Dal 1 al 7 agosto si tiene la Settimana mondiale dell’allattamento al seno (che in Italia si celebra invece durante la prima settimana di ottobre). Un’occasione, questa, per ricordare da un lato i molti benefici dell’allattamento materno, quando è possibile. Dall’altra per ribadire l’importanza di sostenere le donne che vogliono allattare i propri figli.

Tema di quest’anno “Potere ai genitori per favorire l’allattamento”: l’Unicef ha rilasciato un decalogo per riportare l’attenzione sui due volti dell’allattamento: la volontà di allattare che si scontra con la difficoltà (quando non una vera e propria impossibilità) di poterlo fare in serenità. Come spiega in una nota pubblicata sul sito di Unicef il direttore esecutivo Henrietta Fiore

I vantaggi sanitari, sociali ed economici dell’allattamento al seno per la mamma e per il bambino sono ampiamente confermati e accettati nel mondo. Eppure, a livello globale quasi il 60% dei neonati non sono allattati in modo esclusivo fino al sesto mese di vita, come si dovrebbe.

Uno dei problemi, ribadisce Fiore, è proprio la mancanza di un sostegno adeguato volto a rendere più semplice la gestione dell’allattamento del proprio figlio per le madri, in particolare quelle che lavorano:

A dispetto di tutti questi benefici, in gran parte del mondo sul posto di lavoro si continua a negare alle mamme il sostegno di cui avrebbero bisogno. Occorrono maggiori investimenti per permessi retribuiti per entrambi i genitori, e altre misure di sostegno sui luoghi di lavoro per aumentare i tassi di allattamento a livello globale.

Nel frattempo anche il Ministero della salute ha promosso una campagna a sostegno dell’allattamento al seno, mentre non mancano gli episodi in cui alle mamme viene contestato l’allattamento in pubblico, segno che ancora molto rimane da fare.

Ecco allora le 10 cose da sapere sull’allattamento secondo l’Unicef:

1. Soltanto il 40% dei neonati viene allattato

Secondo gli studi di Unicef i bambini nati nel 2018 e nutriti esclusivamente con il latte della mamma per i primi sei mesi di vita, come indicato nelle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, sono stati meno della metà.

Per il 60% dei bambini infatti l’allattamento viene interrotto precocemente, una percentuale che si abbassa nelle zone più povere del mondo e nelle aree rurali.

2. Aumenta il benessere ma diminuisce l’allattamento al seno

Strettamente correlato al primo punto il fatto che, nei Paesi con un reddito più alto, l’allattamento esclusivo ha subito un drastico calo: nel 2018 è sceso al 23,9%, mentre nel 2012 era al 28,7%.

3. Allattare sul posto di lavoro funziona

L’ambiente lavorativo dovrebbe favorire l’allattamento esclusivo per i primi 6 mesi, ribadisce Unicef: in questo senso è necessario che le mamme abbiano la possibilità di allattare regolarmente durante la giornata lavorativa il proprio figlio o comunque avere a disposizione pause per estrarre il latte.

4. …Ma le mamme lavoratrici vanno aiutate di più

Un elemento determinante nella scelta delle donne di allattare o meno il proprio figlio è legato al rientro al lavoro e agli orari lavorativi: solo il 40% delle lavoratrici madri, sottolinea Unicef, può usufruire di benefit minimi per la maternità.

5. Permessi per allattare, un diritto ancora per poche

La Convenzione n. 183 dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), come riporta Unicef, ha stabilito

“Almeno 14 settimane di permessi per maternità retribuiti“, raccomandando agli Stati membri di estendere questo periodo a 18 settimane, unitamente a un sostegno all’allattamento nei luoghi di lavoro. Tuttavia, attualmente soltanto il 12% degli Stati nel mondo soddisfano questi requisiti.

Da qui l’appello ai singoli governi affinché prevedano 6 mesi di permesso retribuito per i neogenitori, comprensivi di 18 settimane riservate alla madre, con l’obiettivo di estenderli a 9 mesi.

6. Se la maternità è più lunga, ci sono maggiori probabilità per l’allattamento

Un altro studio di Unicef ha evidenziato come, nel caso in cui la neomamma abbia potuto usufruire di almeno 6 mesi di congedo di maternità, la probabilità che il bambino venisse allattato al seno aumentava del 30%.

7. L’allattamento salva la vita (anche alle mamme)

Secondo le stime se l’allattamento esclusivo al seno fosse garantito a tutti i bambini per i primi 6 mesi di vita si eviterebbero 823mila decessi infantili e 20mila decessi per tumore al seno.

8. Bisogna partire da subito

Unicef sottolinea poi l’importanza di promuovere fin da subito il contatto tra il neonato e la mamma, già dai primissimi istanti dopo il parto:

Il contatto immediato pelle a pelle e un inizio tempestivo dell’allattamento prevengono l’ipotermia del neonato, contribuiscono a rafforzare il suo sistema immunitario, favoriscono il legame madre-figlio, innescano da subito la produzione di latte materno e aumentano le possibilità che la mamma possa allattare nei mesi successivi, per tutto il tempo che desidera.

Questo perché, oltre a garantire nutrimento, il latte materno aiuta a prevenire le infezioni e a dotare il bambino di anticorpi.

9. Investire nell’allattamento conviene

consigli svezzamento

Secondo le stime di Unicef se l’allattamento esclusivo fosse garantito globalmente, i sistemi sanitari mondiali potrebbero risparmiare fino a 300 miliardi di dollari.

10. Allattare in Italia, l’impegno dell’UNICEF

Infine, uno sguardo “locale”: alla base di ogni intervento c’è l’informazione, fondamentale per poter avviare delle politiche concrete di sostegno all’allattamento.

Italia l’UNICEF promuove il programma “Insieme per l’Allattamento” per diffondere la cultura dell’allattamento materno e garantire a tutti i bambini una nutrizione adeguata e il miglior inizio di vita possibile. Nel 2018, oltre 31.500 bambini, pari al 7% di tutte le 449.000 nascite avvenute nel nostro paese, sono venuti alla luce negli Ospedali riconosciuti da UNICEF e OMS “Amici dei bambini”, beneficiando così dei migliori standard di assistenza in materia di parto e allattamento.

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  • Allattamento