Quando nascono, i neonati sono pronti per vivere, ma non tutto lo sviluppo del loro organismo è completo. Un caso eloquente è quello relativo alla testa, che al momento del parto – anche per favorire la nascita – è ancora “molle” e deformabile. Questo perché le suture craniche, i punti in cui si fondono le ossa della testa, non si sono ancora formate.

In questa fase di consolidamento delle ossa del cranio può avvenire quella che in gergo medico viene chiamata brachicefalia, ovvero, letteralmente, una “testa corta”.

Cos’è la brachicefalia?

Il termine brachicefalia, infatti, deriva dal greco e indica l’appiattimento della parte posteriore della testa del neonato. La Società Italiana di Neurochirurgia definisce la brachicefalia come la serie di tutti i dismorfismi cranicinei quali è rilevabile una base cranica anteriore corta”.

Questo fenomeno si crea proprio per effetto dell’elasticità delle ossa della testa che è stato fondamentale durante il parto ma che persiste anche nelle settimane successive. Alla brachicefalia si può associare anche il rigonfiamento della fronte e le orecchie che risultano essere più sporgenti del solito.

Brachicefalia: le cause

La condizione su cui si può sviluppare una brachicefalia è proprio la morbidezza delle ossa della testa, ma poi ci sono una serie di fattori che portano alla deformazione con l’appiattimento della parte posteriore.

Le cause possono essere posizionali o congenite:

  • Nel primo caso, tra le più diffuse, vi è il dormire in posizione supina che, com’è facile immaginare, provoca da parte della superficie su cui si dorme una pressione sul lato posteriore del cranio. Quella supina è la posizione consigliata per evitare i rischi della sindrome da morte improvvisa (SIDS), ma ha come effetto l’aumento del rischio di brachicefalia. Per questo è consigliabile non mantenere per troppo tempo questa posizione e cercare di sistemare il bambino in altro modo, così da evitare una pressione eccessiva sulla parte posteriore della testa che è a contatto con il lettino.
  • Tra le cause congenite, invece, è possibile individuare una testa che già durante il parto aveva una circonferenza più grande o una sorta di modellazione che avviene proprio durante il passaggio nel canale del parto. Queste cause possono essere provocate o favorite anche dalla posizione che la testa assume durante la discesa. I bambini nati pretermine, con uno sviluppo delle ossa craniche ancora meno definito, sono maggiormente esposti a questo fenomeno.

Anche la riduzione del livello del liquido amniotico può portare a questa deformazione della testa. Questo avviene perché il sacco amniotico con poco liquido riesce ad ammortizzare meno i movimenti del bambino nell’utero, creando quindi le condizioni per una modellazione della testa.

Infine anche i bambini di parti gemellari possono avere una maggiore incidenza di brachicefalia, proprio per il ridotto spazio all’interno dell’utero.

Brachicefalia: rimedi e terapia

È importante tranquillizzare i genitori poiché la prognosi della brachicefalia è nella stragrande maggioranza dei casi positiva, in quanto parliamo di una condizione che si risolve autonomamente o con alcune accortezze da parte dei genitori.

Un rimedio utile è quello di tenere il bambino in una posizione che non favorisca il formarsi o l’acuirsi dell’appiattimento della testa. Questo soprattutto da sveglio, perché per dormire è sempre preferibile la posizione supina. Nei momenti di riposo può essere utile posizionare il bambino in maniera sempre diversa e preferibilmente con la testa non allineata al corpo. Questo eviterà che la pressione sia sufficiente per modificare la forma del cranio.

In commercio esistono anche fasce, materassi e caschi appositi per prevenire la brachicefalia ma il più delle volte, oltre a essere cari, non sono accompagnati da ricerche scientifiche sufficienti per attestarne l’efficacia e, ancora, possono essere causa di fastidi e irritazioni per la pelle del bambino.

Il trattamento migliore è il controllo costante del bambino, anche attraverso le visite dal pediatra, che saprà individuare gli eventuali casi in cui intervenire. Se gestita con calma e per tempo la brachicefalia non dà conseguenze.

Brachicefalia: le possibili conseguenze

Le conseguenze che un trattamento blando o insufficiente possono portare sono principalmente estetiche, ma non costituiscono un problema per la crescita sana del bambino. in alcuni casi la brachicefalia può essere responsabile di difficoltà per il bambino a girare la testa, ma con un po’ di fisioterapia la stimolazione dei muscoli del collo dovrebbe risolvere il problema.

Può capitare che la brachicefalia provochi un’eccessiva protrusione degli occhi o un aumento della pressione intracranica. Nei casi più gravi questa può essere responsabile di problemi nello sviluppo motorio e cognitivo del bambino.

Solo in rarissimi casi la brachicefalia può essere associata a una craniosinostosi, ovvero la condizione per cui le suture craniche si saldano in maniera permanente provocando delle anomalie nella forma della testa. In caso di craniosinostosi è necessario ricorrere all’intervento chirurgico.

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  • Neonato (0-1 anno)