Da diversi anni è aumentata l’attenzione e la consapevolezza sul favorire il più possibile il contatto tra il neonato e i suoi genitori. È quello che comunemente viene chiamato skin to skin ed è un’attenzione rivolta sia al bambino che ai suoi genitori per favorire i primi istanti della vita extrauterina e creare le condizioni migliori per lo sviluppo del bambino.

Skin to skin: cos’è e cosa significa

L’UNICEF definisce il contatto pelle a pelle (skin to skin appunto) come la pratica nella quale il bambino viene asciugato e adagiato direttamente sul petto nudo della madre dopo la nascita. Madre e figlio vengono coperti da una coperta calda e lasciati per almeno un’ora in quella posizione o, almeno, fino a dopo la prima poppata.

Come si svolge il primo contatto pelle a pelle?

Come anticipato, nello skin to skin, molto semplicemente, si tiene il bambino contro il proprio petto nudo senza alcun tipo di barriera fisica. Questa pratica dovrebbe essere offerta a tutte le donne che hanno appena partorito, tanto che il contatto pelle a pelle rientra tra le 56 raccomandazioni dell’OMS. L’indicazione è di favorirlo entro la prima ora dopo la nascita in modo da migliorare il legame (bonding) tra genitori e figli. Il contatto pelle a pelle può avvenire anche successivamente, ogni volta che il bambino ha bisogno di rilassarsi o essere tranquillizzato.

Le linee guida, come raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, prevedono che il contatto pelle a pelle inizi immediatamente dopo la nascita senza alcun iniziale periodo all’interno di un’incubatrice. Se oggi questo può apparire normale o comune è perché è cambiata l’attenzione in materia sviluppando la consapevolezza di non separare i bambini dai loro caregiver di riferimento.

Alla base dello skin to skin c’è la consapevolezza, come sottolineato in un approfondimento dedicato da Save the Children, dell’importanza che la pelle ricopre per l’essere umano. Quest’organo (il più esteso di tutto l’organismo umano) non è un mero rivestimento, ma è anche l’elemento con il quale ogni essere umano entra in contatto con il mondo esterno. Già dalle prime settimane di gestazione, infatti, inizia lo sviluppo della pelle, tramite la quale il feto percepisce gli stimoli provenienti dall’ambiente uterino.

Sebbene si parli di contatto pelle a pelle, quello che avviene tenendo il neonato sul petto nudo della madre (e del padre) è molto più di una semplice vicinanza fisica. Durante questi momenti il neonato ascolta il battito cardiaco dei suoi genitori, sente la loro voce, annusa gli odori e ha quel primo contatto visivo che si rivela essenziale per costruire un legame solido e duraturo.

Bisogna sempre ricordare come il parto in sé è per il bambino un passaggio per molti aspetti difficile da un ambiente protetto, climaticamente regolato e nel quale suoni e luci erano limitati, a uno nel quale vi è una vera e propria esplosione sensoriale. Il contatto con la pelle dei genitori permette al bambino di mantenere quel riferimento che ha avuto durante tutta la gestazione e vivere i primi momenti della vita extrauterina in maniera più rilassata e amorevole.

I benefici del contatto tra madre e neonato

Sono diversi i vantaggi legati alla pratica dello skin to skin. Vi è innanzitutto la capacità di questo contatto di calmare e rilassare sia la madre che il bambino. Il parto non rappresenta più la separazione tra madre e bambino, ma vi è una continuità nel contatto tra i due corpi e le due personalità.

Vi sono poi vantaggi nel regolare la respirazione e la frequenza cardiaca del bambino così come nel perfezionare la termoregolazione. Lo skin to skin stimola la digestione del bambino e l’interesse per l’alimentazione e, parallelamente, come evidenziato in questo studio, favorisce l’attaccamento per l’allattamento al seno mantenendolo più a lungo anche dopo le dimissioni dall’ospedale.

Inoltre, la pelle del bambino viene colonizzata dai batteri sani della madre in modo da ottenere una protezione contro le infezioni. È stato anche riscontrato come il contatto pelle a pelle migliori, laddove possibile, i tassi di sopravvivenza dei bambini nati pretermine.

Anche nei bambini ricoverati in un’unità di terapia intensiva neonatale la presenza dei genitori è di estrema importanza in quanto contribuisce a migliorare la saturazione di ossigeno e a ridurre i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) soprattutto a seguito di procedure mediche dolorose.

I benefici dello skin to skin non sono solo quelli per il bambino. È stato infatti dimostrato come anche per le madri l’immediata vicinanza del proprio bambino riduca il rischio di depressione post partum.

Skin to skin: il ruolo del padre

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Fonte: iStock

Sebbene nelle prime ore dopo la nascita il ruolo della madre sia predominante anche “semplicemente” perché è il genitore con il quale il neonato ha condiviso l’intera gravidanza, lo skin to skin non è a esclusivo appannaggio delle donne. Anche i papà svolgono un ruolo essenziale, essendo anch’essi un caregiver di riferimento per il bambino.

Il contatto pelle a pelle si rivela indispensabile per conoscere e farsi conoscere dal bambino sin dai primi giorni dopo la nascita ma anche nelle settimane successive. Lo skin to skin, infatti, è un’esperienza utile e preziosa anche per accompagnare la crescita del neonato.

Le occasioni del babywearing, del bagnetto e del massaggio neonatale sono tutte importanti per esercitare il contatto pelle a pelle e sperimentarne tutti i benefici.

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