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Quando si dà l’acqua al bebè e 5 cose sullo svezzamento che spesso non ci dicono

Lo svezzamento è una fase della crescita del bambino caratterizzata spesso da ansie, incertezze e dubbi. Può essere quindi utile seguire questi consigli, per poterla affrontare al meglio.

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Lo svezzamento è una fase molto importante nella crescita di un bambino in quanto, nonostante l’etimologia del termine richiami la perdita del “vezzo” dell’allattamento, va inteso come un periodo di grande arricchimento e non di privazione.

I piccoli hanno finalmente l’occasione di assaggiare nuovi gusti, sperimentare nuove consistenze e l’opportunità di imparare a nutrirsi da soli. Sarà quindi un processo ricco di emozioni, sia per i bambini, che i genitori.

Le statistiche1 affermano che la tipologia di svezzamento più diffusa è ancora quella classica con schema (45,8%), ma l’autosvezzamento è un trend in crescita (36,5%), che lascia molto più spazio ai tempi e alle necessità del singolo bambino, ma potrebbe lasciare anche i genitori in balìa di ansie e dubbi, non avendo un programma rigido da seguire.

Come in molte altre fasi della vita genitoriale, abbondano le persone pronte con consigli e indicazioni sul modo migliore per affrontare lo svezzamento, spesso in contraddizione tra loro. Ecco perché, al netto delle indicazioni pediatriche o di quelle più risapute, è utile fare il punto su alcune questioni di cui si potrebbe sapere poco, a partire da un dubbio molto ricorrente: quando si inizia a dare l’acqua ai neonati?

1. Quando dare l’acqua al bebè

Senza acqua un corpo umano non può sopravvivere e questo potrebbe far pensare che anche i neonati abbiano bisogno di bere, ma in realtà per i primi mesi i bebè riescono a trarre tutta l’idratazione di cui hanno bisogno dal latte materno e/o artificiale.

Secondo quanto riporta la linea guida “Quando dare l’acqua ai neonati?” di Suavinex, la dieta dei primi 6 mesi di un bambino è composta per il 90% di acqua, contenuta tutta nel latte.

È dai 6 mesi infatti, con l’inizio dello svezzamento, che si può iniziare a introdurre l’acqua in affiancamento al latte, che può essere data al bambino durante i pasti o dopo: la quantità dipenderà da quanto latte continuerà a poppare nello stesso periodo.

Secondo LARN2 (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed Energia della Società di Nutrizione Umana) il fabbisogno di acqua dei bambini è di 800 ml al giorno tra i 6 e 12 mesi e 1.200 ml tra il primo e terzo anno.

La quantità può però dipendere anche da un altro fattore, di cui parliamo nel prossimo punto.

2. Latte artificiale e idratazione

Sempre secondo quanto riporta Suavinex, il latte artificiale presenta una differenza rispetto a quello materno, che potrebbe influire sulla sete del piccolo.

Il latte materno infatti cambia la propria composizione durante la poppata: più acquoso all’inizio e più denso e ricco di nutrienti dopo. In questo modo il piccolo può placare la propria sete immediatamente, anche con poppate di breve durata.

Il latte artificiale, invece, ha una composizione costante, il che potrebbe portare, soprattutto nei mesi più caldi, a una maggiore richiesta di acqua extra durante lo svezzamento. Nulla di cui preoccuparsi, quindi, piccole quantità d’acqua (preferibilmente oligominerale con residuo fisso basso) sono più che lecite.

Oltre a sapere quando iniziare e quanta acqua dare ai bebè, un’altra domanda che ci si potrebbe porre è come insegnare ai bambini a bere da soli.

3. Come aiutare il bebè a muoversi… per mangiare

Fonte: Instagram @suavinex_italia

La recente diffusione dell’autosvezzamento ha fatto comprendere bene come le capacità motorie dei bebè siano fondamentali per questa fase.

Le raccomandazioni dell’Unione Europea3 sull’alimentazione degli infanti ha individuato nell’intervallo tra i 7 e 12 mesi lo sviluppo delle capacità motorie per l’auto-alimentazione. In pratica, il bambino inizia a portare a sé acqua e cibo, non senza difficoltà, chiaramente.

Se di sicuro bisogna armarsi di pazienza per le coreografiche tinteggiature che il bebè realizzerà a ogni pasto, è opportuno anche chiedersi cosa si può fare per agevolarlo in queste sue nuove capacità.

Sulla base di queste evidenze, Suavinex, marchio membro del Comitato europeo sugli Articoli per l’uso e la cura dei bambini, ha realizzato prodotti con precise caratteristiche tecniche, strutturali ed ergonomiche.

Per bere, ad esempio, può aiutare molto utilizzare biberon dotati di beccuccio in silicone con manici rimovibili, come la Tazza antigoccia Into the Forest, pensata proprio per crescere insieme al bambino agevolando la sua coordinazione.

Il beccuccio rigido a prova di dentini e i manici ergonomici sono ottimi per facilitare il passaggio dalla tettarella alla prima tazza per l’acqua, che a sua volta dovrà comunque prevedere sistemi antigoccia (fondamentali per scongiurare inondazioni), come il disco della 360° Training Cup, che si apre solo sotto la pressione delle labbra, o la cannuccia integrata nella tazza che Suavinex ha pensato per i momenti fuori casa.

Per mangiare, invece, la base antiscivolo del Set Pappa calda Into the Forest permette al piccolo commensale la libertà di non dover gestire la stoviglia, mentre il piatto termico garantisce ai genitori la sicurezza di mantenere il cibo alla giusta temperatura, rispettando così i tempi del bebè.

In generale, optare per piatti, posate e bicchieri che facilitino l’auto-alimentazione è quindi un ottimo modo per spronare l’indipendenza del proprio bimbo.

La strada verso l’autonomia può però destare alcune preoccupazioni, tra le quali il rischio di soffocamento, ma ci sono alcune accortezze che si possono prendere.

4. Come tagliare il cibo

Le linee guida del Ministero della Salute4 parlano chiaro: occorre evitare che il cibo assuma una forma tonda o rotondeggiante, questo perché è la forma che più facilmente può bloccarsi nell’ipofaringe, ostruendo completamente il passaggio dell’aria.

Gli alimenti tondeggianti, come uva o ciliegie o quelli di forma cilindrica vanno perciò tagliati a piccoli pezzetti (circa 5 mm). Cereali o alimenti che si rompono in pezzi taglienti e duri come cracker vanno invece tritati finemente, mentre per frutta e verdura occorre cuocerla per far sì che abbia una consistenza morbida, prestando attenzione a rimuovere eventuali semi e filamenti.

Da controllare anche le consistenze, le più pericolose sono quella dura, quella appiccicosa (come il burro d’arachidi), quella fibrosa (per esempio il sedano) e quella comprimibile (wurstel e marshmallow).

Il rischio di soffocamento non è l’unica preoccupazione dei genitori quando si parla di svezzamento. Evitare possibili future allergie, intolleranze o abitudini alimentari malsane è, infatti, fonte di grande stress, da qui l’esigenza di evitare alcuni alimenti5 (zucchero e sale in primis, ma anche funghi, miele e latte vaccino), senza dimenticare, però, la necessità di ampliare il più possibile i gusti a cui il piccolo deve abituarsi.

5. Il gusto è un fattore genetico, ma non solo

Fonte: Instagram @suavinex_italia

Uno studio recente6 ha mostrato come i genotipi TAS2R38 determinassero una particolare insensibilità al gusto amaro, il che spingeva i bambini che possedevano tale genotipo a consumare più facilmente i loro pasti durante lo svezzamento.

La componente genetica gioca quindi un ruolo importante su quanto un bimbo sarà portato o meno ad accettare nuovi alimenti (la scelta di cibi proteici ha una componente ereditaria del 78%, mentre la scelta di frutta ne ha il 51% e quella di vegetali solo il 37%), ma anche l’abitudine alimentare improntata dai genitori può fare la differenza.

Lo svezzamento ha un’importante funzione educativa in tal senso. Quando il bambino inizia a camminare, subentra una graduale resistenza a nuovi alimenti, chiamata neofobia. Questo processo ha un retaggio evoluzionistico, in quanto ha permesso ai bambini dei nostri antenati di evitare il gusto amaro di alimenti pericolosi non essendo più sotto la sorveglianza costante dei genitori.

Se durante lo svezzamento non si abitua il bambino al gusto amaro di certe verdure, tenderà quindi a rifiutarle anche per gli anni successivi.

Alcune ricerche7 mostrano che per ottenere che un bimbo si adatti a un alimento che respinge sono necessarie almeno 7-8 esposizioni prima che lo accetti in modo stabile. Un allenamento fondamentale per garantire una dieta variegata ai nostri piccoli.

6. Non esiste la ricetta perfetta

Si è soliti dire che fare i genitori sia il lavoro più difficile del mondo ed è chiaro capire il perché, dato che si porta sulle proprie spalle la responsabilità della salute e dello sviluppo di un altro essere umano.

Tale compito non deve però portare alla ricerca della perfezione genitoriale, la quale non solo è irraggiungibile, ma può essere fonte anche di grande ansia e stress. Per questo è bene ricordare che al netto di tutte le indicazioni pediatriche da seguire, non esiste una guida che possa essere applicabile al 100% a tutti i bambini e bambine.

Riuscire ad allattare solo con il proprio latte, condividere il pasto a tavola con il piccolo, premiare alimenti di qualità, mettere in stand-by i propri impegni per adeguarsi ai ritmi del bebè… Sono tutti ottimi consigli, che però prevedono privilegi che non sempre si possono avere.

Ognuno di noi ha le proprie esigenze e i propri tempi, sia i bambini, ma anche gli adulti, i quali non devono cedere alla tentazione di mettere in dubbio le proprie capacità genitoriali quando le condizioni di vita non consentono di seguire alla lettera tutti i “migliori consigli”.

Ciò vale per tutto, compreso lo svezzamento, quindi ricordatevi di affrontarlo senza farvi sopraffare dall’ansia.

1 Alimentazione e svezzamento: raccomandazioni e analisi delle pratiche attuali attraverso la conduzione di un’indagine. – Valentina Rossini – Università di Pisa
2 Livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana: ACQUA. – LARN
3 Infant and young child feeding: standard recommendations for the European Union
4 Linee di indirizzo per la prevenzione del soffocamento da cibo in età pediatrica – Ministero della Salute
5 Svezzamento e Alimentazione Complementare: la guida completa – Suavinex
6 Genetics of taste and weaning – Antonietta Robino, Giulia Paviotti, Gabriele Cont – IRCCS pediatrico Burlo Garofolo
7 Taste development in children (Medico e Bambino 2010)

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Suavinex marchio leader in Spagna e presente in 20 Paesi a livello internazionale, collabora da più di 30 anni con la comunità scientifica nel mondo della puericultura leggera, proponendo una gamma innovativa e completa per il benessere di mamme e bambini. Oltre a prodotti pensati per garantire il supporto all’allattamento, alla suzione e allo sviluppo della dentizione, sviluppa accessori di alta gamma che garantiscono il benessere dei bambini impegnandosi nella ricerca di innovazione secondo standard di qualità.  Inoltre, Suavinex è un punto di riferimento nel mondo dell’assistenza all’infanzia in quanto membro del Comitato europeo sugli “Articoli per l’uso e la cura dei bambini”, l’organismo incaricato di elaborare le normative per gli articoli per l’infanzia.

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