Dopo il parto allattare al seno è il modo più naturale di instaurare un legame emotivo con il bambino e donargli i nutrienti di cui ha bisogno, secondo le linee di indirizzo dell’OMS riprese anche dal Ministero della Salute, che ricorda:

Il latte materno è il modo normale di alimentare i neonati, anche prematuri, e i bambini piccoli. Possiede tutti i nutrienti necessari nella prima fase della loro vita e contiene sostanze in grado di proteggerli da infezioni e a favorirne il corretto sviluppo. Il latte materno modifica nel tempo la sua formula adattandosi alle esigenze del bambino. In più è di estrema praticità: è sempre pronto, sempre fresco e sempre alla temperatura giusta.

Non tutte le mamme allattano il proprio figlio al seno: in alcuni casi il latte materno non è sufficiente per alimentare correttamente il neonato, oppure la mamma deve allontanarsi e non può garantire l’allattamento (adottando quindi l’allattamento misto), o, ancora, sceglie di non allattare il bambino al seno.

Come prepararsi all’allattamento al seno?

L’allattamento al seno è un evento naturale ma spesso sottoposto ai giudizi (e ai pregiudizi) altrui. Per affrontarlo serenamente è utile prepararsi in anticipo informandosi e, se necessario, chiedendo il sostegno di una professionista.

In questo video i consigli delle ostetriche Barbara e Paola dello Studio di arte ostetrica Inanna, che spiegano come prepararsi al meglio all’allattamento (e preparare le persone intorno).

Allattamento al seno, i 5 consigli per le mamme

Ogni poppata ha durata variabile da 5 a 40 minuti circa. Per la mamma e il bambino è importante assumere una posizione comoda e il più possibile rilassante. Ecco i consigli degli esperti, utili soprattutto per le prime poppate:

  1. prova diverse posizioni e sistemazioni fino a quando non avrai individuato la migliore
  2. non cominciare a dare da mangiare al piccolo fino a quando non sarete entrambi comodi
  3. avvicinalo al seno senza forzarlo
  4. per cominciare la poppata il piccolo dovrebbe spalancare la bocca come per fare uno sbadiglio
  5. se quando il piccolo inizia a succhiare senti dolore, interrompi l’allattamento mettendo un dito tra la sua bocca e il capezzolo, e riprova dopo un po’.

Una volta che il bambino si sarà abituato a succhiare dal seno l’allattamento dovrebbe procedere senza particolari difficoltà. Potrebbero però sorgere alcuni fastidi fisici dovuti alla suzione del neonato, come la comparsa di ragadi al seno. In questo caso può essere anche necessario sospendere l’allattamento (che nel frattempo sarà diventato doloroso).

Non esistono regole fisse e ogni donna troverà la posizione più adatta. In particolare se si è avuto un parto cesareo, ad esempio, potrebbe risultare più faticoso allattare da sedute, e sarà più facile assumere una posizione distesa. Anche un cuscino per l’allattamento potrebbe essere un valido aiuto.

È importante ricordare che i neonati non si allattano al capezzolo, ma al seno. La bocca del bambino deve essere ben aperta, con l’areola visibile sopra il labbro superiore ma non visibile sotto il labbro inferiore.

Il labbro inferiore deve essere all’infuori e le guance devono apparire piene e tonde senza fossette: ciò significa che il bambino non sta eseguendo un movimento di premitura ma sta succhiando il capezzolo.

Di solito il bambino si stacca dal seno spontaneamente quando ha finito di succhiare, ma se proprio bisogna toglierlo si consiglia di farlo con delicatezza, infilandogli un dito in bocca in corrispondenza dell’angolo delle labbra per evitare trazioni sul capezzolo e l’areola.

Orari e frequenza dell’allattamento al seno

Il lattante compie dai 60 ai 90 atti di suzione al minuto. Le fasi principali della suzione sono:

  • compressione del capezzolo con le labbra
  • protrusione della lingua per afferrare capezzolo e areola
  • aspirazione del capezzolo nel cavo orale: la lingua spinge il capezzolo all’indietro contro il palato attirando l’areola dentro la bocca
  • compressione del capezzolo tra lingua e palato, con conseguente spremitura del latte dai dotti galattofori.

Di solito l’allattamento è a richiesta: il bambino viene cioè attaccato al seno tutte le volte che mostra di avere fame, a intervalli di 2-3 ore durante il giorno, un po’ meno durante la notte. La poppata dura circa mezz’ora.

All’inizio c’è sempre un periodo di rodaggio, durante il quale ci può essere un po’ di confusione, ma man mano che il bambino diventa più grande i suoi orari si stabilizzano e diventa più facile: è molto frequente, sopratutto per le nuove mamme, incontrare nei primi tempi delle difficoltà.

L’importante è non scoraggiarsi, perché come per tutte le cose che riguardano la maternità, anche per allattare serve pratica.

Allattamento al seno: cosa mangiare?

Durante il periodo dell’allattamento non è necessario privarsi di alcuni alimenti ma è consigliabile seguire le indicazioni nutrizionali valide anche per la gravidanza. L’allattamento aumenta in particolare il fabbisogno di proteine, minerali e vitamine (soprattutto B, A e D).

Per ristabilire gli apporti nutritivi si consiglia una dieta povera di grassi ma ricca di cibi freschi, frutta e verdura, ma anche legumi (che hanno un buon apporto proteinico e sono una valida alternativa ad un eccessivo consumo di carne) e cereali, meglio se integrali.

Allattamento al seno: fino a quando?

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità l’allattamento al seno in via esclusiva è raccomandato fino al sesto mese di vita del bambino. A partire da quel momento è possibile iniziare lo svezzamento e introdurre in modo graduale alcuni alimenti complementari, liquidi e solidi.

Durante lo svezzamento l’allattamento al seno può proseguire, consiglia l’OMS, anche fino ai due anni di vita del bambino o comunque fino a quando mamma e bambino lo desiderino.

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