Quando si parla di “testa piatta” nel bambino, una situazione piuttosto frequente (riguarda circa un quinto dei bambini), bisogna fare chiarezza e non confondere condizioni apparentemente simile ma che in realtà hanno diverse cause, manifestazioni e, ovviamente, conseguenze e rimedi. È il caso della cosiddetta plagiocefalia, un appiattimento della testa del neonato che coinvolge la parte laterale e/o posteriore della testa.

Si differenzia dalla brachicefalia, che riguarda l’appiattimento della parte posteriore della testa, e dalla scafocefalia, ovvero l’anomalia della forma del cranio che prevede l’allungamento della testa e la presenza di una fronte sporgente.

Le differenze non sono solamente estetiche, sebbene le cause sono spesso simili, anche perché la parte coinvolta nella deformazione può coinvolgere altri organi, causando problemi, fastidi e conseguenze non sempre innocue.

In realtà la similitudine è tra plagiocefalia e brachicefalia, in quanto la scafocefalia consiste in una fusione prematura delle ossa del cranio. La plagiocefalia, come la brachicefalia, riguarda invece uno schiacciamento delle ossa e nella stragrande maggioranza dei casi non costituisce un problema di cui preoccuparsi.

Plagiocefalia: cos’è?

La plagiocefalia è detta posizionale o deformativa e la definizione medica è quella di “forma asimmetrica della testa dovuta all’appiattimento unilaterale”. Il termine deriva dal greco “plagios”, ovvero “obliqua” e fa riferimento al tipo di deformazione della testa.

Non è associata a dolori o fastidi (tanto che il bambino non se ne rende nemmeno conto), se non in alcuni casi è rilevabile una limitazione dei movimenti del collo. La plagiocefalia è facilmente riconoscibile per l’evidente assenza di simmetria nella forma della testa del bambino.

La deformazione può essere lieve o più marcata e in alcuni casi risultare addirittura impercettibile.

Le cause della plagiocefalia

La principale causa della plagiocefalia è da rintracciare nella posizione che la testa assume per un lungo periodo, in associazione alla morbidezza tipica delle ossa del cranio nei primi mesi di vita del bambino. Ci sono diverse cause, alcune inevitabili, che favoriscono questa deformazione sia durante la fase intrauterina, sia dopo la nascita.

All’interno dell’utero il feto si può trovare in uno spazio ristretto (solitamente in caso di gravidanza gemellare) e il cranio subisce pressioni tali da creare le condizioni per la plagiocefalia. Anche un parto prematuro, proprio in virtù del fatto che il processo di indurimento delle ossa craniche non è ancora a uno stadio avanzato, favorisce questa condizione.

Anche alcuni problemi dell’utero o un polidramnios (l’eccesso di liquido amniotico) possono essere legati allo sviluppo di questa condizione.

Ci sono poi anche delle cause congenite associate alla plagiocefalia, come il cosiddetto torcicollo muscolare, ovvero un’eccessiva tensione di uno o entrambi i muscoli del collo che mantengono a lungo la testa del bambino nella stessa posizione.

Dopo la nascita la causa principale è data dal mantenimento della stessa posizione per un lungo periodo. Ciò accade generalmente durante il riposo del bambino, che soprattutto nei primi mesi di vita deve stare in posiziona supina (per evitare il rischio di SIDS, la Sindrome della morte in culla).

Il piccolo quindi trascorre molto tempo a pancia in su (o di fianco) e questa posizione la mantiene anche quando è sveglio, passando dal lettino al fasciatoio al tappeto dei giochi. La continua e costante pressione su una stessa parte del cranio è alla base della deformazione tipica della plagiocefalia.

Ci sono poi da considerare una serie di fattori di rischio che aumentano la probabilità di questa deformazione. I bambini maschi, specie se primogeniti, per esempio, sono più soggetti a nascere con la plagiocefalia. Anche coloro che hanno subito un parto difficile che ha richiesto l’utilizzo di particolari strumenti (pinze, estrattori, eccetera) che possono aver esercitato una pressione sul cranio del bambino, sono più a rischio di deformazione della testa.

Plagiocefalia: conseguenze e rischi

Raramente la plagiocefalia comporta rischi e conseguenze di cui preoccuparsi. Generalmente è una condizione innocua che si risolve piuttosto facilmente e che, salvo un difetto estetico, non costituisce motivo di preoccupazione.

In rari casi sono stati individuati dei ritardi nello sviluppo associati alla plagiocefalia. In altri casi la plagiocefalia grave può essere associata a problemi nella deglutizione e nella fonazione, così come sullo sviluppo di disfunzioni ortodontiche, sintomatologie cervicali, cefalee e nei primi mesi di via anche coliche intestinali e reflussi gastroesofagei.

I rimedi alla plagiocefalia

I rimedi contro la plagiocefalia coincidono con le tecniche utili a prevenirla che permettono anche di evitare che la deformazione peggiori e che si risolva spontaneamente in maniera rapida.

Se per le cause intrauterine e quelle legate al parto non si può fare niente, dopo la nascita è possibile mettere in atto una serie di accorgimenti che riducano il rischio di questa deformazione. Tra queste va indicato l’utilizzo di materassi rigidi, lenzuola ben stese, evitare l’uso di coperte e piumoni almeno fino ai sei mesi.

Inoltre è utile, quando i bambini sono svegli e sorvegliati, metterli per un po’ di tempo in posizione prona in modo anche che rafforzino i muscoli del collo e imparino alcuni movimenti fondamentali per la loro crescita. Questa precauzione va praticata solamente quando i bimbi sono svegli e sorvegliati, mai di notte per evitare il rischio della sindrome della morte improvvisa.

Durante il riposo del neonato, specie se assume una posizione di fianco preferita, è utile ruotare la testa in modo che alterni la posizione e si evitino posizioni prolungate. Questo va fatto anche durante il giorno e i momenti di gioco, stimolando i movimenti del bambino a ruotare il capo.

Altri consigli utili per prevenire la plagiocefalia riguardano l’utilizzo per brevi periodi di seggiolini auto e seggioloni in casa, sempre con l’intento di non mantenere la testa del bambino per troppo tempo nella stessa posizione. Sempre in questa direzione va l’indicazione di cambiare il braccio con cui si sostiene il bambino per farlo addormentare o cullare, in modo che non sia sempre lo stesso lato della testa quello su cui viene esercitata la pressione.

Cuscino per plagiocefalia: è utile?

Per porre rimedio alla plagiocefalia spesso si propone l’utilizzo di appositi cuscini e caschi imbottiti che avrebbero lo scopo di aiutare la crescita della forma del cranio. Il condizionale è d’obbligo in quanto non ci sono evidenze scientifiche a suffragio dei benefici di questi dispositivi e il rischio di controindicazioni sono maggiori rispetto ai benefici che, come detto, non sono neanche assicurati.

Questi dispositivi, oltre a essere costosi, potrebbero causare irritazioni cutanee e provocare disagio nel bambino. Va anche ricordato che la plagiocefalia è una condizione quasi sempre innocua che si risolve entro i primi due anni di vita del bambino e anche nel caso dovesse rimanere un piccolo appiattimento questo sarebbe di lieve entità e non rilevabile dal punto di vista estetico e sicuramente non legato ad alcun tipo di disturbo o disagio fisico.

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