
Il parto naturale spiegato passo dopo passo: dai sintomi dei giorni precedenti alla perdita del tappo mucoso e al travaglio fino all'espulsione e q...
Si parla tanto di piano per il parto, ma è importante strutturarne anche uno per il post parto, periodo sfidante per i genitori. Ecco perché un protocollo definito potrebbe aiutare le neo mamme e i neo papà in uno dei periodi più belli e complicati della vita.
Per abitudine e spirito di autoconservazione si tende a programmare l’arrivo di un bambino sin dal primo test di gravidanza positivo: si scatena la sindrome del nido, si organizzano i pasti in prossimità del parto per avere sempre qualcosa di sano e buono da mangiare nei giorni concitati dopo l’arrivo di un bambino. Ci si prepara insomma in anticipo all’arrivo del neonato. In gravidanza poi si può (anzi, si deve!) strutturare un piano del parto anche dal punto di vista sanitario: non tutti sanno che è un diritto della madre mettere su carta desideri e indicazioni rispetto al suo travaglio e a tutte le fasi successive (cura del neonato, allattamento ecc).
Si tratta tecnicamente di una sorta di scheda intestata all’ospedale in cui si indicano le preferenze ma soprattutto i dinieghi a certe pratiche come ad esempio l’episiotomia. Il piano del parto è un buon modo per creare un rapporto di fiducia con il team dell’ospedale e, sempre di più, gli viene data grande importanza: negli ultimi anni è diventata una prassi ormai accettata da molti presidi ospedalieri. Perché dunque non si pensa anche a un protocollo per regolare il periodo successivo e non si comincia a istituire un piano per il post parto?
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Il piano del parto è uno strumento molto utile per esercitare i propri diritti in sala parto, oltre che per anticipare ed evitare casi di violenza ostetrica ancora troppo presenti negli ospedali. Quello a cui nessuno pensa in anticipo è il dopo: quando si esce dall’ospedale e ci si ritrova con un neonato da accudire, un allattamento al seno eventualmente da avviare, una serie di sbalzi ormonali a cui far fronte dal punto di vista materno e, ovviamente, il ribaltamento di priorità e abitudini per tutta la famiglia che accoglie un bambino.
Il corso pre parto non è ancora ritenuto da molte coppie uno strumento sufficiente per per prepararsi al dopo: perché ogni storia e ogni neonato è a sé, ovviamente, ma anche perché c’è poca attenzione al periodo subito successivo.
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Il periodo del post parto è anche chiamato quello del quarto trimestre: il bambino non è più nell’utero ma quest’ultimo sta cercando una nuova dimensione, generando una serie di disequilibri e spesso di malesseri nella madre. I cambiamenti ormonali, la privazione del sonno nei primi periodi, le difficoltà comuni del puerperio possono, di fatto, provocare baby blues o depressione: con un piano per il post parto si potrebbero evitare o lenire molti casi, semplicemente mettendo nero su bianco desideri e aspettative.
Iniziare nel terzo trimestre può essere un buon esercizio per stilare una lista di desideri e aspettative da poter poi presentare ai professionisti del settore sanitario che ruotano intorno alla cura e al benessere di mamma e neonato. Esattamente come il piano per il parto, quello dedicato al periodo successivo avrà al centro le necessità non solo del bambino ma anche di chi si prende cura di lui. Nelle attese, si potranno inserire consensi o dinieghi da diffondere anche tra i familiari, per evitare situazioni difficili da gestire una volta che il bambino sarà arrivato.
Chiedere a chi desidera vedere il bambino di non piombare a casa subito dopo la nascita è un diritto sacrosanto. Che può essere inserito nel piano post parto dai genitori che vogliono assicurare spazi sicuri e privati al piccolo e alla loro nuova famiglia.
Non c’è un modo giusto o sbagliato di nutrire il proprio bambino, c’è solo quello che una madre e un padre si sentono di fare. Per questo si può essere flessibili rispetto all’allattamento al seno, a quello misto o al biberon anche in una fase preliminare alla nascita del neonato, chiedendo a tutti quelli che stanno intorno – dai consultori ai parenti prossimi – di rispettare questa flessibilità che può cambiare a seconda delle esigenze del piccolo e dei suoi genitori.
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Un sostegno nelle pulizie domestiche, un’ostetrica che segua la famiglia nel periodo post parto, una consulente per il sonno neonatale: sono tutti strumenti validi per alleggerire il peso dei genitori nel periodo successivo alla nascita di un bimbo. Capire i costi, individuare le figure di riferimento, valutare dei preventivi può essere molto utile: si deciderà poi in concomitanza del parto quale servizio attivare, in base alle esigenze di mamma, papà e bambino.
Mettere a fuoco desideri e bisogni è, in ultima battuta, il cuore di questo piano post parto che ogni genitore in attesa dovrebbe stilare prima di accogliere un neonato. Perché si fa tanto parlare di benessere mentale, ma non si dedica mai abbastanza tempo a quello delle neomamme e dei neopapà, altrettanto soggetti alla depressione post-natale.
Anche gli uomini possono soffrire di depressione post partum, un fenomeno serio e complesso su cui è importante iniziare a fare chiarezza.
Chiedersi se, con un bambino appena nato tra le braccia, si desideri avere gente intorno e chi, per quanto tempo e con quale compito (una suocera che cucina, una madre che rassetta, un’amica che passa a fare due chiacchiere) è importante per evitare carichi mentali inutili, situazioni di malessere o difficili da gestire. Molte persone apprezzano l’aiuto esterno in periodi concitati come quelli del post parto, altre invece non desiderano altro che trascorrere la giornata col piccolo, occupandosi di nutrirlo e di poco altro. Entrambi sono desideri legittimi, che verranno meglio colti e possibilmente realizzati da chi sta intorno ai genitori una volta che il piccolo sarà nato.
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