Posizioni del feto: da cosa dipendono e perché è importante monitorarle

Durante le settimane di gravidanza il feto si muove liberamente assumendo diverse posizioni, fino a quando non si stabilizza in preparazione del parto. Parliamo di posizione e presentazione cefalica, podalica, trasversale scoprendo differenze e criticità di ciascuna di esse.

Il feto all’interno dell’utero si muove, tanto che a partire dalla 16ma settimana di gravidanza è possibile iniziare a percepire i movimenti fetali. Questi movimenti portano a modificare nel corso del tempo le posizioni del feto, un aspetto importante da conoscere e monitorare in quanto ha fondamentali implicazioni sulla modalità e la qualità del parto.

Durante la gravidanza il feto si sviluppa nell’ambiente protetto dell’utero materno ed è al suo interno che cresce, anche e soprattutto di dimensioni. Se dopo 10 settimane ha una lunghezza di circa 3cm arriverà a raggiungere poco meno di 50 centimetri intorno alla trentasettesima settimana di gestazione.

Il feto si muove nel liquido amniotico nel quale è immerso e più è piccolo e più avrà maggiori possibilità di movimento; con il passare delle settimane lo spazio a disposizione si ridurrà (il feto cresce più di quanto aumentano il volume dell’utero) e tra la trentaduesima e la trentaseiesima settimana di gestazione solitamente si tende a consolidare una posizione.

Con l’inizio del travaglio, il canale del parto (cervice, vagina e vulva) tende a dilatarsi e a prepararsi per consentire la discesa del bambino in modo che possa fuoriuscire dal corpo materno. Non tutte le posizioni del feto sono uguali e alcune di queste sono migliori rispetto alle altre per assicurare un parto naturale e meno difficoltoso.

Quando si parla di posizioni del feto è utile e necessario fare un chiarimento su due termini utilizzati spesso come sinonimi ma che in realtà indicano due realtà differenti, ovvero posizione e presentazione. La posizione fetale fa riferimento all’orientamento del bambino rispetto alla schiena della donna. Il feto può quindi essere in posizione frontale alla schiena della donna (quindi come in posizione prona) o di schiena e frontale all’addome (come in posizione supina).

La presentazione fetale, invece, indica qual è la parte del corpo del bambino rivolta verso l’apertura del canale del parto. Per questo motivo si parla di malposizionamento e malpresentazione fetale in relazione, come vedremo, alle combinazioni di posizioni e presentazioni che il feto può avere al momento dell’inizio del travaglio e che possono costituire una complicazione della gravidanza con relativo pericolo o maggiore difficoltà nel parto sia per la donna che per il bambino.

Posizioni del feto: da cosa dipendono?

Che il feto cambi posizioni nel corso della gravidanza è completamente normale e dipende dal fatto che si tratta di un corpo immerso in un fluido. In maniera fisiologica il feto tende a prepararsi per il parto e la posizione e la presentazione migliori sono quelle che vedono il bambino testa in giù e frontalmente alla schiena materna. Ma non è sempre così.

Perché un feto assuma una posizione e una presentazione differente da quella migliore per il parto non è ancora del tutto chiaro, ma ci sono dei fattori di rischio che aumentano la probabilità di una malpresentazione. Tra i principali rientrano le condizioni della placenta per le quali quest’organo si è inserito a una particolare profondità o ha un difetto di aderenza. Rientrano tra questi la placenta accreta, la placenta previa e tutte le altre complicanze placentari.

A influire sulle posizioni del feto può essere anche una maggiore quantità di liquido amniotico (polidramnios), la conformazione ossea del bacino materno, una malformazione uterina, la presenza di tumori pelvici, fibromi o miomi uterini, un cordone ombelicale troppo corto, delle malformazioni fetali, una gravidanza gemellare e dei deficit motori del feto.

Anche un parto prematuro può essere considerato un fattore di rischio in quanto il feto potrebbe non aver avuto il tempo per posizionarsi correttamente.

Come capire la posizione del feto

Tramite le indagini ecografiche il ginecologo è sempre in grado, soprattutto dal secondo trimestre in poi, di verificare la posizione del feto. È importante precisare che il bambino può girarsi in qualsiasi momento e la donna non sempre se ne rende conto (soprattutto quando il feto è di dimensioni più piccole).

Ogni donna può percepire dei segnali per comprendere in che posizioni si trova il feto durante il corso della gravidanza. in base alle pressioni esercitate dagli arti superiori e inferiori (soprattutto mani e piedi) è possibile immaginare come si è posizionato il bambino.

Se il bambino è sdraiato con la schiena rivolta verso la schiena della madre è possibile che la donna possa percepire una pancia più morbida e un ombelico meno sporgente. Se invece si trova con il volto rivolto verso la schiena è probabile che i movimenti fetali vengano percepiti come calci all’altezza delle costole.

Le possibili posizioni del feto

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Fonte: iStock

Esistono numerose posizioni che il feto può assumere durante la gravidanza; l’attenzione è quella che egli ha al momento dell’inizio del travaglio (o nelle settimane precedenti quando difficilmente, dato lo spazio ridotto, riuscirebbe a muoversi) in quanto influisce sia sul tipo di parto che sui rischi a esso legato. Le principali posizioni sono:

  • presentazione cefalica;
  • presentazione podalica;
  • presentazione trasversale;
  • distocia di spalla.

Posizione e presentazione cefalica

Quando il bambino è a testa in giù, ovvero con il cranio rivolto verso il canale del parto, si parla di posizione e presentazione cefalica. È la presentazione più comune e migliore per il parto vaginale in quanto le ossa del cranio sono sufficientemente flessibili per passare agevolmente attraverso il canale del parto. A differenza di quanto comunemente si crede anche la posizione cefalica può avere delle anomalie. Se il bambino è posizionato con il viso rivolto verso l’addome materno, infatti, il travaglio potrebbe rivelarsi più doloroso e prolungato.

Posizione e presentazione podalica

Opposta alla posizione cefalica c’è la presentazione podalica, quella nella quale il feto è rivolto con le natiche o con i piedi verso il canale del parto. Questa è la seconda malpresentazione più comune e sebbene di per sé non escluda del tutto la possibilità del ricorso al parto vaginale è un’eventualità rischiosa per le lesioni che si possono verificare e per il rischio che la testa rimanga intrappolata con il conseguente decesso del bambino.

Posizione e presentazione trasversale

In questi casi il bambino è sdraiato e di traverso rispetto al canale del parto. A meno che non si giri in tempo il ricorso al taglio cesareo è l’unica soluzione possibile. Il parto vaginale è impossibile in quanto la prima parte a entrare nel canale del parto sarebbe la spalla che rischierebbe di bloccarsi e impedire il proseguimento della discesa. Solo nel caso in cui il feto in posizione trasversale sia il secondo di una coppia di gemelli è possibile ruotarlo manualmente e proseguire con un parto vaginale.

Distocia di spalla

Discorso a parte va rivolto alla cosiddetta distocia di spalla, ovvero la condizione per cui il feto, pur essendo in presentazione ottimale (cefalica) ha una spalla bloccata nell’osso pubico materno. Oltre a essere un ostacolo per la discesa nel canale del parto in questa condizione la sopravvivenza del feto è a rischio in quanto la sua testa viene tirata all’indietro con il cordone ombelicale e il torace compressi dal canale del parto. Questo insieme di elementi può rivelarsi fatale in quanto il bambino non riesce a respirare e vi è una riduzione di livelli di ossigeno nel sangue.

Posizioni del feto: perché è importante monitorarle

L’importanza sulle posizioni del feto è legata alle conseguenze che queste hanno sul parto. Nelle malpresentazioni, infatti, il travaglio è più difficoltoso e prolungato e spesso il parto vaginale può non essere possibile e l’unica alternativa praticabile è il ricorso al taglio cesareo. Inoltre a prescindere dalla modalità di parto una posizione e presentazione del feto non corretta può causare un trauma durante il parto, un basso pH neonatale, delle lesioni, un’emorragia e, nei casi più gravi, la morte del bambino.

Esistono diverse tecniche per provare a stimolare il feto a muoversi e a cambiare posizione in maniera naturale. È il caso della moxa o di alcune posizioni che la donna può assumere per favorire la rotazione del bambino, ma che non sono sempre efficaci.

Il ricorso al cosiddetto rivolgimento per manovre esterne, invece, per il quale vengono esercitate delle pressioni sull’addome per far ruotare il bambino, è altrettanto poco efficace e spesso associata a numerosi rischi, sia per la donna che per il bambino.

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