Una cosa che a me non sarebbe mai potuta capitare. Così, in un certo senso, ho considerato per anni l’endometriosi. Sapevo cosa fosse, avevo amiche costrette a conviverci, mi capitava spesso di leggere articoli, post e racconti sul tema. Eppure mi sembrava un’eventualità remota, lontana dal mio quotidiano e dalla mia vita. Un’ipotesi teorica dalla quale, in fondo, sentivo di essere stata ormai risparmiata.

Ingannata dai sintomi

Ho avuto le prime mestruazioni prima ancora di compiere 10 anni, e da allora il mio ciclo è sempre stato regolare, e mai particolarmente doloroso né tantomeno “emorragico”. Nonostante l’utero retroverso e la cervice ribassata, ho concepito i miei due figli senza alcun tipo di difficoltà, a distanza di appena un anno e mezzo l’uno dall’altra (la secondogenita, addirittura, ha deciso per noi prima ancora che la mettessimo in cantiere).

Mi sono sentita benedetta da questo privilegio, e semmai mi sono preoccupata più di fare una contraccezione efficace, che della possibilità di avere una patologia a carico dei miei organi riproduttivi. Mai avrei pensato, insomma, di avere l’endometriosi.

Di arrivare a dovermi operare di endometriosi, di perdere addirittura un ovaio a causa dell’endometriosi. E invece, alla soglia dei 40 anni, è esattamente in questo modo che è andata, in una escalation di eventi che mi ha sorpreso per la sua rapidità.

Una diagnosi tardiva?

Come accade per tante ragazze e donne alle prese con l’endometriosi, anche per me la diagnosi non è probabilmente stata molto tempestiva. Quella che credevo una cisti ovarica “funzionale”, perché per tanti anni mi era stata “raccontata” così, senza alcun riferimento a possibili patologie, in realtà non era altro che un endometrioma, che nell’ultimo anno ha preso a ingrandirsi rapidamente, fino a raggiungere dimensioni ragguardevoli e non più trascurabili.

E così, dopo una risonanza magnetica, una cura ormonale che non è bastata per arrestare perlomeno la “crescita” della cisti, e un faticoso lockdown, mi sono ritrovata in ospedale per un intervento in laparotomia. Lo stesso ospedale dove, quasi sei anni fa, è nata mia figlia. Oltre al famigerato endometrioma (alla fine grande praticamente quanto la testa di un neonato), il chirurgo ha sottratto al mio corpo anche un ovaio e una tuba, ormai compromessi in modo irreparabile dall’endometriosi.

Tutto quel tempo perso

Quello che mi sono detta, nelle notti insonni di ricovero, è che forse avrei dovuto accorgermene prima, forse avrei potuto e dovuto capire. Anche se le mestruazioni non mi hanno mai fatto patire, per anni ho “sopportato” ovulazioni molto dolorose, dicendomi che poteva dipendere da questa famigerata cisti con cui convivevo da chissà quanto.

E, in effetti, non ho mai ritenuto necessario indagare più a fondo sulla natura e sulle cause di questo disturbo, andando avanti per la mia strada come se niente fosse. Un intervento più precoce, chissà, avrebbe forse potuto salvarmi l’ovaio, o magari addirittura evitare di finire sotto i ferri.

Nel mio caso, si è trattato “soltanto” di affrontare un’operazione – resa più complessa dall’impossibilità di ricorrere alla laparoscopia – e rinunciare a una gonade: un sacrificio relativo, visto che i miei progetti di maternità si sono per fortuna già computi.

Ma tante altre donne non se la cavano con un dazio altrettanto accettabile. Per questo, nella maniera più assoluta, il mio consiglio è di andare a fondo, soprattutto in caso di mestruazioni dolorose (non siete voi a essere “deboli”, o lamentose, e non è affatto normale soffrire tanto per il ciclo mestruale!), o, come nel mio caso, ovulazioni che fanno male. Affidatevi a un ginecologo esperto, o a un centro specializzato in edometriosi e adenomiosi. E non fermatevi finché non avrete ottenuto una diagnosi, e una spiegazione convincente per i vostri disagi.

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