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Il più delle volte l'organismo femminile produce latte a sufficienza per nutrire il bambino; ma quando questo non avviene? Ecco cosa c'è da sapere.
Può capitare di avere l’impressione che il latte prodotto dal proprio organismo sia insufficiente e ci si domandi cosa ci sia che non va e cosa si possa fare per aumentarne la produzione. In realtà se il bambino non dà segnali di non essere adeguatamente nutrito non c’è motivo di preoccuparsi in quanto la quantità di latte materno prodotta è sufficiente. Esistono comunque una serie di fattori che possono provocare la diminuzione della quantità di latte andando a condizionare l’allattamento al seno. Per le donne che vogliono continuare ad allattare è utile sapere cosa fare per mettere il proprio organismo nelle condizioni migliori per produrre latte e, quindi, per aumentare la produzione di latte materno.
Il latte umano, spiega la Cleveland Clinic, viene prodotto dalle ghiandole mammarie (alveoli, dotti lattiferi, areola e capezzolo) presenti all’interno dei seni. Il processo di produzione del latte materno (lattazione) inizia già durante la gravidanza, a partire dalla sedicesima settimana di gestazione circa, per effetto dell’aumento dei livelli di estrogeni e progesterone che modificano le caratteristiche delle ghiandole mammarie e avviano la produzione del colostro. Dopo il parto la produzione di latte si intensifica grazie alla prolattina e alla suzione del neonato. È infatti la domanda del bambino che regola la quantità di latte prodotto: più viene attaccato al seno o più il latte viene estratto (tramite spremitura manuale o estrazione del latte), più il corpo continuerà a produrlo.
Per questo motivo il primo consiglio per aumentare la produzione di latte materno è, semplicemente, continuare ad allattare.
Le difficoltà e preoccupazioni maggiori intorno alla produzione di latte materno sono generalmente legate all’inizio dell’allattamento e successivamente all’avvio dello svezzamento. I primi giorni possono essere i più difficili per allattare sia per imparare ad attaccare il neonato sia per la novità di gestire tutti i cambiamenti successivi al parto. Quando poi verso i sei mesi il bambino inizia ad assumere cibi differenti dal latte, questo cambiamento dello stile alimentare potrebbe incidere sulla quantità di latte prodotto perché si riduce la richiesta.
Ci sono diversi fattori che possono condizionare la produzione di latte materno. Oltre al non rispondere alla domanda del bambino (allattamento a richiesta) anche l’allattamento misto con l’uso combinato del latte materno e del latte artificiale può incidere.
A causare la diminuzione della produzione di latte, precisa l’University Hospitals, c’è anche l’uso di dare acqua al neonato dopo l’allattamento, l’introduzione precoce di cibi solidi, l’uso di paracapezzoli e ciucci così come la ripresa del ciclo mestruale o una nuova gravidanza.
Parallelamente anche l’assunzione delle pillole anticoncezionali in allattamento o di altri farmaci, bere alcolici o il fumare hanno un effetto negativo sulla produzione di latte.
Oltre a questi elementi fisiologici e alimentari ci sono anche fattori personali legati alla donna che, per quanto sia paradossale doverlo ricordare, è una persona e non un’estensione del corpo e delle necessità del neonato. Questo non significa che chi non allatta al seno sia meno madre, meno donna o meno buona nei confronti del figlio, ma anche la fisiologia della produzione del latte ricorda che una donna esausta può non riuscire a produrre latte come vorrebbe. Sebbene lo stress non riduca la produzione di latte, spiega il portale WebMD, può ostacolare il riflesso di eiezione (che rilascia il latte nei dotti lattiferi) e rendere più difficile per il bambino ottenere il latte di cui ha bisogno.
Più che alimenti specifici utili per aumentare la produzione di latte materno è importante che chi allatta segua una dieta equilibrata. Innanzitutto è fondamentale bere molta acqua (anche perché il latte è composto prevalentemente di acqua) e per i primi mesi quando si segue un allattamento esclusivo è bene assumere circa 300-500 calorie in più al giorno. In generale, come detto, è sufficiente seguire un’alimentazione sana, variegata ed equilibrata a base di frutta, verdura, cerali, grassi e proteine, evitando diete ipocaloriche che possono ridurre la produzione di latte.
Alcuni studi hanno dimostrato l’efficacia di aglio, cipolle e menta. In realtà più che aumentare direttamente la produzione di latte questi alimenti ne cambiano il sapore, con il bambino che potrebbe aumentare la suzione e, quindi, determinare un aumento della produzione.
Molto utili si rivelano anche il massaggio al seno. Soprattutto quando il bambino è attaccato ma non sta propriamente assumendo latte, il massaggio al seno può aiutare ad aumentare il volume e il contenuto di grassi. L’indicazione è quella di tenere il bambino a contatto con la pelle e massaggiare il seno partendo prima dalla base e poi procedendo verso il capezzolo, così da favorire la fuoriuscita del latte.
In generale qualsiasi preoccupazione sulla produzione di latte e le necessità nutrizionali del bambino vanno sottoposte alla valutazione del medico. L’allattamento al seno è sempre un mezzo e non il fine che resta la crescita sana del bambino.
Come abbiamo già avuto modo di accennare a incidere sull’allattamento c’è anche la serenità della donna. È quindi necessario che riposi a sufficienza, sia il più possibile rilassata e serena. Non sempre è così anche per le pressioni che si ricevono durante l’allattamento. Sperimentare una riduzione della quantità di latte può essere anche un segnale di un esaurimento delle energie personali da destinare a questo scopo. Ed è quindi necessario trovare una soluzione che non sia il colpevolizzarsi per non fare quanto altri hanno stabilito essere corretto fare, ma ricordarsi sempre che quel neonato da allattare è anche un figlio da crescere. Un figlio che ha bisogno di una madre presente e serena, valori questi da perseguire anche durante il periodo dell’allattamento.
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