Il liquido amniotico è uno degli elementi oggetto di valutazione durante una gravidanza. Considerando le sue caratteristiche e funzioni è infatti utile per verificare lo stato di salute e benessere del feto e individuare condizioni, e possibili complicanze, che necessitano di un intervento o di una maggiore valutazione e controllo.

Per il liquido amniotico si fa riferimento all’indice AFI, l’Amniotic Fluid Index, un metodo standardizzato per valutare la quantità di liquido amniotico di una gravidanza.

Cos’è il liquido amniotico?

Ma cos’è il liquido amniotico e quali le sue funzioni? La Società Italiana di Farmacologia (SIF) lo definisce come il liquido presente nel sacco amniotico che si trova all’interno dell’utero e che è costituito da una membrana che protegge per tutta la gravidanza prima l’embrione e poi il feto. Si forma a partire dalla quinta-sesta settimana di gestazione fino a raggiungere un volume di quasi 800 millilitri al termine della gravidanza.

È il liquido che fuoriesce quando si rompono le acque e la sua funzione principale è, appunto, quella protettiva esercitando un’azione meccanica sul feto evitandogli danni e traumi. Inoltre, come illustrato dal Cleveland Clinic, è un liquido che contiene sostanze nutritive, anticorpi, ormoni e altre sostanze che contribuiscono alla crescita del feto.

Oltre ad ammortizzare i movimenti fetali e a favorirli il liquido amniotico contribuisce allo sviluppo delle ossa e dei muscoli del feto, impedisce la compressione del cordone ombelicale, regola la temperatura corporea del feto, ne aiuta la digestione e la respirazione e lo protegge dalle infezioni.

Tra le particolarità di questo liquido indispensabile per la gravidanza c’è il fatto che circola continuamente, essendo ingerito dal feto e poi espulso tramite le sue urine. Nelle prime fasi della gravidanza, spiega il portale WebMD, il liquido amniotico è composto per il 98% da acqua e minerali o elettroliti. Dopo la ventesima settimana, invece, è costituito principalmente dall’urina del bambino e contiene anche le secrezioni polmonari espulse dopo l’inspirazione del feto.

Un eccesso (polidramnios) o un difetto (oligoidramnios) nella quantità di liquido amniotico, così come alcune caratteristiche anomale legate al colore (presenza di meconio), rappresentano un’indicazione importante per il medico per la gestione della gravidanza e del post-parto.

L’indice AFI del liquido amniotico

L’AFI, l’indice del liquido amniotico, è la stima del volume di questo liquido all’interno di un utero gravido. Il portale WebMD riferisce che è un metodo impiegato durante ogni ecografia e che fa parte anche del profilo biofisico fetale.

In uno studio pubblicato dall’American Journal of Obstetrics & Gynecology (ACOG) viene suggerito di effettuare il controllo dell’indice del liquido amniotico una valutazione settimanale per le gravidanze a termine (entro la quarantunesima settimana) e bisettimanale sia per le gravidanze a termine la cui prima misurazione dava un valore normale-basso sia per tutte le gravidanza protratte (dopo la quarantunesima settimana) a prescindere dalla misurazione iniziale.

Come si misura l’AFI?

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Fonte: iStock

Per misurare l’indice del liquido amniotico, così come riportato dal portale Radiopaedia, si suddivide l’utero in quattro quadranti immaginari, utilizzando la linea alba come asse verticale e la linea mediolaterale che attraversa l’ombelico come asse orizzontale.

La somma delle misure dei quattro quadranti, che viene espressa in centimetri, è l’indice del liquido amniotico (AFI).

I valori dell’AFI e i loro significati

Come riportato da uno studio pubblicato su ScienceDirect, una somma delle misure che restituisce un valore inferiore a 5 centimetri è considerata oligoidramnios, da 5 a 8 centimetri è considerata borderline, da 8 a 20 centimetri è considerata normale, mentre maggiore di 20-25 centimetri è considerata polidramnios.

È utile anche ricordare come i valori del volume del liquido amniotico variano sia con l’epoca gestazionale che con l’età della gestante. Il valore medio dell’AFI è di circa 14 centimetri dalla ventesima alla trentacinquesima settimana di gestazione, successivamente tende a diminuire. Infatti dopo la quarantesima settimana di gestazione la quantità di liquido amniotico inizia a ridursi raggiungendo i 600 millilitri circa.

Cosa succede se i valori non sono nella norma?

Tanto l’eccessiva quantità quanto l’insufficiente quantità, spiega il Manuale MSD, sono considerati problemi del liquido amniotico.

L’eccesso di liquido amniotico, polidramnios, provoca l’aumento della dilatazione dell’utero con maggiore pressione sul diaframma. Questa condizione può provocare un travaglio pretermine, una rottura prematura delle membrane, gravi problemi respiratori della gestante, il prolasso del cordone ombelicale, l’atonia uterina, il ricorso al parto cesareo, il sanguinamento vaginale dopo il parto e anche la morte del feto.

Una scarsità del liquido amniotico, invece, può portare a una inadeguata crescita del feto, deformità nello sviluppo degli arti, immaturità dei polmoni, necessità di ricorrere al taglio cesareo e anche il rischio che il feto possa morire.

In tutti i casi, ovviamente, si valuta la singola situazione nel contesto generale dello stato di salute materno-fetale andando a valutare, anche in riferimento all’epoca gestazionale, come intervenire. Il trattamento dei problemi del liquido amniotico può prevedere il trattamento delle patologie sottostanti, la rimozione del liquido amniotico in eccesso o, se possibile, il parto.

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