Capezzoli secchi, ruvidi e con la presenza di piccole crepe superficiali sono un problema comune per molte donne. Un fenomeno che crea dolore e fastidi che richiedono interventi efficaci per alleviare un disagio spesso non indifferente. Il capezzolo screpolato è una condizione non necessariamente associata all’allattamento al seno ma che si può verificare, per una serie di fattori e condizioni, anche durante la gravidanza.

Facciamo chiarezza offrendo delle indicazioni su come prendersi cura del capezzolo per prevenire e risolvere la comparsa delle screpolature.

Capezzolo screpolato: quali sono le possibili cause?

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Fonte: iStock

Quando si parla di capezzoli screpolati si fa riferimento all’irritazione, all’arrossamento e alla formazione di croste nella zona del capezzolo o in quella immediatamente intorno.

Tra le possibili cause del capezzolo screpolato ci sono i cambiamenti ormonali (tipici della gravidanza e dell’allattamento), ma anche l’attrito con gli indumenti (specialmente quelli in cotone o in altro materiale in modo particolare per gli atleti per la presenza del sudore), i danni cutanei causati da tagli o colpi così come un’eccessiva secchezza dovuta all’esposizione a particolari condizioni ambientali e come reazione allergica a saponi, creme, profumi e detergenti contenenti sostanze irritanti che, specialmente in alcuni soggetti più sensibili, possono provocare la comparsa delle screpolature.

Il capezzolo screpolato in gravidanza

I cambiamenti ormonali tipici di tutto il periodo della gestazione sono alla base della comparsa del capezzolo screpolato. Sin dalle prime settimane di gravidanza, infatti, il seno aumenta di volume con l’afflusso di una maggiore quantità di sangue e la strutturazione dei dotti galattofori (i condotti tubolari presenti in ogni capezzolo tramite i quali viene trasportato verso l’esterno la secrezione lattea).

Il capezzolo screpolato in allattamento

I capezzoli screpolati (comunemente chiamati anche ragadi) sono più comuni durante l’allattamento al seno. Questi possono sono causati, come riportato dal MedicalNewsToday, da problemi nell’attaccamento del neonato durante l’allattamento al seno e dall’utilizzo di un tiralatte (soprattutto se di dimensioni non adeguate).

Uno studio pubblicato dal BMC Pregnancy and Childbirth riferisce come i capezzoli screpolati durante l’allattamento siano più comuni durante il primo mese dopo il parto. Tra i principali fattori di rischio ci sono il ricorso a tecniche di allattamento non adeguate, l’ingorgo mammario, il parto cesareo e l’uso del biberon.

Durante l’allattamento, specialmente all’inizio, il neonato può avere difficoltà ad attaccarsi. Una suzione prolungata e non produttiva (dovuta all’incapacità del bambino di attaccarsi correttamente) può irritare e sensibilizzare il capezzolo, che si secca provocando screpolature e a volte anche sanguinamenti.

L’uso del biberon può peggiorare le cose, in quanto il bambino utilizza due tecniche di suzione diverse per nutrirsi al seno o alla tettarella artificiale. Questo può determinare una confusione tale da rendergli più difficile l’attaccamento al seno aumentando il rischio delle screpolature del capezzolo.

I rimedi per alleviare il dolore

Per ridurre il dolore e il fastidio del capezzolo screpolato è utile bagnare i capezzoli con acqua tiepida, applicare degli impacchi caldi dopo la poppata, spremere un po’ di latte e strofinandolo sui capezzoli prima di ogni poppata e mantenere i capezzoli puliti e asciutti (lasciandoli asciugare preferibilmente all’aria), tra una poppata e l’altra.

Un aspetto da non sottovalutare è legato all’umidità. Il capezzolo screpolato non si forma solamente per un’eccessiva secchezza della pelle, ma anche in presenza di un’elevata umidità. Per questo motivo è consigliato di evitare l’utilizzo dei paracapezzoli o di reggiseni non traspiranti, in quanto potrebbero trattenere troppa umidità contro il capezzolo.

Similmente, come riportato dal MedicalNewsToday, è utile lavare i capezzoli e le mammelle solamente con l’acqua per evitare di rimuovere l’olio naturale prodotto in gravidanza dalle ghiandole intorno ai capezzoli, che ha la funzione di lubrificare la zona e proteggerla dall’azione dei batteri.

In un articolo pubblicato su Medico e Bambino viene inoltre precisato come l’applicazione di medicamenti locali (pomate, garzette, coppette d’argento, eccetera) sia da scoraggiare, in quanto non è provato che siano efficaci per ridurre i tempi di guarigione delle ragadi.

L’attenzione va rivolta, sia come cura che come prevenzione, alla corretta modalità d’attacco del bambino al seno. Per raggiungere questo obiettivo è necessario che la madre assuma una posizione comoda durante l’allattamento, che il bambino stia con il corpo rivolto verso quello della madre, che la bocca sia ben aperta con il mento aderente al seno e il labbro inferiore estroflesso.

Quando preoccuparsi?

Nel caso in cui il capezzolo screpolato non migliori o non si risolva dopo aver eseguito i rimedi casalinghi precedentemente illustrati è necessario consultare il medico. Una condizione di questo tipo non trattata e trascurata può evolvere in infiammazioni e infezioni responsabili di ascessi e mastite.

Anche nel caso in cui il capezzolo screpolato interferisse con l’allattamento o l’estrazione manuale del latte o si percepissero sintomi quali gonfiore, calore, secrezione e arrossamento del capezzolo e nell’area circostante è doveroso consultare un medico per individuare la causa e prevedere il trattamento risolutivo.

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