Nonostante il fascino esotico, Noah non è altro che la traduzione del nome biblico portato dal patriarca Noé, a cui Dio ordinò di costruire l’arca per mettersi in salvo dal diluvio universale. Non a caso, il film del 2014 con Russel Crowe è proprio ispirato alla vicenda biblica.

L’etimologia del nome deriva dall’ebraico נוֹחַ (Noach), non è del tutto certa, anche se generalmente viene fatto risalire alla radice נוּחַ (noach), che significa “riposo”, “calma”, mentre secondo altre versioni deriverebbe invece dal verbo niham, ovvero “alleviare”, e in questo senso assumerebbe quindi il significato di “colui che ha portato sollievo”.

Secondo alcuni dati risalenti agli anni ’70, Noé era presente nel nostro Paeser in circa 1700 occorrenze, sparse soprattutto tra Nord e Centro, ma, seppur più rara, era documentata anche la forma Nòe; nei Paesi anglofoni il nome si è invece diffuso nelle comunità cristiane dopo la Riforma Protestante, diventando molto comune presso i Puritani, e negli Usa il boom c’è stato a partire dagli anni ’90, diventando addirittura il nome più popolare tra i nuovi nati tra gli anni 2013 e 2016.

In Italia il nome nella forma straniera, Noah appunto, ha preso largamente piede soprattutto negli ultimi anni, diventando uno dei più comuni per i neonati; se nel 1999 erano appena 18 i bambini chiamati così, vent’anni dopo, nel 2019, è stato scelto per ben 747 bambini, rappresentando lo 0,35% del totale.

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