Partiamo da un dato di fatto: il 25% dei bambini al di sotto dei 5 anni soffre di problemi di insonnia. Il sonno dei neonati è quindi disturbato, incostante e incompleto, tanto che, come segnalano i pediatri, a causa dell’illuminazione artificiale, degli stili di vita frenetici e dell’uso fin dalla più tenera età degli strumenti elettronici, i neonati occidentali dormono due ore in meno rispetto agli altri.

Per problemi di questo tipo la saggezza popolare e le abitudini comuni portano a utilizzare la camomilla per contrastare i problemi di insonnia. Questo rimedio naturale può essere somministrato anche ai più piccoli? La camomilla fa bene ai neonati e, se sì, in che forme e dosi va assunta?

Un interessante elemento da prendere subito in considerazione è quello legato a come l’uso di erbe naturali durante la gravidanza, tra cui anche la camomilla, abbia influenzato la durata della gestazione e il peso del bambino alla nascita.

Questa considerazione è fondamentale non per creare facili allarmismi o per trarre affrettate conclusioni sull’uso della camomilla nei neonati, ma per contestualizzare la questione e comprendere come anche le sostanze naturali e i cosiddetti “rimedi della nonna” vadano presi con le dovute precauzioni, specie quando c’è in gioco la salute della mamma e del bambino.

Camomilla ai neonati: si può dare?

Se l’assunzione di camomilla è potenzialmente dannosa durante la gravidanza e non del tutto esente da rischi per i neonati, può avere effetti positivi per diversi scopi. Gli effetti positivi della camomilla nei neonati riguardano la risposta ai più comuni problemi di insonnia, nausea e vomito. L’importante è che sia somministrata sotto forma di infuso e in dosi non eccessive, sempre dietro indicazione del proprio pediatra.

Gli effetti della camomilla sui neonati

Sono diversi gli effetti benefici della camomilla anche sui neonati. La camomilla, infatti, non è solo l’estratto di tisana che si è soliti bere la notte quando non si prende sonno o ci si sveglia nel cuore della notte, ma una pianta erbacea dai diversi usi medicinali.

Ha proprietà benefiche per il trattamento dei disturbi digestivi, per contrastare le irritazioni e le infiammazioni della pelle e delle mucose, così come rimedio delle irritazioni del tratto respiratorio provocate dal raffreddore.

Camomilla neonati: da quando si può dare?

Il consiglio è quello di attendere almeno sei mesi prima di dare la camomilla ai neonati, mantenendo sempre a mente precise indicazioni. La prima è di seguire sempre le indicazioni del pediatra ed evitare sempre soluzioni improvvisate o di dubbia efficacia. Inoltre è importante non esagerare con le dosi e orientarsi su quantità non superiori ai 30-40ml.

Se l’uso della camomilla è orientato a migliorare il sonno dei bambini, è sconsigliato dargliela durante i risvegli. Così come è consigliato non far mangiare o bere troppo i bambini prima di metterli a dormire. È preferibile porgere loro un oggetto che li rassicuri, come può essere il ciuccio, che li aiuti a riaddormentarsi velocemente e serenamente.

Camomilla neonati: controindicazioni ed effetti collaterali

Come anticipato sono tante le controindicazioni e le perplessità legate alla somministrazione di camomilla ai neonati. Questo perché la camomilla può essere responsabile di eccessiva sonnolenza, vomito e reazioni allergiche, soprattutto nei bambini che soffrono di allergie. Inoltre, essendo la camomilla ricca di zuccheri, può incidere negativamente sullo sviluppo dei denti dei neonati.

Ci sono anche diversi studi che rivelano delle criticità sull’uso della camomilla nei neonati per il trattamento delle coliche dei neonati. Gli esami condotto individuando delle possibili correlazioni con il botulismo.

Va infine sottolineato come l’uso della camomilla per l’alimentazione dei neonati possa incidere negativamente sull’allattamento a richiesta:

Se, infatti, senza stretta necessità, il latte materno viene alternato con altri liquidi come latte artificiale, acqua zuccherata o camomille/tisane, allora il bambino succhierà meno al seno materno e stimolerà meno la ghiandola mammaria della mamma, che finirà per sottostimare la produzione di latte, venendo a produrre effettivamente meno latte.

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