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I massaggi in travaglio possono contribuire a rilassare la partoriente e a lenirle i dolori, ma attenzione: non tutte le donne vogliono essere toccate durante il parto.
Innanzitutto, chi è a farli? A rispondere è l’ostetrica Giorgia Boni:
Solitamente soprattutto se la mamma ha fatto un corso di accompagnamento alla nascita a farlo è il papà o comunque la persona da lei designata, che l’ha seguita nel corso. Si procede così per creare intimità e rendere il papà (o la persona scelta) partecipe del momento. Questa è l’indicazione generale, ma alcune mamme preferiscono che a farlo sia l’ostetrica.
Il massaggio più diffuso e più indicato è quello ossitocico, che agisce positivamente su due fronti, illustrati dalla dottoressa Boni:
Il massaggio ossitocico iene fatto solitamente sulla schiena: dall’inizio della colonna verso la fine o solo nelle zone più doloranti. Oltre ad essere rilassante stimola la produzione dell’ossitocina, ormone fondamentale durante il travaglio e per il parto, perché fa sì che ci siano le contrazioni, quelle sempre uguali e che modificano il collo dell’utero.
Come illustra la dottoressa Boni, non ci sono particolari precauzioni da seguire, perché comunque tutto viene fatto sotto il controllo e la supervisione dell’ostetrica.
Quest’ultima, presente in sala parto, si accerta che il papà (o la persona designata dalla partoriente) faccia il tutto con la massima accortezza e nel modo giusto, senza arrecare dolore. Ma ci sono comunque un paio di dritte da tenere presente:
Certamente sono importantissime la delicatezza e la dolcezza del massaggio, che deve essere sì energico ma non troppo. Non deve imprimere troppa forza, ma deve far percepire alla donna la presenza e l’affetto di chi la sta supportando. Solitamente ci si serve di un olio o di un unguento per far meglio scivolare le mani e non creare attrito. Bisogna sempre tenere in mente la sensazione di piacere della donna, che è la priorità. Bisogna evitarle sensazioni di fastidio ed evitare di toccare i punti doloranti.
Ovviamente ci sono diverse tipologie di massaggio, tutte utili fermo restando che sia la donna a farne richiesta, indicando la zona su cui gradisce il contatto. Visto che non tutte vogliono essere toccate in questo momento così delicato, si può anche procedere in modo diverso, come spiega la dottoressa Boni:
C’è la donna che preferisce il massaggio ai piedi, quella che lo preferisce sulla schiena. Poche donne chiedono il massaggio sulla pancia, perché è solitamente una zona di dolore. Ma oltre al messaggio “meccanico”, con le mani, c’è anche quello fatto con l’acqua, scelto soprattutto dalle donne che al momento del travaglio preferiscono non avere contatto fisico. Si usa il getto d’acqua di un doccino, puntandolo sui punti di tensione e dolore.
I massaggi in travaglio non hanno controindicazioni specifiche, se non il desiderio della donna. La dottoressa Boni, infatti, ribadisce:
Non tutte le donne amano essere toccate in travaglio, bisogna assecondare i loro desideri. Ci sono quelle che desiderano il massaggio, altre che preferiscono essere lasciate stare, altre ancora che magari preferiscono il massaggio con l’acqua piuttosto che quello con le mani. È una questione di indole, ma di indole momentanea. Possono non desiderare massaggi in travaglio anche donne che solitamente, nella vita, li apprezzano molto. Dipende da quel momento specifico e dalla gestione del dolore della donna stessa, da come decide di affrontarlo.
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