Subire un intervento chirurgico richiede sempre tempi di ripresa più o meno lunghi, fastidi e possibili dolori, oltre che la somministrazione di antibiotici e antidolorifici. Ecco perché quando si parla di parto cesareo è importante conoscerne ogni aspetto.

La futura mamma deve comprendere appieno tutto ciò che l’aspetta, dai tempi di ospedalizzazione alle ritrovate funzioni intestinali, e anche le possibili complicazioni post-parto. Inoltre, in caso di intervento chirurgico, è importante conoscere anche tecniche alternative, come il metodo Stark, noto ai più come “cesareo dolce”.

Non si tratta di una tecnica particolarmente nuova – risale ai primi anni ‘90 – ma è decisamente innovativa per la donna che, non potendo eseguire un parto naturale, dovrà essere sottoposta alla pratica chirurgica per far nascere il proprio bambino.

Ecco cosa c’è da sapere sul parto cesareo col metodo Stark e quali sono vantaggi e conseguenze per la paziente.

Cos’è il metodo Stark (o cesareo dolce)?

Per comprendere cos’è il metodo Stark, che definisce le linee guida dell’intervento chirurgico conosciuto come cesareo dolce, è innanzitutto importante capire chi è che ha studiato questa tecnica.

Michael Stark è un chirurgo, ginecologo e ostetrico e ha diretto il Misgav Ladach Hospital di Gerusalemme. Qui ha messo a punto la sua tecnica chirurgica che è stata definita in seguito metodo Stark, conosciuto anche come metodo Misgav Ladach. La procedura è stata presentata nel 1994 durante il Congresso Mondiale di Montreal.

Il taglio cesareo dolce è un metodo meno invasivo che prevede meno dolore e tempi di ripresa per la paziente più veloci rispetto al cesareo classico, noto anche come tecnica Pfannenstiel. L’idea che c’è dietro questa procedura è quella di ridurre al minimo l’uso del bisturi in favore delle dita, come si legge su J. Obstet Gynecol Ind [Vol. 54, No.5: September/October 2004].

Stark, infatti, era ed è convinto che le fasce muscolari si possano spostare con le mani, senza inciderle, e una volta terminato l’intervento esse stesse torneranno alla loro posizione originale.

La tecnica è stata messa a punto in Africa per essere utilizzata nelle strutture (e non) con scarse attrezzature e risorse sanitarie insufficienti. In seguito è stata perfezionata e adattata per essere praticata negli ospedali.

Metodo Stark: la procedura

Il cesareo dolce prevede una procedura che dura all’incirca 30 minuti, un tempo inferiore rispetto al metodo Pfannenstiel, che richiede 45 minuti di intervento. Rispetto a quest’ultimo, l’incisione è molto più piccola, circa 2 cm, e si effettua sull’addome. Il chirurgo non approfondirà il taglio, così da non intaccare i muscoli addominali, garantendo in questo modo una veloce ripresa, come si evince dal documento Clin Obstet Gynecol Reprod Med.

Dopo aver inciso, il chirurgo allontanerà i muscoli retti con le mani fino a creare la giusta apertura laparotomica. Solo in seguito inciderà l’utero (isterotomia) e dall’apertura della cavità uterina estrarrà prima il bambino e poi rimuoverà la placenta.

Si effettuerà il controllo della parete interna e in seguito si potrà richiudere la ferita. Verrà suturato l’utero e richiusa la cute dell’addome con soli due punti.

Il chirurgo, quindi, non ricucirà il peritoneo, perché studi dimostrano che sia in grado di riformarsi in pochissimo tempo. In questo modo la paziente sarà sottoposta a un intervento più rapido, proverà meno dolore e il rischio di aderenze diminuirà.

Metodo Stark: le conseguenze

Il metodo Stark offre, dunque, diversi vantaggi nella futura mamma, a cominciare dalla rapidità di ripresa post-intervento a quella intestinale. Scarse sono le possibilità di febbre e infezioni delle vie urinarie, il periodo di ospedalizzazione sarà più breve, saranno somministrati meno antibiotici e antidolorifici e la cicatrice sarà poco invasiva.

Inoltre, la rimozione dei punti avverrà in tempi brevissimi. La sutura sarà effettuata con filo di seta ed entro 4 o 5 giorni sarà rimossa.

Metodo Stark: le testimonianze

Sul Forum di GravidanzaOnLine le mamme si sono confrontate anche sul metodo Stark: riportiamo alcune delle testimonianze di chi ha avuto il “cesareo dolce”. Una mamma scrive:

L’unica cosa che so è che non vengono incisi i muscoli ma solo scostati con le mani dal chirurgo. Il taglio è 3 cm più alto rispetto a quello che si ha con il cesareo tradizionale.

E un’altra ricorda:

La mia prima bimba l’ho avuto con un taglio cesareo tradizionale e strisciando ho camminato solo il quarto giorno… Invece il secondo me l’hanno tirato fuori con metodo Stark ed è stata una passeggiata rispetto alla prima volta. Sono stata operata alle 17.15 e a mezzogiorno successivo ero già comodamente seduta sul mio letto. E verso le 16, tolti il catetere e le flebo, già zampettavo di qua e di là, come tutte le altre puerpere.

Non si tratta di un parto indolore, ovviamente, né del tutto privo di rischi (si tratta pur sempre un intervento chirurgico). Alcuni ospedali propongono di routine il metodo Stark nel caso di cesarei: ci si può informare direttamente presso la struttura scelta per partorire.

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