Latendainsalotto: "Ci battiamo per i diritti delle famiglie allargate"

Il popolo di Instagram li conosce come Gaia e "il Cattaneo" del profilo @Latendainsalotto, ma dietro lo schermo c'è una coppia con tre bambini che cerca di sensibilizzare sul tema delle famiglie allargate e sui diritti, spesso assenti, di chi cresce con amore figli di cuore e non di sangue.

Si fa tanto parlare di famiglie allargate, ma in pochi saprebbero davvero dire quale sia la loro “sostanza”. A dare una risposta a questa domanda così ampia c’è un profilo Instagram amatissimo, quello de @Latendainsalotto. Dietro, più semplicemente, ci sono Gaia Rota e Michele Cattaneo (più Lavinia, Brando e Nilde, i loro tre bambini). Da diverso tempo Gaia e Michele raccontano alla loro nutrita schiera di followers cosa voglia dire stare e crescere insieme non per via di un legame di sangue. Una narrazione sulla genitorialità condivisa che rompe riversi tabù e amplifica la necessità di parlare dei diritti delle famiglie allargate.

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Un post condiviso da Gaia Rota & Michele Cattaneo (@latendainsalotto)

Gaia e Michele parlano spesso di parità e diritti, lo fanno perché si battono, nel loro piccolo, per una società in cui il DNA non fa alcuna differenza. Lavinia, nata da una precedente relazione di Gaia, vive con la mamma e Michele da sei anni, da quando cioè si sono fidanzati, poi sposati e hanno iniziato una vita insieme. Dopo un primo periodo un po’ turbolento, raccontato anche nel libro La nostra famiglia ribelle (Garzanti), per Lavinia Michele è diventato un papà. Senza gerarchie e senza drammi: a guidare il loro rapporto e quello con i fratellini è l’affetto che viene dalla pancia. Lo chiama Mimi, da lui si fa rimboccare le coperte la sera, con lui ride, piange, gioca. Come fanno tutti i bambini con le loro figure di riferimento. Eppure per lo Stato italiano questo rapporto, che per altro è tenuto in perfetto equilibrio da legami stabili con la famiglia del papà naturale della bambina, non lo riconosce come puro. Anzi, spesso lo ostacola.

Ci piace molto che a questa intervista abbia risposto Michele, di professione assistente sociale ma anche dad influencer attivissimo sui social insieme a Gaia. Con lui abbiamo parlato di cosa vuol dire, nel 2021, dover parlare di diritti e parificazione di status e ruoli da un punto di vista burocratico e legislativo per chi non è genitore naturale di un bambino. Michele ci ha detto che:

Negli ultimi anni la situazione sta davvero mutando profondamente. Quando 7 anni fa io e Gaia ci siamo fidanzati eravamo l’unica coppia nella cerchia di amici con una situazione simile alla nostra. Già a distanza di 4-5 anni, e soprattutto aprendoci sul nostro blog, ci siamo accorti che le situazioni come la nostra sono molto più che all’ordine del giorno.

La sostanza della loro famiglia allargata sta, per Michele e Gaia, nel non considerarla come un’anomalia. Perché non lo è.

Con il termine “famiglia allargata” oggi si intende una pluralità di famiglie che cercano di affermarsi come la nuova “famiglia tradizionale”, affiancandosi a essa senza rinnegarla, ma provando a ripartire da un concetto che, purtroppo, è stato snaturato della sua vera essenza. A noi piace dire che la “famiglia tradizionale” è la famiglia che possiede delle tradizioni, non quella che rientra in un modello pre-confezionato. La famiglia che ha voglia di stare insieme, in cui ci si senta ascoltati, in cui nessuno prevarica sull’altro: questi sono per noi i punti cardine su cui si basa la descrizione di una famiglia che, nel 2021, cerca di mostrare la propria tradizionalità.

Un episodio spiacevole, raccontato sulle storie di Instagram de @Latendainsalotto, dà meglio il senso di questa disparità. Durante una visita medica di Lavinia, accompagnata da Michele, la bambina si è vista negare l’accesso perché “non accompagnata da un genitore“. E qui si aprono diversi scenari, perché non c’è bisogno di leggere le bellissime didascalie sotto le foto del profilo di Gaia e Michele per capire che essere genitore non è certo un gruppo sanguigno in comune, un DNA che combacia perfettamente. Davanti a questi episodi prontamente raccontati online, c’è parecchia amarezza. Ma non solo:

Ci restiamo ancora molto male, ovviamente. Ma crediamo che rimanerci male voglia dire che, in fondo, crediamo ancora che un’altra strada sia possibile.

Secondo Michele “In Italia manca un quadro normativo di riferimento che includa al suo interno delle semplici regole, diritti e doveri, delle nuove famiglie tradizionali“. E tra le soluzioni per normare rapporti come quello di Lavinia e Michele secondo lui “basterebbe indicare sul retro della carta d’identità dei bambini il nominativo di chi viene autorizzato, dai genitori naturali, a effettuare determinate attività (accompagnamento/ritiro a scuola, accesso e accompagnamenti al pronto soccorso per gravi motivi, in ospedale per delle visite se accompagnato da una delega apposita)“. 

Questo perché, pur vivendo sotto lo stesso tetto della bambina da 6 anni, per lo Stato rimangono perfetti sconosciuti.

Tra i prossimi passi, a livello di politiche sociali e per la famiglia che garantirebbero ai genitori – in qualunque modo sia fatta o sia nata la loro famiglia – pari diritti, possibilità, dignità, secondo Michele e Gaia c’è quello di rivedere la parola famiglia. E il suo senso ultimo, alla luce di come si è evoluta negli ultimi anni.

Il legislatore dovrebbe fermarsi un attimo e riflettere sul senso della parola “famiglia” nel 2021 e cercare di impostare un quadro giuridico di riferimento che provi ad agevolare determinate pratiche ai genitori non naturali (chiaramente se provvisti di espresse deleghe da parte dei genitori naturali) prevedendo in maniera chiara ed inequivocabile alcune attività, principalmente di ordinaria amministrazione, che anche i genitori “acquisiti” possano effettuare. 

Ed è probabilmente questa la strada per far sì che il racconto personale di Gaia, Michele e dei loro bambini possa diventare la storia di tutti quelli che si battono per rivoluzionare il concetto di famiglia, ampliarlo, adeguarlo ai tempi e ai rapporti reali. Di pancia, carne, cuore e non (soltanto) di sangue.

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