SIN: “Subito vaccino a donne in gravidanza, allattamento e bambini over 12”

Appello della SIN e di altre società per velocizzare la diffusione del vaccino alle donne in gravidanza, allattamento e ai bambini over 12, in attesa di renderne disponibile uno anche per le fasce di età inferiori. Nel frattempo, gli studi sfatano il mito per cui vaccinarsi in gravidanza comporterebbe rischi più gravi.

È un vero e proprio appello al Ministero della Salute, quello lanciato da neonatologi, pediatri e ginecologi per accelerare il programma di vaccinazioni anti Covid a donne in gravidanza e allattamento e ai bambini di età superiore ai 12 anni.

Da ormai 18 mesi circa ci troviamo in una situazione pandemica senza precedenti e, come abbiamo ormai imparato, il Covid-19 rappresenta una minaccia in particolare per alcune categorie di persone, ma questo non significa che le manifestazioni del virus, ed eventuali sue conseguenze negative, siano presenti anche in donne in età fertile oppure in età neonatale e pediatrica.

In particolar modo, a essere estremamente deleterie sono la cattiva informazione, che spesso arriva da fonti non ufficiali, e il proliferare di fake news in merito all’emergenza sanitaria, che determinano una percezione sbagliata del rischio eventuale per le donne più giovani e i bambini.

Secondo diversi studi, effettuati dalla Società Italiana di Neonatologia (SIN) in collaborazione con altri enti e associazioni, sembra ormai appurato che:

  • il Covid può avere manifestazioni più gravi nelle donne in gravidanza rispetto a quelle non in gravidanza;
  • gli esiti di una gravidanza complicata dal Covid sono generalmente un parto prematuro, che spesso può mettere a repentaglio la vita del neonato e far insorgere tutte le complicazioni tipiche dei parti pretermine;
  • il virus SARS-CoV-2 può trasmettersi, benché raramente, dalla madre al feto e causare rari casi di Covid-19 neonatale anche grave;
  • il Covid, in età pediatrica, può procurare conseguenze non solo in fase acuta, ma anche a distanza di settimane, con la sindrome infiammatoria multi-sistemica (PIMS), ad esempio.

Stando così le cose appare chiaro, sottolinea la SIN, come incrementare il livello delle vaccinazioni anche per i più piccoli sia fondamentale, per non lasciarli esposti a un rischio più alto di contagio, differentemente dalle persone già vaccinate.
Anche se al momento non ci sono vaccini approvati specificamente per bambini sotto i 12 anni, gli studi hanno dimostrato che gli anticorpi prodotti nelle madri vaccinate passano nel sangue fetale attraverso la placenta e poi nel latte materno, proteggendo così neonati e lattanti.

SIN assicura che gli studi hanno dimostrato chiaramente che i vaccini a mRNA siano assolutamente sicuri sia per le donne in gravidanza, sia per quelle che allattano, tanto che, in alcuni centri di riferimento nel mondo – ad esempio Parigi, Israele, Belgio, Irlanda – la vaccinazione in gravidanza viene offerta di routine, dal momento in cui non esistono controindicazioni particolari o diverse rispetto al resto della popolazione.

Le stesse indicazioni, del resto, sono fornite anche in Italia, come da ultima Circolare del Ministero del 4 agosto, La vaccinazione anti-SARS-CoV-2 non è controindicata in gravidanza, confermate da svariate Società scientifiche internazionali, e dall’OMS.

Ecco il motivo dell’appello, sottoscritto da SIN con la Società Italiana di Pediatria (SIP), la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), l’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI), l’Associazione Ginecologi Universitari Italiani (AGUI), la Società Italiana di Medicina Perinatale (SIMP), l’Associazione Ginecologi Territoriali (AGITE) e la Società Europea di Rianimazione Pediatrica e Neonatale (ESPNIC). Lo scopo è quello di rendere il più possibile diffusa la vaccinazione delle donne in gravidanza e allattamento, oltre che dei ragazzi sopra i 12 anni, in attesa che un vaccino sia disponibile anche per quella di età inferiore, ma anche di instaurare un coordinamento centralizzato, come già accade in altri Paesi europei, per evitare disparità a livello locale e regionale.

Infine, le società coinvolte auspicano una diffusione corretta delle informazioni relative all’argomento, per abbandonare questo stigma che sembra coinvolgere queste determinate categorie di persone rispetto ai vaccini.

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