Rilattazione si o no? Molte mamme si pongono questa domanda, specie dopo un periodo più o meno lungo di sospensione della produzione del latte, condizione che può sopraggiungere per svariati motivi.

Esistono diverse tecniche di stimolazione che possono favorire la ricomparsa del latte materno e certamente tornare ad allattare è possibile, ma ogni caso deve essere valutato attentamente da uno specialista. Proviamo a capire in cosa consiste la rilattazione, quando è necessaria e quali sono i vantaggi e i potenziali rischi ad essa legati.

Rilattazione: cos’è?

La rilattazione consiste in una serie di accorgimenti, tecniche e procedure volte a stimolare la ricomparsa del latte materno dopo un periodo di interruzione. Al tempo stesso, con questo termine si indica genericamente anche l’induzione della lattazione, ovvero la produzione di latte partendo da zero (es. mamme adottive).

In generale, il primo caso è quello di più facile risoluzione, soprattutto se l’allattamento al seno è stato interrotto per poco tempo. La seconda evenienza è quella più complessa e talvolta prevede l’assunzione di galattagoghi che sarà cura del medico prescrivere.

In entrambi i casi, il seno dovrà essere stimolato frequentemente, ad esempio aumentando le poppate o utilizzando un tiralatte professionale ad attacco doppio.

Per rilattare e favorire la lattazione le strategie consigliate da alcune importanti associazioni attive per l’allattamento al seno (come La Leche Legue) sono:

  • attaccare spesso il bambino al seno (sia per i pasti che per conforto);
  • estrarre spesso il latte manualmente o con l’ausilio di un tiralatte;
  • in condizioni ottimali e sotto sorveglianza medica, ricorrere ad un DAS (dispositivo di alimentazione supplementare) per aumentare la disponibilità di latte durante le poppate.

La percentuale di successo dipende anche dallo stato di salute della donna e dalla sua motivazione: se la madre è fortemente motivata e il bambino si attacca spesso al seno l’allattamento torna alla normalità molto più in fretta.

Come e quando è necessaria la rilattazione

Molte mamme vivono situazioni di difficoltà durante l’allattamento. Spesso, infatti, la quantità di latte prodotto può ridursi drasticamente, oppure il neonato non succhia una dose sufficiente di latte durante le poppate. In particolari condizioni, inoltre, una madre può dover smettere di allattare e poi ricominciare (o iniziare da zero). Gli esempi più frequenti sono:

  • malattia del neonato o della madre;
  • rifiuto del seno materno da parte del bambino;
  • insufficienza o rifiuto dell’alimentazione artificiale;
  • diminuzione significativa del peso corporeo del neonato;
  • adozione

In tutte queste situazioni può essere necessario tornare ad allattare o comunque favorire l’allattamento. E se non è strettamente necessario da un punto di vista clinico, la mamma può comunque nutrire il desiderio di allattare il bambino al proprio seno.

Pro e contro della rilattazione

La rilattazione può rappresentare, per alcune donne, un percorso faticoso e psicologicamente impegnativo. Tuttavia, nella maggior parte dei casi la sua riuscita costituisce un sollievo e un enorme giovamento per mamma e bebè. Occorre certamente molta determinazione, pazienza e un grande “self-control”, specie nei momenti in cui la frustrazione indotta dall’assenza o della carenza di latte rischia di prendere il sopravvento.

La prima cosa da fare per ricominciare ad allattare al seno è mantenere attiva la lattazione nel periodo di sospensione. Ciò significa svuotare regolarmente il seno con il tiralatte seguendo il ritmo che avrebbero le normali poppate.

Questo accorgimento evita la formazione di blocchi o ingorghi dei condotti mammari, previene spiacevoli fastidi e rende sicuramente più agevole la ripresa dell’attività galattogoga.

Per quanto riguarda l’uso di dispositivi come il DAS, il rischio più concreto è che il bambino si abitui a succhiare solo con l’ausilio di questo dispositivo che, come abbiamo visto, aumenta la disponibilità di latte ad ogni poppata. Così facendo la suzione tenderà ad essere sempre più debole e l’allattamento al seno sarà poco efficace. in fase di rilattazione, dunque, meglio ponderare attentamente l’uso del DAS  e smettere di utilizzarlo appena possibile.

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  • Allattamento