ripercussioni sulla serenità e sul benessere prima di Davide e di Flavia poi, ho dovuto gestire sensi di colpa e ripensamenti.
Ma alla fine, ho deciso. Senza “chiedere il permesso” ai miei bambini. L’ho fatto perché allattarli era diventata per me un’esperienza non così piacevole, perché mi stancava molto, perché speravo di ricominciare finalmente, dopo quattro lunghissimi anni, a dormire per una notte intera, o giù di lì. E mi sembrava che non avesse senso costringermi a fare qualcosa che dovrebbe essere, per quanto impegnativo e faticoso, fondamentalmente un piacere.
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Forse avrei potuto continuare ancora, se non mi fossi trovata in un contesto – familiare, sociale, culturale – in cui l’allattamento al seno prolungato, o addirittura a termine, non fosse ancora così inviso. Un maggiore sostegno, meno giudizi (più o meno espliciti), una maggiore empatia generale mi avrebbe dato stimoli a continuare.
Ma non credo, in ogni caso, che avrei aspettato a tutti i costi una “decisione” da parte dei miei figli. Allattare un figlio di tre anni o più, oppure allattarne due insieme, di età diverse, non era la strada per me. È questo il punto, in definitiva. Come quasi sempre, in fatto di maternage, la decisione non può che essere peculiare della coppia madre/figlio e del nucleo familiare in generale.
Imporre a una donna di allattare a termine (o di farlo in assoluto) “per principio”, in nome della presunta responsabilità materna di anteporre sempre e comunque il bene del bambino al proprio, per me non ha alcun senso. Prima di tutto perché il bene del bambino non può prescindere dal benessere e dalla serenità di sua madre.
Poi perché non è detto che quello che un bambino vuole, o crede di volere, corrisponde necessariamente al “suo bene”, e a volte fare il genitore significa proprio scegliere per i propri figli, individuare al posto loro l’opzione migliore e perseguirla.
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Va detto che vale anche il contrario: non giudicare la scelta di una madre che allatta un bambino grandicello. Purché, a mio parere, resti valido il buon senso e una saggia valutazione dei benefici e degli svantaggi di un allattamento al seno molto prolungato: per quanto il latte materno gli faccia bene e risulti rassicurante, quante ripercussioni di carattere sociale possono esserci per un bimbo di cinque o sei anni che ancora viene allattato? Il bene dei bambini include anche la loro relazione col mondo che li circonda, non dimentichiamolo mai.
Articolo originale pubblicato il 13 novembre 2018
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