Quando l'aborto è una procedura medica necessaria per salvare la vita di una donna incinta

Esistono molte complicazioni, potenzialmente letali, che può dover affrontare chi è in gravidanza. Tra queste anche preeclampsia e placenta previa, non sempre risolvibili con un parto prematuro.

In un video con oltre 400 mila visualizzazioni su Facebook, pubblicato dall’organizzazione antiabortista Live Action, la dottoressa Kendra Kolb ha affermato che l’aborto non è mai necessario dal punto di vista medico.

Come riportato da Health Feedback, però, questa affermazione è falsa – e in contrasto con i consigli di medici esperti – e oscura, inoltre, la complessità dei rischi associati alla gravidanza, nonché le cure mediche necessarie per affrontarli. Senza considerare il fatto che, a livello legislativo, in Peasi come la Polonia, l’Irlanda (e ora, con il ribaltamento della sentenza Roe v. Wade, anche gli Stati Uniti), non è così facile stabilire quando sia necessario praticare l’aborto. Il personale che lo effettua, infatti, può incorrere in diverse sanzioni o pene.

Le cause dell’aborto: gravidanze extrauterine

Per sostenere la su tesi, Kolb ha  sostenuto che le gravidanze extrauterine non siano da considerare aborti e che questi non siano necessari in quanto i medici possono eseguire un parto prematuro, nel caso in cui sia richiesto interrompere una gravidanza per salvare la vita della donna incinta.

Jonathan Lord, ginecologo consulente e portavoce del Royal College of Obstetricians and Gynecologists ha quindi dichiarato: “È molto preoccupante sentire affermazioni secondo cui un parto prematuro dovrebbe essere utilizzato come alternativa all’aborto, partorire prematuramente non è un’alternativa sicura all’aborto“.

Secondo Kolb, “l’unico scopo di un aborto è quello di produrre un bambino morto“. La dottoressa, quindi, non considera le gravidanze ectopiche o le cure come la chemioterapia – che su una donna incinta può portare a un aborto spontaneo – interruzioni di gravidanza volontarie, poiché “lo scopo del trattamento non è uccidere il bambino“.

Le cause dell’aborto: preeclampsia e placenta previa

Ma queste condizioni citate da Kolb, sono solamente due delle molte complicazioni, potenzialmente letali, che le donne in gravidanza possono sperimentare. Esistono anche altri tipi di condizioni pericolose per la vita, come la placenta previa e la preeclampsia. Tralasciando qualsiasi menzione di questi casi, il video offre a chi lo guarda una rappresentazione fuorviante ed eccessivamente semplicistica dei rischi che corrono le donne incinta.

La placenta previa è considerata una delle emergenze ostetriche del terzo trimestre di gravidanza, soprattutto durante il parto. Anatomicamente la placenta si verrebbe a trovare davanti alla parte di presentazione fetale, causando il rischio di emorragie gravi. La preeclampsia è invece una complicanza della gravidanza che causa ipertensione e danni ad altri organi.

Se queste due condizioni si sviluppano ad un’età gestazionale in cui è molto probabile che il feto sopravviva, allora è vero che i medici procedono inducendo il travaglio e facendo partorire immediatamente la donna. Ma non è sempre così. Daniel Grossman, professore di ginecologia alla University of California ha infatti affermato:

Se la donna incinta sviluppa queste condizioni gravi alla 20esima settimana, è fondamentale interrompere rapidamente la gravidanza per salvarle la vita. Non c’è alcuna possibilità che il feto possa sopravvivere e un aborto è il modo più rapido e sicuro per interrompere la gravidanza.

Indurre il travaglio è quindi un modo per salvare sia la madre che il bambino solo nel caso in cui la gestazione è abbastanza avanzata. Quando il travaglio indotto viene eseguito prima della vitalità, viene descritto come un aborto indotto, anche se il bambino potrebbe vivere per un breve periodo dopo la nascita. L’affermazione radicale della dottoressa Kolb è quindi falsa.

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