(Ri)scopriamo il parto dolce, un evento da vivere in serenità e armonia

Per decenni il parto è stato considerato come un fenomeno medico "da curare", ignorandone l'aspetto naturale. Il parto dolce si ripropone di recuperare questa dimensione. Ne abbiamo parlato con l'ostetrica specializzata.

Con il passare delle settimane di gravidanza si avvicina il momento del parto. Un evento unico nel suo genere e probabilmente non pienamente comprensibile per chi non lo ha provato o non vi ha assistito direttamente.

Il parto è indubbiamente il fine di ogni gravidanza, ma è spesso anche motivo di tensione e preoccupazione per molte donne. La spiegazione è da individuare su come è stato vissuto il parto per tanto (troppo) tempo negli ultimi decenni. Per questo negli ultimi anni si sta facendo strada il cosiddetto parto dolce, ovvero un ribaltamento di prospettiva tra considerare la nascita di un bambino come un evento medico quasi da curare – con tutto quello che questo significa – o un evento naturale da aspettare, seguire e accogliere.

Per comprendere meglio cos’è il parto dolce e perché è così importante nella vita non solo delle donne ma anche in quella dei papà e dei bambini, abbiamo intervistato la Dottoressa Chiara Colucci, ostetrica specializzata nell’assistenza alle donne sia prima e durante che dopo la gravidanza. Con il suo aiuto abbiamo potuto fare luce non solo sul parto dolce in sé, ma anche su tutti quegli aspetti critici che ancora accompagnano l’esperienza del parto.

Cos’è un parto dolce?

Dottoressa Colucci, cosa si intende per parto dolce?

Si intende un parto che venga rispettato dal punto di vista clinico e ostetrico, ma anche da quello umano ed emotivo e che vada quindi a inglobare tutti gli aspetti che riguardano i protagonisti del parto: mamma, papà e bambino.

In che senso il parto dolce è rispettoso nei confronti della mamma, del papà e del bambino?

È un tipo di parto rispettoso che prende in considerazione ciascuno dei protagonisti e li rende tali. Non consideriamo questa triade come un soggetto passivo che arriva nel luogo dove partorire e altri svolgono dei compiti per far nascere il bambino. Nel parto dolce mamma, papà e bambino sono visti come protagonisti e sono loro che, ovviamente supportati dal personale, esprimono tutto il loro potenziale ciascuno nel proprio ruolo.

La mamma, come colei che porta avanti il travaglio, ma anche il bambino svolge un ruolo attivo. Spesso si ha la visione che la mamma debba fare tutto da sola; in realtà il lavoro è suddiviso e anche il bambino contribuisce guidando la mamma. E quindi, ascoltarlo e metterlo in un ruolo principale è importantissimo, anche per quel che riguarda la gestione del dolore. Non da ultimo anche il papà o la persona di accompagnamento ha un ruolo molto importante.

A questo proposito la presenza del partner è stato uno dei grandi problemi dei parti avvenuti ai tempi del Covid. Una presenza che in molti casi non è stata possibile e che ha quindi inciso sulla serenità del parto.

Sì, assolutamente. Infatti in quest’anno di pandemia in cui ci sono stati dei momenti in cui i papà non potevano entrare o anche adesso ci sono limitazioni tali che gli consentono di entrare solo alla fine, si è visto quanto il loro ruolo sia fondamentale per il sostegno, la partecipazione attiva e l’aiuto sia nei confronti della mamma, ma anche per se stesso perché partecipa alla creazione e all’espansione della sua famiglia. Anche per lui è assolutamente una tappa fondamentale.

Spesso i papà in sala parto si sentono come dei semplici spettatori di qualcosa che riguarda “altri”. È davvero così?

Il ruolo che viene richiesto al papà non è quello di “fare qualcosa” (anche se può essere d’aiuto per il sostegno in qualche posizione o per esempio nei massaggi) e, nonostante spesso i papà si aspettino di dover fare chissà quali azioni, in realtà la loro presenza è essa stessa fondamentale.

Si pensa che il parto sia una questione che riguarda solamente la donna, quando in realtà quello che sta accadendo è parte anche della vita dei papà.

Esatto. Se vogliamo anche il gesto simbolico di tagliare il cordone ombelicale, se il papà se la sente, può sancire che il bambino da quel momento in poi non è cresciuto solo ed esclusivamente dalla mamma, ma il papà svolge un ruolo sempre più importante. Questo è il senso del parto dolce, un parto rispettoso nel quale vi è la partecipazione di tutti e tre gli attori principali, nei ruoli diversi, che serve a gettare le basi per un puerperio sereno per la mamma e la famiglia in generale.

Perché si parla di parto dolce, come se ne esistesse uno che non lo è? Perché è importante “addolcire” l’esperienza del parto?

Il parto dolce è un po’ il parto normale, quello che dovrebbe essere sempre seguito. Purtroppo le cose sono molto cambiate soprattutto quando è iniziata a esserci in modo massivo la medicalizzazione, quando il parto si è spostato dalla casa e dall’assistenza ostetrica all’ospedale. C’è stato proprio un momento storico nei quali i parti erano davvero trattati in modo troppo medicalizzato e poco come eventi naturali.

Questo ha portato, per esempio, a donne che travagliavano tutte nella stessa stanza, lasciate sole dai partner per più giorni e, casi in cui non era permessa loro l’espressione del dolore, casi in cui l’assistenza e il supporto da parte del personale arrivava solo quando era il momento di partorire e venivano praticate manovre invasive. Anche il bambino appena nasceva era poco rispettato: preso dai piedi, sculacciato o esposto a un’illuminazione sconsiderata; tutte cose che non rispettavano né il parto, né il bambino.

Cos’è cambiato poi a tal punto da favorire la diffusione di quello che chiamiamo un parto dolce?

Da quel momento, anche se con fatica, c’è stata una presa di coscienza anche di massa nel dire che il parto non poteva essere trattato in quel modo e, piano piano, c’è stata un’umanizzazione che è quella che vediamo oggi sempre più frequentemente.

Parto dolce: come funziona?

Dottoressa, come funziona il parto dolce? Quali sono gli elementi che lo caratterizzano?

La parola chiave è il rispetto. Rispetto da parte del personale sanitario nei confronti della triade (mamma, papà e bambino) e nei confronti dei loro desideri, ma anche del loro carattere. Ci sono infatti persone più espansive che hanno bisogno dell’ostetrica presente che parla e partecipa in maniera attiva e altre, invece, che hanno bisogno di più intimità ed è importante rendersene conto e muoversi in punta di piedi.

C’è poi tutto il rispetto dal punto di vista ostetrico che riguarda il rispetto dei tempi del travaglio, non utilizzando l’orologio come unico parametro di misura, ma anche dell’istinto che significa lasciare libertà nel movimento, nella scelta della gestione degli strumenti naturali del dolore come può essere l’acqua calda, la musica, la palla, eccetera.

C’è anche un rispetto dell’ambiente: poche persone, privacy, luci basse, pochi rumori, una temperatura adeguata; questi sono tutti elementi che permettono di far partire il travaglio e farlo proseguire correttamente. Infine anche un rispetto della nascita vera e propria con l’attenzione per il bambino in modo da accoglierlo silenziosamente, senza toccarlo troppo o portarlo via, salvo ovviamente casi di grave necessità, subito dalla mamma o tagliare troppo presto il cordone ombelicale. È importante fare in modo che la prima cosa che faccia il bambino sia quella di abbracciare la mamma se lei lo desidera.

Il parto cesareo dolce

In caso di parto cesareo è possibile vivere questo rispetto di mamma, papà e bambino? Si può parlare di un cesareo dolce?

Sì, certo. Chiaramente il cesareo è un intervento chirurgico e quindi tante cose cambiano. Però anche qui si può fare tanto nel cambiare la prospettiva e passare dall’idea di subire e non essere protagoniste ad avere un’operazione chirurgica però sentendosi comunque protagoniste e rispettate. Quindi per cesareo dolce intendiamo un cesareo che, innanzitutto, venga fatto solo se necessario, quando il parto naturale sarebbe stato rischioso o impossibile e quindi i benefici superano i rischi.

La partecipazione della mamma è comunque garantita, salvo urgenze particolari, permettendole di rimanere sveglia ed essere partecipe in modo anche da darle subito il bambino appena nato e fare il pelle-pelle direttamente in sala operatoria. Il cesareo dolce prevede anche la presenza del papà in sala operatoria permettendogli di stare in una posizione che non veda l’operazione ma stia vicino alla propria compagna e, nel caso in cui la mamma non possa fare il bonding, può farlo direttamente il papà.

Parto dolce: informazioni e consigli

Come ci si prepara a un parto dolce? Qual è l’atteggiamento da avere per vivere un’esperienza positiva del parto e per essere sicure di essere supportate in questa direzione?

È importante prepararsi sotto vari aspetti, ma l’elemento centrale non è quello di imparare nozioni o prepararsi dal punto di vista teorico, ma allenarsi nella consapevolezza, nell’ascolto dei propri bisogni e imparare anche a essere assertivi nel saper dire cosa si desidera e cosa, invece, non si vuole. La preparazione quindi deve essere rivolta a conoscere questi aspetti e spesso consiglio la lettura di libri positivi che diano fiducia nelle proprie capacità e in sé stesse. Quello che a volta manca, infatti, è proprio la consapevolezza di essere capaci di poter fare una cosa così grande come il parto e di potersi affidare al proprio corpo, alla propria natura e al proprio bambino.

Ci può consigliare qualche lettura che può essere utile per prepararsi al parto?

Tra i libri che consiglio c’è “Per una nascita senza violenza” di Leboyer che racconta della medicalizzazione del parto e di come in passato non veniva considerato con rispetto e di come, invece, si può trasformare in qualcosa di naturale.

Per una nascita senza violenza - Frédérick Leboyer

Per una nascita senza violenza - Frédérick Leboyer

"Il bambino non sbaglia, sonda i vostri cuori, è uno specchio che restituisce la vostra immagine": queste le parole dell'autore Frédérick Leboyer che nel 1974 ha rivoluzionato i pensieri dei reparti maternità con il libro Per una nascita senza violenza, ritenendo il neonato una creatura con una personalità acuta e sensibile. "Lui vede il colore dei vostri pensieri, spetta a voi non farlo piangere".
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L’altro libro è “La gioia del parto” di Ina May Gaskin che è un’ostetrica che ha creato un vero e proprio villaggio con una clinica e delle casette ed è possibile scegliere di partorire in una struttura piuttosto che nella propria casa e racconta queste esperienze positive di parto e come le mamme hanno vissuto il loro parto.

La gioia del parto - Segreti e virtù del corpo femminile dal parto alla nascita

La gioia del parto - Segreti e virtù del corpo femminile dal parto alla nascita

Un libro che racchiude in sé le gioie e le preoccupazioni delle donna durante il travaglio e la nascita: Ina May Gaskin, autrice de "La gioia del parto", racconta attraverso le testimonianze di altre donne, il miracolo della vita, la nascita del bambino, dipingendo con estrema delicatezza la forza dell'essere mamma
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Per concludere, per vivere un parto dolce bisogna rivolgersi a strutture specializzate che si occupano esclusivamente di questo tipo di parto o anche negli ospedali è una realtà oggi presente?

Dipende. Non in tutti gli ospedali il parto è assistito allo stesso modo. Questo avviene un po’ per i protocolli interni un po’ l’aggiornamento del personale che ci lavora, ma anche dalla mole di lavoro che quell’ospedale ha. Negli ospedali in cui ci sono più parti e le ostetriche non riescono a seguirli ciascuno personalmente, molte cose possono venire a mancare o essere accelerate e la fisiologia del parto può finire in secondo piano ed essere applicate a tutte le donne le stesse procedure che invece andrebbero eseguite solo per i parti ad alto rischio.

È quindi importante scegliere con cura la struttura dove partorire?

È sempre importante riflettere bene su questa scelta. Innanzitutto dicendo che per partorire non esiste solo l’ospedale, ma si può scegliere anche una struttura extraospedaliera, sempre se la gravidanza è a basso rischio, come una casa maternità o anche scegliere di partorire in casa propria. Per quel che riguarda gli ospedali non sono tutti uguali; ci sono strutture di I, II e III livello e ci si può informare sui protocolli su quanto la fisiologia venga davvero rispettata e sul numero di parti che quell’ospedale ha. Poi è importante ricordare come la scelta è sempre soggettiva e la percezione di sicurezza e supporto può essere molto diversa da donna a donna.

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