Partorire è doloroso, si sa. Che si tratti di parto naturale (con epidurale o meno) o cesareo, non è mai una passeggiata. È, anzi, il dolore per eccellenza. Diverso per ogni donna, ma sempre piuttosto intenso. Vediamo allora come prepararsi per affrontarlo al meglio.

Il dolore del parto: cause e intensità

Innanzitutto, il dolore del parto non è sempre lo stesso: alterna momenti di maggiore intensità ad altri di relativa calma, per effetto degli ormoni e delle contrazioni uterine. Nella prima fase del travaglio il dolore è dovuto allo stiramento delle fibre muscolari del collo dell’utero – che si stirano nell’aprirsi – e all’effetto della contrazione della parete uterina.

Anche se il dolore arriva dall’interno (somatico, sordo e non definibile) viene riferito a livello superficiale (propiocettivo), nel basso ventre. Il dolore dell’inizio del travaglio (prodromi) si localizza in genere tra l’ombelico e il pube, è un dolore lieve, sordo, che aumenta con l’aumentare della frequenza delle contrazioni.

Nella seconda fase del travaglio (periodo dilatativo) il dolore “scende” sopra e dietro il pube e si irradia alla zona lombare e alle cosce. Oltre al dolore possono verificarsi sudorazione, aumento della respirazione e affanno (accumulo di acido lattico). Possono verificarsi episodi di vomito o diarrea, per effetto dell’ossitocina che “svuota” gli organi in preparazione al periodo espulsivo.

Nella terza e ultima fase, periodo espulsivo, il dolore cambia in quanto si sposta al perineo (sensazione di dover evacuare): accelerare l’andamento naturale anticipando le spinte è fonte di dolore per il maggior rischio di lacerazioni, per questo è molto importante seguire, durante tutto il travaglio, le indicazioni dell’ostetrica.
L’episiotomia, cioè il taglio del perineo per allargare il canale del parto e favorire l’espulsione del bambino, sebbene fatta sotto anestesia locale, può causare dolore anche per vari mesi dopo il parto.

Come gestire il dolore del parto

Per prepararsi a quello che sarà certamente un momento doloroso è per prima cosa utile informarsi: chiedere al proprio medico cosa aspettarsi durante il travaglio, senza timori e senza dimenticare che per ogni donna il parto è diverso e lo è anche la percezione del dolore.

In molti casi, poi, avere avuto parti precedenti aiuta a gestire il dolore del parto perché si è maggiormente preparati a quello che accadrà, da un punto di vista psicologico ma anche fisico: il travaglio dura solitamente meno nel caso di parti successivi.

L’anestesia epidurale è poi uno strumento importante per alleviare il dolore del parto: per poterla ricevere durante il travaglio è necessario avere effettuato una visita anestesiologica nelle settimane che precedono il parto, per scongiurare il rischio di allergie o reazioni al farmaco che sarà somministrato durante il travaglio.

Qualora non fosse possibile praticare l’analgesia peridurale per il travaglio di parto, esistono altre tecniche anestesiologiche per controllare il dolore: analgesia endovenosa con pompa elastomerica gestita dal paziente (PCA) e analgesia inalatoria (protossido d’azoto). In sede di colloquio l’anestesista saprà quindi dare alla donna tutte le indicazioni necessarie per una scelta consapevole.

Oltre alla somministrazione di farmaci anche alcuni accorgimenti fisici possono essere utili per alleviare il dolore del parto: molte donne trovano sollievo dal dolore nel fare una doccia o un bagno caldo, nel travaglio in acqua, nel camminare per la stanza o nel praticare gli esercizi di respirazione appresi durante il corso preparto.

Anche chi ha praticato yoga può riscontrare una migliore gestione del dolore concentrandosi sul respiro e, nei limiti del possibile, sul controllo dei movimenti.

La pratica dell’episiotomia, per quanto controversa (andrebbe infatti effettuata – secondo le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità – solo quando effettivamente necessario), può rendersi necessaria per scongiurare una sofferenza fetale durante il periodo espulsivo, o per facilitare l’uscita del bambino dal canale del parto qualora ci fosse una discrepanza eccessiva tra peso materno/fetale per evitare traumatismi e lacerazioni che provocherebbe il bambino al perineo che, oltre a causare infezioni, comprometterebbero la lo stile di vita (anche sessuale) della partoriente nei mesi o anni a venire (dolore, incontinenza…).

In questo senso può essere utile, durante la gravidanza, praticare i massaggi al perineo, per renderlo più elastico e prepararlo allo sforzo, come pure informare il medico della propria volontà di non ricevere un’episiotomia se non strettamente necessaria. Allo stesso modo è bene allenare, senza sottoporsi a sforzo eccessivo, anche i muscoli del pavimento pelvico, che può risultare così più elastico e assecondare meglio lo sforzo del parto.

In aggiunta a questo anche da un punto di vista strettamente psicologico è bene avere presente che, per quanto intenso e totalizzante, il dolore del parto a un certo punto finisce.

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