Vaccini: per il 64 per cento delle mamme dovrebbe essere il pediatra a vaccinare i propri i figli

La vaccinazione è importante per il 94 per cento delle mamme lombarde, anche se 3 su 4 mostrano qualche preoccupazione verso i vaccini; il 78 per cento ritiene il pediatra di famiglia fonte d’informazione credibile e autorevole. Promossi, ma con molte riserve i centri vaccinali

Vaccini e vaccinazioni sono un tema sensibile, non solo perché la copertura vaccinale fra i bambini italiani sta scendendo sotto la soglia di sicurezza, ma in quanto tema che nelle mamme ingenera qualche ansia e risveglia un indiscutibile interesse. Lo testimoniano i dati dell’indagine “Dottore, voglio vaccinare il mio bambino”, che l’istituto Nextplora ha svolto su incarico dei Medici Pediatri di Famiglia, organizzazione che raggruppa oltre 1.200 professionisti in tutta Italia, particolarmente in Lombardia, dove rappresenta oltre l’80 per cento dei pediatri di libera scelta.

Per questa ragione si è voluto concentrare l’attenzione sulla Lombardia, in cui i ricercatori hanno intervistato 400 mamme, con figli in età pediatrica, facondo compilare ad ognuna di esse un questionario online.

Il primo dato che emerge è l’importanza della vaccinazione: la quasi la totalità del campione, 94 per cento, ritiene importante vaccinare il proprio bambino e, a parte quello per l’influenza stagionale, tutti i vaccini sono considerati utili e fondamentali.

Un secondo dato, estremamente significativo, almeno per le mamme lombarde, è il ruolo fondamentale e centrale del pediatra. Il pediatra è la prima fonte di informazione sull’argomento vaccini: il 78 per cento delle intervistate lo ha interpellato in materia – si sale all’83 per cento delle mamme dei bambini più piccoli – ed è ritenuta, dal 91 per cento delle madri, la fonte più autorevole sull’argomento.

Non solo, più della metà delle intervistate, il 64 per cento, gradirebbe fosse il pediatra di famiglia a vaccinare il proprio figlio: sarebbero più sicure e tranquille perché il pediatra, conoscendo la storia clinica del bambino, saprebbe scegliere il momento più adatto per la vaccinazione, potrebbe intervenire in maniera più “efficace” in caso di eventuali “effetti collaterali”, sarebbe più comodo, più vicino a casa e con orari più flessibili, con tempi di attesa minori.

Queste risposte inquadrano perfettamente la situazione che si vive in Lombardia, e probabilmente in tutta Italia,” – commenta Rinaldo Missaglia, Presidente Simpef. “Da un lato registrano le ansie e le preoccupazioni, del tutto ingiustificate, delle madri rispetto alla vaccinazione; dall’altro un impatto negativo con il sistema dei centri vaccinali, in cui viene a mancare il rapporto di fiducia personale con il proprio pediatra: si è considerati, hanno dichiarato le madri, “numeri”; maturano tempi di attesa inaccettabili per l’appuntamento: addirittura più di 1 anno per le vaccinazioni contro la meningite da meningococco B; si riscontrano rigidità eccessive nel cambiare appuntamento, e insoddisfazione sugli orari di apertura, costi e tempi dei servizi”, spiega.

Infatti, circa 3 mamme intervistate su 4 espongono qualche ansia in relazione ai vaccini: la principale preoccupazione è quella degli effetti collaterali (53 per cento delle mamme), seguono l’interferenza negativa con il sistema immunitario (24 per cento), le prime dosi somministrate quando il bambino è troppo piccolo (23 per cento) e troppi vaccini somministrati nello stesso giorno (22 per cento).

Pur considerato efficiente dal 78 per cento delle mamme lombarde – un po’ meno convinte sono le mamme dei bimbi più piccoli in cui la percentuale scende al 72 per cento – il centro vaccinale mostra numerose criticità: il costo del servizio in caso di non gratuità della prestazione, il tempo di attesa al telefono per le prenotazioni (aspetto particolarmente critico per le mamme di bimbi 0-2 anni), il tempo di attesa per avere un appuntamento, gli orari di apertura del centro. Solo in relazione alla prossimità dei centri e alla regolarità della lettera per la convocazione, le mamme si dicono davvero soddisfatte.

Nota dolentissima: i tempi di attesa medi, di 1 anno, per avere un appuntamento per il vaccino contro la meningite da meningococco B. Il 61 per cento delle intervistate indica che non ci sono giustificazioni a un tempo di attesa così lungo; solo 1 mamma su 4 trova normale questa attesa, dato il recente exploit dei casi di meningite.

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