Nome estremamente diffuso in Italia nel XX secolo e divenuto meno popolare negli ultimi anni, Silvia è il continuo del latino Silvia, femminile di Silvius, entrambi nomi documentati solo a partire da Virgilio (I secolo a.C.), basati sul termine silva (“bosco”, “selva”). Il nome assume perciò il significato di “abitante della selva”, “che viene dal bosco”, etimologia condivisa con altri nomi quali Silvana, Silvestra, Silveria e Selvaggia.

In alcune varianti la prima i è sostituitia con una y; questo scambio, del tutto ingiustificato da un punto di vista linguistico, dipende da un’antica connessione paretimologica del latino silva con il greco ὕλη (hylē, “bosco”)[7].

Il nome è portato da alcune figure della mitologia romana, fra cui Rea Silvia, madre di Romolo e Remo, anche se la sua diffusione sul suolo italiano, attestata già a partire dal Medioevo, si deve principalmente al culto dei vari santi chiamati “Silvia” e “Silvio”, mentre in Inghilterra il nome venne introdotto da Shakespeare, che così chiamò uno dei personaggi della sua opera del 1594 I due gentiluomini di Verona.

Sylvi e Sølvi, due varianti del nome scandinavo Solveig, vengono occasionalmente usate come ipocoristici di Silvia.

L’onomastico generalmente viene celebrato il 3 novembre, in ricordo di santa Silvia, vedova, madre di Papa Gregorio I, ma anche il 15 dicembre, in onore di santa Silvia o Silviana, erudita di Costantinopoli che lottò contro le eresie.

Come detto, nel nostro Paese era un nome molto comune fino a diversi anni fa, tanto che nel 1999 erano ancora 2515 le neonate così chiamate; nel 2019, invece, il nome ha subito un brusco calo, ed è stato scelto “solo” per 358 bambine.

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