Il corpo della donna si è evoluto nel tempo per facilitare il parto, oppure no?

Una ricerca sviluppata dall'Università del Texas e dall'Università di Vienna ha analizzato i motivi secondo i quali il corpo della donna, nel corso del tempo, non sia evoluto per facilitare il parto. Le cause? Sono da attribuire a due fattori contrapposti tra loro.

Nonostante i progressi che la biomeccanica e la medicina hanno fatto nel corso dei decenni, sembrerebbe che il corpo della donna non si sia evoluto, nel tempo, per facilitare il parto. Questo è vero, oppure, qualcosa è cambiato?

Uno studio sviluppato dall’Università del Texas ad Austin e dall’Università di Vienna ne ha spiegato le motivazioni biologiche rivelando una serie di compromessi evolutivi che hanno creato un equilibrio quasi perfetto tra sostenere il parto e mantenere intatti gli organi.

Il corpo della donna si è evoluto per facilitare il parto, oppure no? La risposta scientifica

La medicina e la tecnologia concorderebbero su un fatto: ovvero, che sia improbabile che il parto diventi molto più facile per le donne da una prospettiva biologica. A darne conferma, un team di ingegneri che, attraverso un ricerca ha chiarito come la causa del “non cambiamento” del corpo della donna in fase di parto è dipesa da due fattori chiave:

  1. la dimensione del pavimento pelvico;
  2. il canale del parto.

In sintesi, gli scienziati spiegano che la riproduzione umana è unica a causa dell’accoppiamento abbastanza stretto tra il canale del parto e la testa del bambino, ed è probabile che rimanga tale a causa di questi imperativi biologici concorrenti. Quindi, la dimensione del pavimento pelvico e del canale del parto rappresenterebbero la chiave giusta per rispettare tale equilibrio.

Entrambi pur essendo in opposizione, hanno limitato la capacità del pavimento pelvico di evolversi nel tempo per facilitare il parto alla donna perché così facendo verrebbe meno la capacità di proteggere gli organi.

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences (pnas), vede tra i maggiori autori il Dott. Krishna Kumar, assistente professore al Cockrell School, Dipartimento di Ingegneria Civile, Architettonica e Ambientale della School of Engineering, il quale ha evidenziato:

Sebbene questa dimensione abbia reso il parto più difficile, ci siamo evoluti a un punto in cui il pavimento pelvico e il canale possono bilanciare il supporto degli organi interni, facilitando anche il parto e rendendolo il più semplice possibile.

Il corpo della donna non si è evoluto per facilitare il parto? È tutta “colpa” del pavimento pelvico

Per capire il motivo alla base del perché il corpo della donna, nel tempo, non si è evoluto per rendere il parto più facile e meno doloroso, bisogna capire cos’è il pavimento pelvico.

Questo, spiegano gli scienziati, è una fascia di muscoli che si estende attraverso la parte inferiore dell’addome dal coccige all’osso pubico. Supporta gli organi pelvici, inclusi l’utero, la vescica e l’intestino, nonché aiuta a stabilizzare la colonna vertebrale.

Ora, se un pavimento e un canale pelvico più ampio faciliterebbero il parto procurando meno dolore alla donna e altresì vero, sottolinea il team di ricerca, che un pavimento pelvico più diventa grande, senza ossa o tessuti aggiuntivi che lo sostengano, più è probabile che si deformi sotto il peso degli organi facendoli scendere verso il basso.

Tale ipotesi era già nota al mondo scientifico ma la teoria era stata difficile da mettere in pratica fino a quando gli studiosi non hanno utilizzato degli appositi strumenti di ingegneria per analizzarla nel profondo.

L’altro fattore che potrebbe influire sul parto, lo spessore pelvico

Nello studiare il pavimento pelvico, gli ingegneri hanno anche analizzato il suo spessore e se questo fattore potesse, in qualche modo, influire. La Dott.ssa Nicole Grunstra, ricercatrice affiliata all’Unità di Biologia Teorica dell’Università di Vienna nel Dipartimento di Evoluzionismo e Biologia, ha dichiarato:

Abbiamo scoperto che pavimenti pelvici più spessi richiederebbero pressioni intra-addominali un po’ più elevate di quelle che gli esseri umani sono in grado di generare per allungarsi durante il parto.

Non essere in grado di spingere il bambino attraverso un pavimento pelvico resistente complicherebbe ugualmente il parto, nonostante lo spazio extra disponibile nel canale del parto, e quindi lo spessore del pavimento pelvico sembra essere un altro ‘compromesso’ evolutivo, oltre alle dimensioni del canale del parto.

Per analizzare lo spessore del pavimento pelvico, il team di studiosi ha utilizzato l’analisi agli elementi finiti, ovvero un modello computerizzato che si basa sui principi di ingegneria civile, spesso utilizzato per testare la progettazione di strutture e vederne la robustezza di fronte a livelli elevati di stress e pressione.

In questo caso, l’analisi agli elementi finiti ha permesso al gruppo di modificare il pavimento pelvico, modellandone i parametri per riuscire a decifrare le risposte alle sollecitazioni del parto proteggendone gli organi.

In conclusione, il Dott. Kumar, ha affermato:

Questa collaborazione mostra che gli approcci e gli strumenti ingegneristici sono rilevanti per problemi importanti che, a prima vista, possono sembrare ben al di fuori della disciplina. Non è la prima volta che si applicano strumenti di ingegneria alla biologia per esplorare una questione evolutiva.

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