
Durante la gravidanza è vietato donare il sangue. Scopriamo perché e quali sono i rischi legati alla donazione di sangue durante la gestazione.
L'allergia in gravidanza è abbastanza comune e i sintomi possono peggiorare a causa dei cambiamenti ormonali cui va incontro la futura mamma.
La risposta è sì, ma ovviamente devono essere prescritti dal proprio medico poiché non tutti sono sicuri per la futura mamma e per il bimbo che ha in grembo. E, prima ancora di assumere farmaci, è opportuno identificare e allontanare l’allergene che ha causato la reazione allergica.
L’allergia è una risposta anomala, fuori misura, del nostro sistema immunitario quando viene in contatto con sostanze estranee, i cosiddetti allergeni.
Non è detto che queste sostanze causino sempre le stesse reazioni. La risposta è infatti molto individuale. Chi è allergico riconosce come nocive delle sostanze che sono innocue per i soggetti non allergici, come ad esempio i pollini, gli alimenti, i peli degli animali.
Ci sono anche situazioni in cui, per uno stesso individuo, l’organismo può rispondere in maniera diversa. Un esempio, è la gravidanza: a soffrire di allergie è il 20% delle donne in dolce attesa. Attenzione però a non fraintendere: non è detto che la gestazione aumenti necessariamente il rischio di insorgenza di reazioni allergiche, questa tendenza può anche diminuire o restare inalterata.
Soprattutto nelle prime settimane di gravidanza, quando il sistema immunitario è un po’ più acquietato per evitare il rigetto dell’embrione.
Come riconoscere una reazione allergica? I sintomi classici dell’allergia sono:
Questi sintomi possono peggiorare durante i nove mesi di gestazione a causa dei cambiamenti ormonali cui va incontro la futura mamma: il 30% delle donne in dolce attesa presenta sintomi allergici più acuti. A maggior rischio di una risposta forte del sistema immunitario sono soprattutto il secondo e il terzo trimestre di gestazione.
Se durante le ultime settimane prima del parto i sintomi dell’allergia non dovessero essere sotto controllo, può essere indicato per la futura mamma sottoporsi al parto cesareo.
I farmaci antistaminici per la cura e il controllo delle malattie allergiche non sono dannosi per il feto ma, al contrario, proteggono la sua salute e quella della madre. Può essere più pericoloso sospendere o evitare di assumere i farmaci antistaminici perché si corre il rischio che un’allergia, non tenuta sotto controllo in maniera adeguata, si acutizzi e comporti delle complicanze.
Tuttavia, poiché non tutti i farmaci antistaminici possono essere considerati del tutto sicuri se assunti in gravidanza, prima di assumerli occorre consultare il proprio medico.
Una donna in dolce attesa che sa già di essere un soggetto allergico è opportuno che avvisi prontamente il proprio ginecologo, in maniera da concordare insieme a un allergologo un piano d’azione che miri a prevenire eventuali reazioni allergiche in gravidanza.
Il trattamento delle allergie prevede innanzitutto l’allontanamento degli allergeni che hanno scatenato la sintomatologia. Oltre questo, è prevista anche una terapia farmacologica. Di norma, questa terapia non è necessaria per le pazienti in gravidanza con sintomi lievi o di breve durata.
Tuttavia, qualora si rendesse necessario intervenire con dei farmaci antistaminici, è consigliabile prescrivere quelli più efficaci per la futura mamma e con i minori rischi per il bimbo. Ad esempio, è consigliata la somministrazione di farmaci di cui si ha maggior esperienza clinica, in quanto sono usati da più tempo, al più basso dosaggio che garantisca comunque efficacia terapeutica.
Si raccomanda, inoltre, di assumere il farmaco in mono-terapia, per evitare possibili interazioni con altri medicinali.
Tra i farmaci più indicati ci sono gli antistaminici per uso topico, quelli intranasali, come l’azelastina o la levocabastina, o gli antistaminici orali come la cetirizina e la loratadina.
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