Vaccini in gravidanza: sono sicuri? Vaccinazioni raccomandate e quando effettuarle

Un argomento delicato, su cui ci sono evidenze scientifiche che confermano l'utilità di sottoporsi ad alcuni vaccini durante la gravidanza. Ecco quali sono e perché non rappresentano un rischio per il feto.

La vaccinazione è una delle modalità di prevenzione più importanti cui, adulti e bambini, si sottopongono nel corso della loro vita. Tramite i vaccini, spiega l’Istituto Superiore di Sanità, si simula il primo contatto con l’agente infettivo in modo che si attivi la risposta immunologica da parte del sistema immunitario.

Il vaccino, infatti, che è un preparato biologico del quale esistono diverse tipologie, evoca la risposta immunologica simile a quella provocata dall’infezione, senza però determinare né la malattia né le sue complicanze. In questo modo, quando l’organismo dovesse contrarre la malattia infettiva per cui è stato vaccinato, il sistema immunitario saprebbe come contrastarla producendo l’adeguata quantità di anticorpi.

Questo in condizioni normali, ma cosa accade in gravidanza quando l’organismo femminile riduce parte delle difese immunitarie proprio per consentire la crescita del feto? I vaccini in gravidanza sono sicuri per la donna e per il feto? Facciamo chiarezza su questo importante e delicato argomento.

Vaccini in gravidanza: sono sicuri?

Per comprendere meglio la questione è necessario contestualizzare le condizioni in cui si trovano la donna in gravidanza e il nascituro. Come precisa la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) la donna in gravidanza e il neonato/lattante sono i soggetti più vulnerabili ed esposti a diverse infezioni. Infezioni che, se contratte, sono associate a elevati tassi di morbidità e mortalità. Le malattie infettive, infatti, seppur in maniera nettamente minore rispetto al passato, restano le principali cause di mortalità infantile.

La vaccinazione, quindi, è uno dei più efficaci strumenti preventivi che la sanità pubblica mette a disposizione per tre differenti obiettivi:

  • prevenire le malattie infettive;
  • evitare le relative complicanze;
  • ridurre la loro diffusione.

L’American College of Obstetricians and Gynecologists chiarisce che non ci sono prove di effetti avversi sul feto derivanti dalla vaccinazione ricevuta dalle donne in gravidanza tramite virus inattivati, vaccini batterici o tossoidi (quelli impiegati per la vaccinazione delle gestanti) e che ci sono un numero crescente di dati che ne certifica la sicurezza dell’utilizzo.

I vaccini prima di essere distribuiti e somministrati vengono sottoposti a diversi controlli per poi essere approvati per l’uso dalle autorità competenti. Inoltre una volta ricevuta l’approvazione, come riportato dal Portale Europeo delle Informazioni sulla Vaccinazione, tanto le autorità nazionali quanto l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) monitorano costantemente le informazioni sulla sicurezza di tutti i vaccini avvalendosi di studi clinici, della letteratura medica, delle segnalazioni di pazienti e operatori sanitari e delle informazioni condivise da altre autorità di regolamentazione.

Anche per il vaccino contro il Covid-19 l’Italian Obstetric Surveillance System (ItOSS) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha esaminato le evidenze scientifiche sul tema e prodotto documenti condivisi con le principali società scientifiche del settore (SIGO, AOGOI, AGUI, AGITE, FNOPO, SIN, SIMP, SIP, ACT e SIAARTI) allo scopo di accertare la sicurezza dei vaccini anche per le donne in gravidanza.

Anche questo (vaccino anti Codiv-19) è un vaccino sicuro in gravidanza ma, sulla base delle evidenze disponibili, come riportato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, se ne sconsiglia la somministrazione nel primo trimestre di gravidanza.

Va infatti considerato come il rapporto tra rischi e benefici è a netto vantaggio di questi ultimi in quanto le conseguenze negative di un’eventuale infezione sono molto superiori alle complicanze legate alla somministrazione di vaccini in gravidanza.

Questo non significa che i casi di esiti avversi siano meno importanti, ma che la scelta di prevedere la vaccinazione anche alle donne in gravidanza è suffragata da evidenze scientifiche (fatte di studi e statistiche), per cui è più pericoloso contrarre la malattia che vaccinarsi per essa e che il vaccino offre una copertura utile sia per la donna che per il nascituro.

Le vaccinazioni raccomandate in gravidanza

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Fonti: iStock

Proprio per la natura particolare della gravidanza in questo periodo non tutti i vaccini sono possibili. Anzi, ce ne sono alcuni assolutamente da evitare. I vaccini in gravidanza possono essere classificati, seguendo la tabella proposta nell’approfondimento dedicato all’argomento dall’Associazione dei Ginecologi Italiani: ospedalieri, del territorio e liberi professionisti (AOGOI), in:

  • vaccini consigliati di routine;
  • vaccini non routinariamente raccomandati;
  • vaccini non raccomandati;
  • vaccini controindicati.

Sono quindi sostanzialmente due, come chiarito dal Ministero della Salute, le vaccinazioni raccomandate durante la gravidanza. Nello specifico si tratta di quella contro difterite, tetano e pertosse (dTpa) e quella contro l’influenza stagionale se la gravidanza si verifica durante la stagione influenzale. È bene chiarire che entrambe le vaccinazioni sono raccomandate per ogni gravidanza e quindi vanno ripetute anche in quelle successive.

La vaccinazione dTpa è fondamentale in quanto la pertosse contratta dal neonato può avere conseguenze molto gravi che possono avere anche esiti fatali. Il vaccino per la pertosse viene somministrato, come riferito dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, insieme alle componenti contro il tetano e la difterite in modo da consolidare la protezione contro queste malattie che è indotta dalle vaccinazioni di routine. Il vaccino dTpa permette il passaggio di anticorpi tramite la placenta in modo da estendere la protezione al neonato e al lattante nei primi mesi di vita.

Per quel che riguarda il vaccino antinfluenzale è raccomandato in quanto questa infezione in gravidanza può essere responsabile di ricovero ospedaliero e di complicazioni che potrebbero avere conseguenze negative anche sulla stessa gravidanza. Anche in questo caso la copertura del vaccino si estende, tramite la placenta, anche al bambino per i primi mesi di vita.

Le vaccinazioni non routinariamente raccomandate (vaccino contro difterite-tetano, vaccino per il colera, vaccini haemophilus influenzae tipo b, vaccini meningococcico coniugato, vaccino meningococcico B, vaccino pneumococcico coniugato 13-valente, vaccino pneumococcico polisaccaridico 23-valente e vaccino polisaccaridico contro il tifo) vanno valutate caso per caso in base all’età della donna, ai fattori di rischio e alle vaccinazioni precedenti cui si è sottoposta e, in presenza di un rischio epidemico o di un beneficio maggiore del rischio per alcuni soggetti fragili, il medico curante può suggerirne la somministrazione.

Quando si effettua la somministrazione

Per la vaccinazione dTpa l’indicazione è quella di effettuarla tra la ventisettesima e la trentaseiesima settimana di gestazione. Il consiglio è quello di preferire la ventottesima settimana in modo da dare il tempo al sistema immunitario materno di produrre gli anticorpi e permettere il loro passaggio transplacentare.

La vaccinazione contro l’influenza, invece, può essere eseguita in qualsiasi trimestre di gravidanza.

Quali sono i vaccini controindicati?

Come anticipato ci sono vaccini controindicati in gravidanza, in quanto realizzati con virus vivi attenutati che potrebbero essere pericolosi per il feto. In realtà i casi di somministrazione accidentale non hanno mai portato a un aumento dei tassi di aborti spontanei o malformazioni fetali.

I vaccini controindicati sono quelli contro la varicella, quello contro morbillo-partoite-rosolia (MPR), quello contro la febbre tifoide e quello contro la febbre gialla. Similmente anche la vaccinazione anti-HPV non è raccomandata in quanto non vi sono prove sufficienti (per assenza di studi specifici) che ne giustifichino l’utilizzo.

Per le donne che programmano una gravidanza è consigliato posticiparla di un mese dopo aver completato la vaccinazione. L’inizio di una gravidanza in questo periodo di tempo non rappresenta un’indicazione per l’interruzione volontaria di gravidanza, mentre per le donne che al momento del parto non risultassero immuni è raccomandato che vengano vaccinate prima della dimissione o prenotando un appuntamento nel periodo immediatamente successivo presso il relativo servizio vaccinale.

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  • Gravidanza