
Il neonato (meno frequentemente il bambino più grande) piange, diventa cianotico e sviene? Potrebbe non essere niente di grave: ecco perché.
Si sente sempre più spesso parlare di stress infantile: scopriamo cos’è, quali sono i sintomi e i rimedi per combattere il nervosismo nei bambini con la psicologa Daria Russo.
Gli stimoli esterni possono provocare al bambino quello che è conosciuto come stress infantile. Comportamenti difficili, capricci, nervosismo e pianti incontrollabili possono essere considerati dei campanelli d’allarme nei bambini. Ma è possibile sin dalla tenera età soffrire di stress? A cosa è dovuta questa tensione fisica ed emotiva? Come riconoscerla e combatterla?
Per capirne di più, abbiamo posto i nostri quesiti alla dottoressa Daria Russo, psicologa clinica, insegnante di hypnobirthing e co-fondatrice del centro The Nest a Roma.
Lo stress infantile è la risposta fisica ed emotiva a una serie di condizioni e agenti esterni che estenuano il bambino. Esattamente quello che accade per l’adulto, anche se le cause sono per lo più diverse. Ultimamente è sempre più frequente sentirne parlare perché, ci spiega la dottoressa Russo:
Sono tanti i genitori che reputano incontrollabili i comportamenti dei loro bambini. Non sanno riconoscere i segnali di comunicazione di disagio, che sono simili a quelli dell’adulto: dai momenti di estrema ansia agli attacchi di panico. Avviene la stessa cosa, se non addirittura in misura maggiore, nel bambino, che accentua il suo disagio perché non sa spiegare il sintomo.
Il neonato (meno frequentemente il bambino più grande) piange, diventa cianotico e sviene? Potrebbe non essere niente di grave: ecco perché.
Se spesso l’ambiente lavorativo, sociale o le tensioni di coppia possono essere fonte di stress nelle persone adulte, nel bambino gli stimoli esterni che provocano questa patologia sono altri.
Già in gravidanza, infatti, si deve essere caute e soprattutto tranquille. Vivere i 9 mesi prese dall’ansia e dal continuo nervosismo non giova al feto.
Ogni bambino può essere stressato, perché lo stress infantile riguarda tutte le età, sin dalla nascita. Anche se appare difficile, già nella pancia della mamma il bimbo avverte l’ansia del genitore e, di fatto, lo stress. In genere è il genitore che mette ansia, perché non sa che fare in varie situazioni, dal cambio pannolino al bagnetto. Il bambino, per chiamarlo, piange e, per veder soddisfare i suoi bisogni, piange ancor più forte, stressandosi.
I neonati, dunque, possono essere nervosi sin dalla nascita, ma lo stress infantile è più facilmente riconoscibile come nervosismo nei bambini di età più avanzata, tipo 7 e 8 anni. Difatti:
La relazione con altri bimbi, in alcuni casi, è fonte di stress infantile. I piccoli che sono sempre stati a casa, magari con la nonna o la babysitter, non sanno gestire contesti come l’asilo. Ecco perché è importante portarli al parco, farli giocare con altri bambini per creare dei rapporti. Tra le altre cause c’è lo stress rispetto alle aspettative, che si esprime meglio con il concetto “mio figlio deve saper fare tutto”. Il bambino che non riesce ad affrontare le varie situazioni, da quelle scolastiche alle mille discipline e sport a cui i genitori li iscrivono, risulta nervoso ed estenuato. Si aggiunga anche lo stress da bassa autostima. Ogni cosa che i bambini si vedono fallire o risultano incapaci di farla, non accresce la loro autostima e non l’aiuta a svilupparla.
Tra le cause bisogna anche considerare i comportamenti dei genitori, che creano una vera e propria competizione con gli altri, una competizione che ha per pedine i propri bimbi. Avviene soprattutto in età scolastica, quando si osservano e paragonano i voti in pagella del proprio figlio con quelli degli altri “più bravi’”. Il fatto che un bambino non prenda tutti 10, non dovrebbe essere una fonte di stress né per il genitore, né per il pargolo. In più:
l’adulto che dice frasi del tipo “non ce la fai” e “non sei capace” non incoraggia il bambino, piuttosto gli comunica che non è adatto a fare una determinata attività, facendolo sentire incapace.
Ma come accorgersi che un bambino soffre di stress infantile? Bisogna riconoscere i sintomi, che sono di natura somatica, confusi molte volte come spie di altre malattie: “Mal di testa, mal di pancia e, nelle situazioni peggiori, balbuzie, attacchi di asma, che spesso si interpretano come allergie.
Prima di prendere in considerazione cure e rimedi, bisogna fare un discorso di prevenzione. I genitori possono partecipare a incontri con esperti per comprendere come comportarsi col proprio bimbo, ancor prima che nasca. Lo scopo è quello di prepararli a riconoscere gli elementi chiave e imparare a gestire le situazioni. “Perdersi nel pianto del bambino è sbagliato”, avverte la dottoressa Russo.
Nel caso in cui non si riesca a capire che il bambino soffra di stress infantile, bisogna ricorrere alla terapia. Per poterlo fare, lo psicologo deve tener conto innanzitutto dell’età dell’infante, per individuare l’approccio migliore da utilizzare.
La terapia sistemica, che coinvolge anche la famiglia, richiede che i genitori frequentino dei corsi di genitorialità per poter comprendere e apprendere degli strumenti adeguati e riuscire anche a parlare la stessa lingua dei propri figli. La play therapy con i bambini è un altro trattamento da provare, che prevede disegno e narrazione, che si rivelano strumenti attraverso i quali i bambini riescono a sfogarsi e che permette loro di sentirsi al centro dell’attenzione, dunque ascoltati e compresi.
Non tutti i bambini sanno spiegare cosa provano e cosa provoca in loro disagio e frustrazione. Difficilmente riescono a trovare le parole giuste per descrivere cosa non va e, proprio per questo motivo, bisogna fornire i giusti strumenti per poter decifrare le problematiche e, spiega l’esperta, “riuscire a gestire le sensazione di perdita di controllo, di stress, di ansia fuori dal setting terapeutico”.
Concludiamo con una serie di consigli che i genitori possono mettere facilmente in pratica quando il proprio bambino soffre di stress infantile.
Saper chiedere aiuto, mettersi maggiormente in discussione in modo costruttivo e non distruttivo con sensi di colpa, rabbia e frustrazione. Trovare dei momenti per loro per poter gestire al meglio anche situazioni frustranti con i propri figli. Ridurre le attività extrascolastiche e insegnare ai propri figli l’importanza di vivere pienamente la vita, anche annoiandosi, trovare del tempo di qualità da trascorrere con i propri piccoli, aiutarli e non giudicarli quando non soddisfano le proprie aspettative.
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