
Qual è la scelta giusta? Aspettare che sia il bambino a dire "basta" oppure prendere al posto suo la decisione di smettere di allattare?
C'è un'età giusta per smettere di allattare? Ecco come si esprime l'OMS sull'allattamento prolungato, i benefici, le opinioni contrarie. E i consigli per le mamme che vogliono continuare ad allattare dopo l'anno del bambino.
Ecco tutto quello che c’è da sapere sull’allattamento prolungato.
Per allattamento prolungato si intende la condizione in cui la donna decide di allattare oltre l’anno di vita del bambino.
Un’opinione diffusa sull’allattamento prolungato è che questo alimenti una mancanza di autonomia del bambino. Non solo parenti e amici attribuiscono all’allattamento di lunga durata connotazioni negative sullo sviluppo affettivo e sociale del bambino; spesso anche i professionisti sanitari di fatto ne incoraggiano l’interruzione, senza considerare la perdita dei benefici che questo comporta.
Qual è la scelta giusta? Aspettare che sia il bambino a dire "basta" oppure prendere al posto suo la decisione di smettere di allattare?
Contrariamente a quanto sostengono le più aggiornate politiche di salute pubblica, vengono purtroppo ancora creati allarmismi sulle conseguenze negative dell’allattamento di lunga durata.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità si è espressa in proposito in modo chiaro. Raccomanda l’allattamento materno esclusivo fino ai 6 mesi; inoltre afferma che il latte materno dovrebbe rimanere l’alimento prevalente nella vita del bambino per tutto il primo anno di vita (integrato con cibi solidi), e consiglia di proseguire anche fino ai due anni, e finché mamma e bambino lo desiderano.
Le risposte che tante mamme cercano si possono trovare proprio in quella formula “finché mamma e bambino lo desiderano”. Non c’è una regola fissa, ma ogni mamma si regolerà in base alle proprie esigenze e a quelle del suo bambino.
L’orientamento dell’OMS è stato recentemente ribadito anche dall’American Academy of Pediatrics (AAP).
Anche il Ministero della salute si è espresso sull’allattamento prolungato, con un documento del Tavolo tecnico per la promozione dell’allattamento al seno rilasciato nel 2014.
Secondo il ministero, l’allattamento prolungato non interferisce negativamente sulla progressione dell’autonomia del bambino e sul benessere psicologico della madre. Risulta al contrario provato che l’allattamento al seno contribuisce al benessere cognitivo, emotivo, familiare e sociale del bambino.
L’allattamento riduce il rischio di patologie nella mamma come l’osteoporosi, ma anche il tumore al seno e all’ovaio e il livello di questa protezione è proporzionale alla durata complessiva degli allattamenti di quella donna. Per quanto riguarda il bambino, è risaputo che il latte materno protegge i neonati da infezioni.
Va poi considerato anche l’aspetto emotivo e relazionale. Il bimbo che sente ancora il bisogno di attaccarsi al seno e di stare vicino alla mamma si staccherà quando sarà pronto a farlo, portando con sé un bagaglio di esperienza e sicurezza.
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Anche se è ancora comune credere che allattare troppo a lungo crei un legame di dipendenza eccessiva tra la mamma e il bambino, abbiamo visto come in realtà quest’opinione non sia supportata da dati scientifici. Insomma, controindicazioni all’allattamento prolungato non sembrano esserci.
Fondamentale è che dal sesto mese in poi il latte materno venga pian piano integrato con altri alimenti, perché il latte materno non può più essere l’alimento esclusivo. Inoltre, è importante che la scelta di continuare ad allattare avvenga in un clima di serenità per la mamma e per il bambino, senza stress o situazioni in cui ci si sente sotto pressione.
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Articolo originale pubblicato il 10 febbraio 2020
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