Conosciuta anche come “tosse dei 100 giorni”, la pertosse è una malattia infettiva molto contagiosa. Si diffonde principalmente con gli starnuti e inizia generalmente con sintomi assimilabili a quelli di una comune influenza (tosse, raffreddore, febbre). Peggiora in maniera evidente col passare del tempo.

La pertosse è nota specialmente per essere una delle malattie infantili. Compare infatti soprattutto nei primi anni di vita, come la rosolia, il morbillo, la varicella e la parotite. Nei bambini di età inferiore ad un anno può portare a complicanze gravi, con danni invalidanti e permanenti.

Cos’è la pertosse e le cause

La pertosse è molto contagiosa (specialmente nel periodo iniziale della malattia) e si trasmette soprattutto per via aerea, attraverso le goccioline di saliva che si diffondono nell’aria quando chi ne è affetto tossisce.

Si tratta di un’infezione alle vie respiratorie causata dal batterio Bordetella pertussis. Questo batterio attacca le le vie respiratorie e rilascia una tossina che irrita la zona, provocando una tosse forte e persistente.

Ancora oggi la pertosse è molto diffusa in tutto il mondo per via della facilità con cui si trasmette, ma costituisce ormai un grave problema di salute soltanto nei Paesi in via di sviluppo.

Inoltre, i bimbi più piccoli sono quelli maggiormente a rischio di sviluppare complicazioni serie e potenzialmente mortali.

I sintomi e i tre stadi della malattia

Il principale sintomo della pertosse è una tosse prolungata, che persiste per più di tre settimane. Inizialmente la tosse è lieve, e può essere accompagnata da qualche linea di febbre e secrezioni nasali: questa prima fase si chiama fase catarrale, e dura da una a due settimane.

Progressivamente la tosse diventa violenta e incontrollabile e si associa a forti difficoltà nella respirazione: è la fase convulsiva o parossistica. Se trascurata e non trattata, la tosse può durare anche più di due mesi prima di estinguersi.

In questa fase gli attacchi di tosse finiscono con l'”urlo inspiratorio” (un suono emesso per riprendere aria), e con l’espulsione di catarro. Possono seguire conati di vomito. Nei bambini molto piccoli spesso manca l’urlo inspiratorio e al suo posto si può avere assenza di respirazione; il colorito diventa blu e nei casi più gravi si può arrivare al soffocamento.

Nell’ultimo stadio, quello della convalescenza, piano piano gli accessi parossistici diminuiscono di numero e intensità, l’eventuale vomito scompare, e inizia la guarigione. La convalescenza è molto lunga: nei mesi successivi infatti, anche solo una banale infezione respiratoria potrebbe di nuovo sfociare in una crisi parossistica.

Nei neonati e nei bambini più piccoli di un anno, la pertosse può essere molto grave e in alcuni casi addirittura mortale.

Come si cura la pertosse?

Per evitare che dopo la tosse compaia il vomito si consiglia di fare pasti non abbondanti ma frequenti ed è utile bere molti liquidi. Per prevenire il contagio invece si raccomanda di coprirsi la bocca e lavare spesso le mani.

La terapia per la pertosse si basa sull’utilizzo di antibiotici, che abbreviano il tempo di contagio e la durata della malattia, ma purtroppo non riescono a eliminare completamente i sintomi.

La pertosse nei bambini

La pertosse può essere una patologia molto seria nel primo anno di vita. Nei bambini piccoli le complicazioni più gravi sono costituite da infezioni batteriche che seguono la prima infezione che, se non curate, possono sfociare in otiti, polmoniti e bronchiti.

Nei neonati è importante fare attenzione ai segni di disidratazione, come labbra secche, pianto senza lacrime e pannolini asciutti o con poca pipì.

Se contagiati, i più piccoli deve essere ricoverati e tenuti sotto osservazione, visto il rischio elevato per la loro salute. La terapia si basa su supporto idrico e alimentare, ossigenazione. La terapia antibiotica uccide il batterio ma non altera il decorso della malattia, per cui serve soprattutto a eliminare la contagiosità e permettere al bambino in età scolare di riprendere la frequenza scolastica. A volte, inoltre, possono instaurarsi delle recidive batteriche.

Il vaccino contro la pertosse

Il vaccino contro la pertosse in Italia è diventato obbligatorio con il decreto Lorenzin. Viene somministrato attraverso un vaccino esavalente, che comprende anche quelli contro difterite, tetano, poliomielite, epatite b e Haemophilus Influenzae di tipo b. Purtroppo questo vaccino non previene completamente la trasmissione della malattia.

La vaccinazione viene effettuata nei primi mesi di vita: sono previste tre iniezioni più i richiami. Secondo il calendario vigente, nel neonato la prima dose va somministrata a tre mesi di vita, la seconda a cinque e la terza a undici mesi. Si somministra, inoltre, un richiamo prima di iniziare la frequenza alla scuola elementare.

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