“Quando ho scoperto per la prima volta le smagliature sulla pancia mi sono messa a piangere. Circa una mezz’ora più tardi mi sono sentita in imbarazzo: perché mai la cosa mi sconvolgeva? Ero felice di essere incinta e di portare in grembo il nostro primo figlio. Però continuavo a pensare a quei segni. Come al peso che stavo mettendo su. All’impossibilità di fare attività fisica. Al diabete gestazionale che mi avevano diagnosticato. Al dolore cronico al pube. Agli sbalzi degli ormoni della gravidanza”.

Torniamo spesso sul concetto che la gravidanza non è sempre (e non solo) il momento idilliaco che si tende a dipingere. Per farlo raccogliamo le testimonianze di future mamme o neo mamme di tutto il mondo, perché la maternità è unica per ogni donna, ma le diverse esperienze possono essere utili per aprire un confronto libero, lontano dagli stereotipi e dall’ideafuorviante che una “brava mamma” debba mostrarsi perfetta e nascondere la fatica.

Questa è la storia di Hannah, blogger della Nuova Zelanda, che – come sempre più spesso accade – ha affidato alla sua pagina Instagram le impressioni non sempre piacevoli provate durante i nove mesi di gravidanza. E anche dopo la nascita del bambino:

Dopo il parto ho lottato. Ho lottato per allattare, ho lottato per dormire, per “esserci” per mio figlio, ho lottato per sorridere, per camminare, ho lottato per esprimere a parole quello che sentivo senza mettermi a piangere. Ho combattuto con il senso di colpa che provavo quando c’erano altri che stavano anche peggio, perché io non riuscivo a essere felice. Ho affrontato il mio corpo, l’ho odiato, disprezzato. Ero arrabbiata quando ho avuto la diastasi addominale. Ero sconvolta per le smagliature. Cos’avevo sbagliato? Ero furibonda per avere preso 26 kg. Desideravo muovermi e fare esercizio per ritrovare la vecchia me, ma fisicamente ero un casino.

Si sa, alcune gravidanza e alcuni recuperi dopo il parto sono più difficili di altri. E sentirsi sole, in quei momenti, può essere più frequente di quanto non si pensi. Per Hannah una volta partorito i guai non erano finiti: “Mi è stato diagnosticato un prolasso. Il mio mondo è andato in pezzi. All’improvviso non mi importava più delle smagliature, della diastasi. Tutto quello che riuscivo a sentire era ‘non correrai più, non salterai più, non sarai più tu’. E poi il senso di colpa. Mi sentivo in colpa per sentirmi così sottosopra per qualcosa che non minacciava la mia vita ma minacciava il mio stile di vita”.

La testimonianza di Hanna è rivolta a tutte le donne che, come lei, stanno affrontando o affronteranno un recupero psicofisico complicato:

È davvero difficile spiegare le montagne russe del post-parto, soprattutto quando è pieno di complicazioni. È difficile spiegare il senso di colpa del sentirsi sconvolte per la perdita di qualcosa che era fuori dal tuo controllo. Ed è difficile spiegare l’angoscia del ritrovarti a desiderare di avere fatto delle scelte diverse quando comunque non avresti potuto perché non ne avevi idea/conoscenza/consapevolezza. È dura sentirsi sola nel buio e sapere che ci sono altre persone che stanno ancora peggio. In questi giorni sono sotto la luce, e sto vedendo lo scopo di questo viaggio che ho iniziato. Per questo continuerò a scrivere e a condividere questo percorso per coloro che non possono esprimerlo, che sono nel tunnel e provano quel senso di colpa. È ok non sentirsi ok, sentire quello che stai sentendo. Un giorno quando sarai pronta troverai la luce.

Perché, come scrive Hannah in un altro post:

Non c’è un manuale per la maternità. E anche se esistesse dubito che riuscirebbe a descrivere accuratamente l’impatto fisico ed emotivo del diventare mamma. La maggior parte dei corsi pre e post parto là fuori non sembra neanche affrontare temi come il tuo corpo dopo il parto e come amarlo, come cambia il tuo rapporto con te stessa e con tuo marito, quello che accade alla tua salute psichica quando affronti un parto traumatico, come evitare di fare paragoni con le altre mamme e con i loro corpi o i loro figli, o perché tu hai i segni sul corpo e loro no.

In sintesi, spiega Hannah, Niente ti può preparare alla maternità finché non ci sei dentro, finché non cadi in quella tana del Bianconiglio che sono il post parto e oltre. E davvero è una meravigliosa caduta libera in un nuovo mondo. Ma anche molto difficile. Punto. Non importa come stai affrontando il viaggio, a tutte noi è concesso avere dei giorni no senza sentirci in colpa per questo”.

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