Perché la mia pancia è diventata dura come una pietra?”. “Ѐ normale che sia così?“. In gravidanza la pancia subisce continui cambiamenti fin dai primi mesi. Tra questi,  l’indurimento della pancia che compare già a partire dal primo trimestre di gestazione desta non poche preoccupazioni nelle mamme in dolce attesa.

Per trovare risposta ad alcuni dei più comuni dubbi, abbiamo posto alcune domande sull’argomento pancia dura in gravidanza al dottor Giulio Lanzi, medico chirurgo specialista in ginecologia e ostetricia.

Pancia dura in gravidanza: da cosa può dipendere?

Innanzitutto, niente panico. L’indurimento della pancia può essere avvertito come un disturbo a causa della sensazione di tensione addominale che si percepisce, ma rappresenta una condizione fisiologica della gravidanza:

Quello della pancia dura durante la gestazione è un disturbo piuttosto comune tra le donne in dolce attesa. L’indurimento è la conseguenza indiretta delle contrazioni dell’utero, un organo muscolare presente nella parte bassa dell’addome. L’utero reagisce a molti tipi di stimoli, soprattutto a quelli di natura meccanica, compresi il movimento o anche il semplice massaggiarsi la pancia, abitudine comune a molte donne durante la gravidanza. Succede spesso che l’utero abbia delle contrazioni spontanee, anche verso il termine di gravidanza, che sono preparatorie al travaglio vero e proprio che sopraggiungerà a breve,

ci spiega il dottor Lanzi.

Pancia dura in gravidanza: quando preoccuparsi?

Sebbene sia un fenomeno frequente e piuttosto normale, meglio non sottovalutare l’indurimento della pancia in presenza di alcuni campanelli d’allarme:

Quando la pancia dura che segue alla contrazione dell’utero viene percepita come un fenomeno doloroso o prolungato nel tempo, potremmo trovarci di fronte a delle condizioni patologiche. Potrebbe trattarsi di iper-contrattilità dell’utero, ovvero di una eccessiva contrattilità, che potrebbe risultare pericolosa durante la gravidanza. Se poi oltre al dolore sono presenti anche delle perdite ematiche vaginali, meglio chiamare il proprio medico o, qualora non fosse possibile, farsi accompagnare immediatamente al pronto soccorso.

Normalmente, la sensazione di indurimento della pancia che compare fin dal primo trimestre si avverte soprattutto a partire dal secondo trimestre di gravidanza, e diventa più intensa nell’ultimo, quando l’utero si prepara al parto. Gli spasmi dovuti alle contrazioni uterine sono isolati, non regolari e dopo un po’ tendono a scemare. Attenzione però se verso il termine di gravidanza le contrazioni diventano più dolorose e durano più a lungo:

In questo caso possono configurarsi come una vera e propria minaccia di parto pretermine, cioè il travaglio può sopraggiungere prima che il feto abbia completato il suo sviluppo. In tal caso occorre rivolgersi a uno specialista che saprà indicare la giusta terapia medica e organizzerà controlli costanti.

Pancia dura in gravidanza: rimedi

Chiarito che si tratta di un fenomeno comune in gravidanza e legato all’attività di contrazione dell’utero che si prepara al momento del parto, resta ancora una domanda: cosa si può fare per ridurre il fastidio che accompagna l’indurimento della pancia?

Il primo rimedio che ci suggerisce il dottor Lanzi è semplice ma efficace: il riposo.

Quando si ha la percezione che alcune attività fisiche, anche come le semplici passeggiate o fare i lavori domestici, inducano o aumentino le contrazioni e quindi l’indurimento della pancia, meglio ridurre l’intensità con cui si praticano e, eventualmente, evitarle.

In alcuni casi, però, il solo riposo auto-prescritto non basta, ed è meglio rivolgersi a uno specialista:

Quando la pancia è più dura del normale, il medico può consigliare delle terapie con farmaci che riducano la contrattilità uterina, come il magnesio e il progesterone.

Il dottor Lanzi ci ricorda infine la raccomandazione generale, sempre valida:

Se si ha di frequente la sensazione di pancia dura in gravidanza, con crampi molto simili a quelli del ciclo mestruale, meglio riferirlo al proprio medico: sarà lui a valutare il rimedio più opportuno da adottare.

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