In Italia i figli si fanno sempre più in tarda età: oltre una neo-mamma su tre (il 34,7%) ha più di 35 anni, dato che colloca il nostro Paese al primo posto in Europa nella classifica delle mamme più attempate.
Dopo le italiane vengono le spagnole (29,5%) e le irlandesi (27,9%). Polonia (11,8), Slovacchia (12,6) e Romania (10,9) sono quelle con la percentuale minore di madri in questa fascia d’età.
Restiamo sul podio anche per i parti cesarei: la frequenza varia da meno del 20% di tutti i parti effettuati in Olanda, Slovenia, Finlandia Svezia, Islanda e Norvegia, al 36.3% in Portogallo, 36.9% in Romania, 38.0% in Italia e 52.2% a Cipro.

È quanto emerge dal secondo Rapporto Europeo sulla Salute Materno-Infantile Euro-Peristat che prende in esame mortalità infantile, gravidanze plurime (le gravidanze gemellari crescono in tutta Europa), parti cesarei, fecondazione assistita, età delle madri al parto.

Si tratta di un’analisi comparativa, per 29 Paesi europei, di trenta indicatori chiave raggruppati in 4 aree principali. In Italia, Euro-Peristat è stato coordinato dall’U.O. di Epidemiologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, in collaborazione con il Ministero della Salute e l’Istat.
Infine, quanto alla procreazione medicalmente assistita (PMA): in alcuni Paesi, fino al 5-6% delle nascite si verificano dopo applicazione di qualche forma di PMA (1.9% in Italia). È possibile però che i dati siano sottostimati, in quanto l’uso delle tecniche meno invasive (ad es. solo trattamento farmacologico per induzione dell’ovulazione) può sfuggire alla registrazione.
L’Italia complessivamente, si legge nel rapporto, occupa una posizione buona e in linea con quelle degli altri Paesi dell’Europa occidentale per la maggior parte degli indicatori di salute analizzati. Rispetto al 2004, ci sono stati miglioramenti non solo per quanto riguarda natimortalità, ma anche mortalità neonatale e infantile (rispettivamente 2.8 e 4 per 1000 nati vivi nel 2004).

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