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Il liquido amniotico, nel quale è immerso il feto durante tutta la gravidanza, può aumentare eccessivamente e risultare un pericolo sia per il bambino che per la donna.
Esistono diverse alterazioni del liquido amniotico e nell’1%-2% delle gravidanze vi è un eccessivo accumulo di questo liquido. In questi casi si parla di polidramnios, una condizione che colpisce l’utero causandone un aumento anormale delle dimensioni e che è associata a diverse criticità, tanto per il feto che per la madre.
La maggiore (polidramnios) o minore (oligoidramnios) quantità di liquido amniotico è associata a morbilità perinatale, comorbilità grave nel bambino e tutta una serie di rischi e complicanze per la gravidanza.
Non tutte le gravidanze con polidramnios hanno esiti critici, ma è una condizione che deve essere monitorata costantemente, tanto da richiedere una serie di controlli aggiuntivi durante i vari trimestri.
Il liquido amniotico è vitale per la gravidanza stessa, in quanto svolge numerose funzioni.
La produzione di liquido amniotico dipende da diversi meccanismi di interscambio tra il feto e l’organismo materno attraverso la placenta e inizialmente è una soluzione simile al plasma materno e fetale ma con una contrazione proteica inferiore.
Nel secondo trimestre la pelle del feto diventa impermeabile al passaggio del liquido amniotico e la sua composizione e il suo volume dipendono esclusivamente dalla minzione del feto. Durante la gestazione il liquido amniotico non viene solo prodotto, ma anche smaltito tramite la deglutizione e la respirazione del feto e gli scambi di liquidi che ha con la placenta.
La quantità di liquido amniotico varia durante le diverse fasi della gravidanza mantenendo un equilibrio dinamico tra la sua produzione e il riassorbimento. In alcuni casi, come anticipato, questo equilibrio può essere anormale in eccesso o in difetto.
Si parla di polidramnios quando si è in presenza di una tasca massima di liquido amniotico superiore agli 8 centimetri o se l’indice di liquido amniotico (AFI) è maggiore a 24cm. L’oligoidramnios, invece, riguarda una tasca inferiore ai 3 centimetri e un AFI inferiore ai 5 centimetri.
Non sono noti tutti i fattori responsabili dell’aumento del liquido amniotico e spesso molte donne non ne percepiscono neanche i sintomi, trattandosi di una condizione molto variabile anche in termini di intensità e gravità.
Tra le cause responsabili di un polidramnios moderato o grave sono da individuare le malformazioni genetiche del feto per cui ha difficoltà a deglutire, problemi allo stomaco, complicazioni nella frequenza cardiaca, anemia fetale o un’infezione.
Allo stesso tempo anche il diabete gestazionale o gli elevati livelli di glucosio nel sangue, così come la gravidanza gemellare con sindrome da trasfusione o i differenti gruppi sanguigni tra madre e feto possono determinare l’aumento del liquido amniotico. Altre cause di polidramnios sono le infezioni materne quali toxoplasmosi, sifilide, citomegalovirus e rosolia.
Può sorgere il sospetto di polidramnios quando, a causa della maggiore pressione dell’utero sugli organi vicini, si percepisce un maggior affanno e una mancanza di respiro, così come un rigonfiamento della parete addominale o un gonfiore degli arti inferiori.
Anche le contrazioni uterine, il bruciore di stomaco, un aumento delle dimensioni degli organi genitali esterni, la riduzione della minzione e la stipsi sono da considerare come dei sintomi di polidramnios.
La diagnosi di polidramnios, a seguito di segnalazione dei sintomi tipici o in presenza di fattori di rischio, avviene tramite misurazione ultrasonografica del liquido, mentre le analisi del sangue, le ecografie e una maggiore frequenza delle visite di routine sono finalizzate al monitoraggio della situazione per evitare gli esiti più critici.
Come già anticipato, nelle forme più gravi di polidramnios i rischi per il bambino e per la madre sono particolarmente pericolosi. L’aumento del liquido amniotico, infatti, può aumentare il rischio di parto prematuro, parto cesareo, rottura prematura delle acque, prolasso del cordone ombelicale ed emorragia post partum.
Inoltre il feto è a rischio di atresia duodenale, anomalie del sistema nervoso, ernia diaframmatica, idrope fetale, tumori, malformazioni arterovenose e macrosomia fetale.
Il trattamento è indirizzato principalmente alla gestione della causa sottostante e nei casi più significativi è possibile valutare il trattamento farmacologico o l’amnioriduzione per la diminuzione dei volumi del liquido amniotico. In caso di polidramnios l’indicazione è quella di partorire in ospedale per assicurare il corretto intervento in caso di necessità e valutare in maniera approfondita lo stato di salute del neonato.
Articolo originale pubblicato il 7 febbraio 2022
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