Dell’allattamento al seno si è soliti parlare della sua esclusività per i primi mesi di vita del bambino, dei benefici e delle migliori posizioni da adottare. Meno spesso, nonostante sia una condizione frequente, si parla del cosiddetto sciopero del poppante, ovvero del rifiuto del bambino di attaccarsi al seno. Parliamo di una condizione diffusa che rappresenta per molte donne il principale motivo di sospensione dell’allattamento al seno e una delle più importanti cause di stress.

Si tratta, infatti, di eventi che portano i genitori, la mamma in modo particolare, a interrogarsi sul perché il proprio bambino non mangi, se questo possa causare problemi di malnutrizione e disidratazione, se ci sia una patologia o un malessere alla base di questo comportamento e, soprattutto, cosa fare per risolverlo. In realtà nella maggior parte dei casi lo sciopero del poppante è un evento transitorio legato a cause ben precise.

È quindi importante conoscerle per capire come affrontarle in maniera serena tanto per il bambino quanto per la madre in modo da superare rapidamente questo periodo di tensione.

Cos’è lo sciopero del poppante?

Con l’espressione di sciopero del poppante si fa riferimento, come anticipato, alla condizione di rifiuto del seno materno da parte del bambino. Si tratta di un rifiuto che avviene improvvisamente e che può manifestarsi in diversi modi.

Il bambino può agitarsi e piangere quando la madre prova ad avvicinarlo al seno, così come può attaccarsi a una sola mammella rifiutando l’altra o, ancora, attaccarsi regolarmente, succhiare un po’ e poi staccarsi o addirittura attaccarsi senza succhiare il latte o deglutirlo.

Le cause dello sciopero del poppante

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Fonte iStock

Come spesso accade i comportamenti dei neonati e dei bambini piccoli (in realtà anche quelli più grandi) sono un modo per comunicare un bisogno. Non potendo parlare o non sapendo come esprimere un malessere o un disagio, i neonati reagiscono in questo modo.

Lo sciopero del lattante può dipendere innanzitutto da uno stato di malessere che in alcuni casi può essere associato a una recente vaccinazione.

Se il bambino succhia debolmente o piange e si agita quando la mamma prova ad allattarlo può dipendere da una rinite (con la presenza del naso chiuso), da un’infezione alla bocca (mughetto) o dalla dentizione (nei bambini più grandi).

Altre cause possono essere riconducibili alle tecniche e alle modalità di allattamento. Alcuni bambini, infatti, rifiutano il seno dopo che è stato introdotto l’uso del ciuccio o del biberon. Anche l’ingorgo mammario o un attacco non corretto possono determinare uno sciopero del poppante. Rientrano in questa categoria di cause anche il modo in cui si tiene in braccio il bambino durante l’allattamento (facendo pressione sulla nuca, agitandolo mentre succhia o sostenendo il seno in maniera tale da non consentire un attacco corretto) e un’iniziale difficoltà del bambino di coordinare la suzione.

Non vanno sottovalutate le cause legate alla produzione di latte, sia in eccesso che in difetto. Se c’è un’eccessiva produzione, infatti, il bambino potrebbe percepire di soffocare e per questo si stacca dal seno. Ugualmente anche laddove il latte materno iniziasse a scarseggiare (o per l’integrazione con il latte in polvere o per altre cause fisiologiche) il bambino, abituato ad attaccarsi, potrebbe non trovare ciò che cerca o rifiutare proprio di essere allattato al seno.

Sono poi da considerare tutte le cause psicologiche. La separazione dalla madre, l’ingresso di una nuova persona che si prende cura del bambino, cambi improvvisi e profondi della routine quotidiana o le grida di dolore della mamma a seguito del morso del capezzolo possono portare il piccolo a rifiutare il seno.

Anche lo stress materno o la distrazione dovuta anche alla presenza in quell’ambiente di profumi insoliti o particolarmente forti può portare allo sciopero del poppante. Per individuare le cause molto dipende anche dall’età in cui questi episodi si manifestano. In epoca neonatale, infatti, prevalentemente è da sospettare la presenza di una difficoltà nell’attaccamento, mentre dai 4 agli 8 mesi potrebbe trattarsi di distrazione o stati di malessere e dopo l’anno molto probabilmente il rifiuto del seno è associato all’inizio dello svezzamento.

Sciopero del poppante: come gestirlo?

Trattandosi di un episodio improvviso è fondamentale comprendere quali sono i fattori ambientali nei quali lo sciopero del poppante si è verificato. L’identificazione della causa, però, non è necessariamente risolutiva, perché se è vero che in presenza di malattie si procede con la cura (sempre dietro indicazione del pediatra), in caso di stress, disagi o eventi apparentemente senza causa spiegabile diventa difficile capire come procedere.

Il principale consiglio è quello di mantenere la calma. Questo è un circolo vizioso che va interrotto: il bambino rifiuta il seno, la madre si innervosisce e preoccupa e aumentano per il bambino gli elementi per preferire di non attaccarsi. Allo stesso tempo è utile riprovare senza rinunciare alla prima difficoltà vedendo se il bambino mostra dei cambiamenti.

Cambiare posizione nell’allattamento può essere un aiuto e un tentativo da percorrere, mentre nel caso di un’eccessiva produzione di latte è consigliato migliorare l’attacco e offrire un solo seno alla volta per ogni poppata attendendo che sia il piccolo a staccarsi autonomamente. In questi casi può essere utile anche la spremitura manuale del seno o premere la mammella durante la poppata in modo da rallentare il flusso del latte.

Quando la causa è di tipo ambientale (distrazioni, odori, eccetera) è opportuno individuare luoghi e modalità più tranquille, mentre se lo sciopero del poppante si è verificato dopo uno stress è opportuno pazientare e coccolare il bambino in modo da rassicurarlo e supportarlo.

Generalmente questi episodi durano pochi giorni e non devono suscitare troppa preoccupazione nei genitori. La criticità maggiore è nei neonati che non hanno forme alternative di alimentazione e idratazione e in questi casi, se non si riesce autonomamente a risolvere, è fondamentale chiedere un consulto al pediatra.

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  • Allattamento