Nello sviluppo del feto la formazione del cuore e l’inizio dell’attività cardiaca sono tra le più precoci. Già alla sesta settimana di gravidanza, come riferito da Medical News Today, il tubo cardiaco primitivo inizia ad andare incontro a una serie di trasformazioni e modifiche che porteranno alla separazione e sviluppo dei ventricoli e degli atri (settima settimana), alla formazione delle valvole tra gli altri e i ventricoli (ottava settimana) e alla formazione dell’aorta e della vena polmonare (nona settimana), tanto che entro la decima settimana di gestazione il cuore del feto è completamente sviluppato.

In questo periodo è già possibile misurare il battito fetale, un’indicazione fondamentale sia per accertare la vitalità del feto che per monitorare diverse condizioni di salute.

Quando si inizia a sentire il battito fetale?

Già a 34 giorni di gestazione (poco meno di 6 settimane) è possibile con una ecografia transvaginale misurare il battito cardiaco fetale.

Per farlo, precisa il portale Radiopaedia, è necessario che la lunghezza vertice-sacro (CRL) del feto sia uguale o superiore a 7mm, altrimenti è possibile diagnosticare la morte embrionale (poi confermata con ulteriori ecografie e con la misurazione dei valori calanti della beta-hCG).

I valori e le frequenze normali

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Fonte: iStock

La frequenza cardiaca fetale (FHR) ha un andamento variabile nel corso della gravidanza e questo è un dato utile da monitorare per verificare lo stato di salute del feto nelle varie settimane di gestazione.

Il portale Radiopaedia precisa come la normale frequenza cardiaca è quella che va da 120 a 160 battiti al minuto (bpm). All’inizio della gravidanza (verso la decima settimana) il battito fetale può aumentare fino a 170 bpm per poi diminuire e assestarsi fino alla fine della gestazione in una gravidanza a termine a circa 130 bpm. I valori di riferimento sono:

  • 110 bpm entro 5-6 settimane;
  • 170 bpm entro 9-10 settimane;
  • 150 bpm entro 14 settimane;
  • 140 bpm entro 20 settimane;
  • 130 bpm entro terzo trimestre.

La frequenza cardiaca fetale è generalmente regolare ma si considera normale una variazione di 5-15 battiti al minuto.

Cosa fare se il battito è assente o anormale?

La misurazione del battito fetale condotta durante i vari controlli di routine può evidenziare diversi valori fuori dalla norma.

  • Una frequenza cardiaca fetale lenta viene definita bradicardia fetale (con battiti inferiori a 100 bpm prima della sesta settimana di gestazione o inferiori a 120 bpm tra la sesta e la settima).
  • Al contrario una frequenza cardiaca accelerata viene chiamata tachicardia fetale (con una frequenza cardiaca superiore a 160-180 bpm).
  • La tachiaritmia fetale, invece, è quella condizione per cui la frequenza cardiaca fetale è accelerata e irregolare.

L’assenza del battito cardiaco indica invece che lo sviluppo dell’embrione si è interrotto e si è in presenza di un aborto spontaneo. L’assenza di un battito cardiaco normale, spiega il portale WebMD, non significa necessariamente un esito tragico, ma resta comunque il segno che il feto non riceve sufficiente ossigeno.

Inoltre, i risultati della misurazione del battito fetale possono essere alterati se il feto non si trova in una posizione corretta, vi è troppo liquido amniotico (polidramnios) o se la donna è in obesa.

Il monitoraggio del battito fetale: quando serve

Alla luce dell’importanza di conoscere il battito fetale, si comprende l’utilità di misurarlo mediante apposito monitoraggio della frequenza cardiaca. Il ricorso a questo tipo di controllo si rende necessario in presenza di una gravidanza a rischio, prevalentemente in presenza di diabete gestazionale, pressione alta e uno sviluppo e una crescita anormale del feto.

Il ricorso al monitoraggio del battito fetale avviene inoltre di routine, come riportato dal Manuale MSD, nelle donne appena vengono ricoverate per il parto. Questo controllo ha lo scopo di evidenziare segni di sofferenza fetale, in quanto la presenza di alcune alterazioni della frequenza cardiaca durante le contrazioni può indicare un’insufficiente ossigenazione.

I rilevatori del battito fetale: quando e come usarli

Il John Hopkins Medicine riferisce come esistano due metodi per eseguire il monitoraggio del battito fetale: uno esterno e uno interno. Il monitoraggio cardiaco esterno è quello che si avvale di un dispositivo da posizionare sull’addome della donna con lo scopo di ascoltare e registrare il battito fetale. Può essere un dispositivo a ultrasuoni (Doppler fetale) oppure un stetoscopio ostetrico. Con i dispositivi a ultrasuoni la sonda posta sull’addome invia i segnali a un computer che registra, monitora e visualizza sullo schermo (per poi stamparli su carta) gli esiti delle misurazioni.

Il monitoraggio interno, invece, avviene mediante l’inserimento di un elettrodo all’interno della vagina per collegarlo al cuoio capelluto del feto; l’altra estremità del sensore è collegata al computer. Questa misurazione è più affidabile in quanto non ci sono movimenti o condizioni che possono alterare le rilevazioni.

Allo stesso tempo è un controllo che può essere effettuato solamente se le acque si sono rotte e se la cervice è dilatata. Inoltre questo metodo è associato a fastidi, rischio di infezioni e possibilità di lasciare lividi o graffi sulla testa del bambino.

Si ricorre al monitoraggio interno quando con quello esterno non si ottengono rilevazioni o quando si sospettano problemi durante il travaglio. È invece controindicato in caso di positività all’HIV per il rischio di trasmettere l’infezione al nascituro.

I dispositivi casalinghi

Esistono anche dispositivi portatili (acquistabili online o in farmacia) che consentono la misurazione del battito fetale ma potrebbero rappresentare (anche per un errato posizionamento) una fonte di stress che è preferibile evitare.

A questo proposito, è necessario anche sottolineare come lo stesso monitoraggio cardiotocografico (CTG) antepartum per il monitoraggio elettronico della frequenza cardiaca fetale non deve essere mai proposto nelle gravidanze a basso rischio. Questo perché, come riportato dalle linee guida della Società Italiana di Ginecologica e Ostetricia (SIGO), i risultati offerti non sono, per un improprio utilizzo e per la mancanza di criteri univoci, adeguati come test di screening.

La diffusione, specie nel nostro Paese, del ricorso alla cardiotocografia antepartum nelle gravidanze a basso rischio è legata, spiega l’Associazione dei Ginecologi Italiani: ospedalieri, del territorio e liberi professionisti per la paura di implicazioni medico-legali. Anche perché, precisa la SIGO, l’Italia è uno dei pochi Paesi al mondo nel quale l’errore sanitario è trattato a livello penale.

In presenza di una frequenza cardiaca anormale il medico può valutare, a seconda dell’epoca gestazionale, la somministrazione di farmaci o di ossigeno e, nei casi in cui vi siano possibilità di sopravvivenza, un parto pretermine.

Consigli e raccomandazioni per la salute del feto

Come si tutela la salute del feto? Se per alcuni fattori l’incidenza genetica è dominante ci sono tutta una serie di elementi che la donna in gravidanza può mettere in atto per assicurare uno sviluppo sano del bambino (e anche della sua stessa salute).

In questo senso si rivelano fondamentali i controlli medici di routine (alcuni dei quali previsti gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale) e gli screening prenatali utili per individuare (o stimare) le possibili condizioni cliniche critiche per le quali in alcuni casi è possibile intervenire o prevenire per evitare ulteriori complicazioni. Molto importante anche la supplementazione di acido folico per prevenire diversi difetti congeniti.

È indispensabile poi concentrare l’attenzione sull’alimentazione (sia sulla quantità che sulla tipologia di cibi e bevande) e sullo stile di vita sano da adottare. Vanno assolutamente evitati fumo e alcol e ridurre il più possibile le fonti di stress e l’esposizione a elevate fonti di calore, sostanze tossiche e prodotti chimici.

Si rivela utile la regolare attività fisica sia per il mantenimento del peso (e il prevenire alcune condizioni critiche) che per facilitare il travaglio e il parto.

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