Manovra di McRoberts, la tecnica per risolvere la distocia di spalla

Può capitare che durante il parto il bambino rimanga bloccato con le spalle. Per liberare il passaggio esistono diverse manovre ostetriche, come quella di McRoberts. Scopriamo quando si può eseguire e quali sono i rischi.

Nonostante sia un evento naturale e fisiologico la cui gestione è stata nettamente migliorata nel corso degli ultimi decenni, il parto continua a suscitare timori nelle donne a causa delle sue possibili complicazioni. Tra le paure più diffuse c’è quella di dover andare incontro a un parto distocico, ovvero un travaglio e un parto difficoltoso.

Tra le cause di una condizione di questo tipo è la cosiddetta distocia di spalla, una realtà diffusa tra lo 0.01% e l’1.3% dei casi nella popolazione generale. Per provare a risolverla, scongiurando il ricorso al parto cesareo e continuare con il parto naturale, viene indicata la cosiddetta manovra di McRoberts.

Cos’è la manovra di McRoberts?

Propriamente la manovra di McRoberts è la prima delle cinque manovre atte a consentire il passaggio del feto in posizione cefalica che non riesce a procedere con il disimpegno delle spalle dopo aver regolarmente disimpegnato la testa.

Consiste in una flessione forzata (iperflessione) delle cosce della donna sull’addome in modo da consentire la rotazione della sinfisi pubica (l’articolazione cartilaginea che unisce le due parti del pube che ha lo scopo di permettere di sorreggere il peso della parte superiore del corpo) in modo da migliorare la capacità pelvica e consentire il disimpegno delle spalle e il completamento della nascita del bambino.

Quando si parla di manovre ostetriche è doveroso porre l’attenzione sull’evitare qualsiasi tipo di generalizzazione. Ci sono pratiche, come nel caso della manovra di Kristeller, che sono assolutamente vietate, pericolose (per la madre e il bambino) e lesive della dignità della donna. Altre, invece, previste anche dalle linee guida ufficiali, che rientrano per così dire nell’assistenza al parto e il cui svolgimento dipende dalla coscienza e competenza di chi segue il parto.

Non tutte le manovre sono uguali e si diversificano anche per il differente grado di complessità e invasività, tanto che è importante saperle distinguere prevalentemente in virtù della pericolosità e violazione della dignità della donna e del bambino che durante il parto non sono mai problemi da risolvere o malati da curare ma persone da rispettare e tutelare.

Distocia delle spalle: cos’è e i rischi

Per capire la manovra di McRoberts, in cosa consiste e quando è raccomandata, bisogna fare un passo indietro e capire quali sono le indicazioni da seguire durante il parto naturale. Se non ci sono complicazioni il bambino passa nel canale del parto e fuoriesce prima con la testa, poi con le spalle e infine con il resto del corpo.

Può capitare, anche se è un’eventualità rara, che la spalla del bambino si scontri contro l’osso pubico materno non riuscendo a passare dalla vulva come invece ha correttamente fatto la testa. In questi casi la testa del feto è trattenuta contro i genitali esterni e la rotazione del bambino è difficoltosa o impossibile.

Di fronte a una complicanza di questo tipo si procede con una trazione moderata della testa del bambino verso il basso con l’obiettivo di consentire l’espulsione delle spalle. Qualora questo si rivelasse inefficace lo step successivo è quello di ricorrere alla manovra di McRoberts. Parliamo di una pratica che ha una ridotta morbilità rispetto ad altre manovre e per questo è consigliata laddove necessario.

Ci sono diversi fattori di rischio che possono favorire la distocia di spalle e, quindi, l’eventuale ricorso alla manovra di McRoberts. I principali sono la macrosomia fetale, una pregressa distocia di spalle o, ancora, il diabete gestazionale.

Manovra di McRoberts: come si esegue?

La manovra di McRoberts si esegue cambiando la posizione della donna durante la fase espulsiva portandole le cosce in flessione forzata sull’addome e tenendo le ginocchia moderatamente divaricate (senza ruotare i piedi verso l’esterno). Questa operazione richiede l’intervento di due operatori ognuno dei quali esercita la dovuta pressione su una gamba della partoriente.

Rischi e conseguenze della manovra di McRoberts

La maggior parte dei rischi legati alla manovra di McRoberts sono associati al tempo prolungato impiegato per il completamento di queste operazioni. Tra le conseguenze più gravi sono da segnalare la neuropatia degli arti inferiori determinata dalla prolungata compressione del nervo femorale, così come la separazione sinfisaria, ovvero il distacco delle superfici dell’articolazione pelvica che si rivela particolarmente doloroso. Sono stati registrati anche casi di lussazione dell’articolazione sacroiliaca.

Un’altra delle conseguenze più gravi è quella di essere svolta in maniera errata e con un’eccessiva pressione sul fondo che può peggiorare la situazione o determinare addirittura la rottura dell’utero. La manovra di McRoberts è anche associata a un aumento dell’ampiezza delle contrazioni, della pressione uterina, e della forza espulsiva.

Infine è utile ricordare come in caso di fallimento della manovra di McRoberts è indicato di praticare l’episiotomia, l’intervento chirurgico con il quale creare lo spazio sufficiente per il passaggio del bambino. Questa è una pratica da seguire solo in casi di emergenza essendo considerata dannosa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

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