Il puerperio e allattamento: il disagio post parto di Valentina Schifilliti

Le difficoltà del post parto, i sentimenti confusi, la stanchezza e i pianti a dirotto. Queste le prime parole di Valentina Schifilliti sulla sua condizione di neo mamma. La fashion blogger e il post su Instagram di una madre stanca.

Nota al mondo social con il nome @larotten, Valentina Schifilliti, autrice del romanzo “L’ora del te” (Giunti Editori) nonché Fashion blogger tra le più seguite nel panorama social, è da pochi giorni diventata mamma.

La Schifilliti ha voluto confessare ai suoi milioni di follower, con una foto postata sulla sua pagina Instagram, il suo disagio provocato dal post parto e di come ci si può sentire donne fragili, impotenti e stanche anche se si è mamme. La maternità non è sempre una passeggiata, anzi, non lo è mai per nessuna mamma.

Questo, Valentina l’ha ben capito e il suo post è un monito per tutte quelle donne diventate da poco mamme che si trovano ad affrontare alcuni disagi legati a questa nuova dimensione: l’essere mamma e non saper come fare.

Scopriamo insieme quali sono i disagi più evidenti e comuni a milioni di mamme subito dopo il parto, come affrontarli e come non sentirsi sole, perché, la verità è che non si nasce madri ma ci si diventa, con il tempo.

Valentina Schifilliti e la maternità: i disagi post parto e le parole su Instagram

Sulla sua pagina Instagram, Valentina Schifilliti, fashion blogger delle più acclamate, ha postato una sua foto in bianco e nero che la ritrae sfinita dopo il parto. Racconta di come sia stato, ed è ad oggi, difficile il mestiere della mamma.

Racconta, in un lungo post, di tutti i disagi che, da neo mamma, sta affrontando e delle difficoltà che questa sua nuova dimensione le sta creando. Valentina, conosciuta da tutti come @larotten ha un trascorso da autrice con il suo romanzo delicato e grintoso, “L’ora del te”, edito da Giunti. Ma questo, spiega la Schifilliti, non la rende differente da ogni altra donna che sta avvertendo gli stessi disagi che sente da neo mamma.

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Questa foto l’ho scattata per me stessa, inizialmente, per ricordarmi che una nuova Vita porta una gioia che vale la pena immortalare, sí, ma porta anche momenti come questo. TANTI momenti come questo. Questo era il mio secondo risveglio in ospedale: il colostro sulla camicia da notte, l’ennesimo antidolorifico che avevo pregato di darmi, i lividi di flebo, prelievi vari ed epidurale, la ferita dell’episiotomia che mi faceva impazzire e che a malapena mi faceva restare seduta sul letto. Subito dopo il parto avevo avuto anche una delle mie crisi mentre mi trasferivano in stanza. L’avevo messo in conto, causa stanchezza e privazione di sonno. Ma, almeno, lei era al sicuro al nido ormai. Più al sicuro che nella mia pancia. Avevo passato la notte a piangere a dirotto, arrivando ai singhiozzi, Mia tentava di attaccarsi al seno senza riuscirci e strillava disperata. Mi avevano detto di aver riscontrato un calo di oltre il 10%. E io non riuscivo a fare la cosa più basilare di tutte: nutrire mia figlia per farla star meglio. “Le dobbiamo dare l’artificiale se continua così”. E avevo pianto, abbracciata all’ostetrica di turno. Pensavo alle preoccupazioni dei 9 mesi, alla quarantena, ai sacrifici di dormire separata da Teo, ai miei genitori che vedevano la mia pancia crescere su FaceTime, alle visite da sola. Ma quando sarebbe arrivato quel famoso momento di cui tutte parlano, per cui “li guardi e tutto passa”? Io la guardavo, minuscola, nella sua culla. Così piccina da sparire quasi tra le coperte. E l’unica cosa che provavo era un senso di colpa gigantesco. Non passava un bel niente. “Portala al nido, te ne prego, io non riesco ad occuparmi di lei ora”, le avevo detto tra le lacrime e il senso di impotenza e inadeguatezza. Questa foto è stata scattata in quel momento. Per ricordare a me, e ora dire a tutte voi, che anche questo è NORMALE. Sarà NORMALE anche piangere per tutto il primo giorno a casa. Non siete madri di merda nè aliene. E, se vi sentirete così, saprete che almeno una persona prima di voi ha provato le stesse cose. Ma, credetemi, siamo molte di più. Vi abbraccio tutte. 💜

Un post condiviso da Valentina (@larotten) in data:

Nel post, Valentina confessa ai suoi 100.000 follower tutto ciò che ha provato in quei tre giorni post parto in ospedale:

Ho voluto scattare questa foto per me stessa, inizialmente, per ricordarmi che una nuova Vita porta una gioia che vale la pena immortalare, sì, ma porta anche momenti come questo.
TANTI momenti come questo.
Questo era il mio secondo risveglio in ospedale: il colostro sulla camicia da notte, l’ennesimo antidolorifico che avevo pregato di darmi, i lividi di flebo, prelievi vari ed epidurale, la ferita dell’episiotomia che mi faceva impazzire e che a malapena mi faceva restare seduta sul letto.

Subito dopo il parto avevo avuto anche una delle mie crisi mentre mi trasferivano in stanza. L’avevo messo in conto, causa stanchezza e privazione di sonno. Ma, almeno, lei era al sicuro al nido ormai. Più al sicuro che nella mia pancia.

Le parole di Valentina Schifilliti sono un monito, un avvertimento a tutte quelle donne che si trovano nella sua stessa situazione e che vivono le difficoltà del puerperio e dell’allattamento. Non si è sbagliate, non si è meno mamme se si percepiscono momenti di disagio. È tutto normale e tutto rientra nella norma solo che, nessuno ne parla mai.

Si parla, più che altro, dell’amore che si prova alla nascita del proprio bambino, di quell’emozione immensa che si sente ma, non sempre è così e non per ogni mamma. Come tutti i rapporti d’amore, anche il rapporto con il proprio figlio, deve nascere con il tempo e non è assolutamente sbagliato se, inizialmente, si provano dei sentimenti contrastanti.

Bisogna parlarne per non rischiare di cadere in un vortice di solitudine e di disagi sempre più grandi. A dirlo sono molte ricerche e studi condotti da dottori e psicologi: i disagi post parto vanno affrontati e vissuti in tutta serenità.

Post parto e i disagi più comuni delle neo mamme

Sentirsi inadeguate inizialmente è del tutto normale, avere una visione poco rosea può rientrare nella normale routine post parto. Questo è, fondamentalmente, dovuto agli ormoni che, dopo il parto, subiscono delle oscillazioni non lineari. Sbalzi d’umore, il sentirsi stanche e affannate, ansie, sono tra i sintomi e disagi più comuni in ogni neo mamma del mondo.

I casi di donne che, dopo il parto, hanno provato l’irrefrenabile voglia di piangere senza motivo apparente, sono innumerevoli e certamente, non isolati. In Italia, le donne con disturbi lievi legati alla sfera emozionale post parto, sono molte ma, ciò che rende un momento di disagio superabile da una crisi che potrebbe trasformarsi in depressione post partum, è l’aiuto concreto che queste donne hanno dalle istituzioni, da una rete professionale e familiare che le appoggia non solo dopo il parto ma, per l’intero iter gravidico.

Il supporto sociale, in questi casi, è essenziale per le madri e per i neonati per fare fronte alle sfide che la maternità pone, anche in relazione all’età e alle condizioni psicologiche, familiari e lavorative sia della stessa madre che della coppia in genere.

Vediamo, nello specifico, quali sono i disagi legati al post parto.

Ansia e depressione post parto: i disagi delle neo mamme

Sentire l’ansia crescere durante la gravidanza e anche dopo il parto è del tutto normale. Queste preoccupazioni che investono l’aria emotiva della neo mamma riguardano paure legate alla:

  • salute del feto e del bimbo appena nato;
  • il benessere materno che viene meno;
  • mancanza di sonno;
  • problemi legati all’allattamento nelle sue prime fasi;
  • stanchezza fisica e malessere psicologico generale.

L’insieme di queste preoccupazioni porta la mamma a pensare di non essere in grado di gestire la nuova vita, la sua e quella del proprio bambino. Sentimenti di sconforto e di disagio sono dietro l’angolo e, spesso, ci si sente non capite o si ha timore a esprimere quel che si sente dentro.

Tutto ciò se non curato, porta con il tempo a trasformare una semplice ansia post parto in qualcosa di più grande come una depressione.

Ecco perché uno screening precoce già durante i primi mesi della gravidanza e, successivamente, un monitoraggio post parto, risultano essere fondamentali sia per pianificare un trattamento sia per prevenire o placare il più possibile le conseguenze sulla madre e sul bambino.

In merito alla depressione posto partum, l’Istituto Superiore della Sanità (ISS) ha dichiarato nel rapporto sulla prevenzione e intervento precoce“:

Quando una madre si sente depressa nei mesi successivi alla nascita del suo bambino, i suoi sentimenti vengono spesso sottovalutati e considerati normali reazioni allo stress associato al dover prendersi cura di un neonato. La maggior parte delle madri riesce a superare questo momento, con risultati più o meno buoni, ma per molte altre il fatto che i loro problemi vengano ignorati o fraintesi può portare a difficoltà a lungo termine, con gravi conseguenze anche per il bambino e i loro familiari.

È prioritario dare risposta a questa richiesta con programmi di prevenzione e promozione del benessere psicologico in grado di sviluppare nella madre abilità di coping che consentano di ridurre i sintomi della depressione postnatale, aumentare l’autostima, occuparsi delle difficoltà che possono insorgere nella coppia o tra madre e bambino e facilitare l’uso e lo sviluppo delle reti sociali esistenti.

Valentina Schifilliti: “Ma quando arriva quel momento di cui tutte parlano?”

Valentina nel suo post ha espresso tutta la sua voglia di parlare chiaro, una volta per tutte e, riferendosi alla sua situazione ha esposto una semplice e pura domanda che molte neo mamme si pongono in segreto: Ma quando arriva quel famoso momento di cui tutte parlano, per cui “li guardi e tutto passa”? 

Una domanda che, segretamente, molte donne si pongono e non trovando una risposta adeguata, si sentono maggiormente in colpa per ciò che provano. Valentina Schifilliti ne ha dato dimostrazione nel suo post esprimendo il suo punto di vista da neo mamma:

Avevo passato la notte a piangere a dirotto, arrivando ai singhiozzi, Mia tentava di attaccarsi al seno senza riuscirci e strillava disperata.
Mi avevano detto di aver riscontrato un calo di oltre il 10%. E io non riuscivo a fare la cosa più basilare di tutte: nutrire mia figlia per farla star meglio.
“Le dobbiamo dare l’artificiale se continua così”.
E avevo pianto, abbracciata all’ostetrica di turno.
Pensavo alle preoccupazioni dei 9 mesi, alla quarantena, ai sacrifici di dormire separata da Teo, ai miei genitori che vedevano la mia pancia crescere su FaceTime, alle visite da sola.
Ma quando sarebbe arrivato quel famoso momento di cui tutte parlano, per cui “li guardi e tutto passa”?
Io la guardavo, minuscola, nella sua culla. Così piccina da sparire quasi tra le coperte.
E l’unica cosa che provavo era un senso di colpa gigantesco. Non passava un bel niente.
“Portala al nido, te ne prego, io non riesco ad occuparmi di lei ora”, le avevo detto tra le lacrime e il senso di impotenza e inadeguatezza.
Questa foto è stata scattata in quel momento.
Per ricordare a me, e ora dire a tutte voi, che anche questo è NORMALE. Sarà NORMALE anche piangere per tutto il primo giorno a casa. Non siete madri di merda né aliene.
E, se vi sentirete così, saprete che almeno una persona prima di voi ha provato le stesse cose.
Ma, credetemi, siamo molte di più.

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