Fra i nomi più comuni in assoluto della lingua italiana, Antonio deriva dal gentilizio romano Antonius, portato dalla gens Antonia, che contribuì alla sua prima diffusione come nome proprio; il gentilizio era tratto probabilmente da un nome etrusco dall’etimologia sconosciuta.

A partire dal Rinascimento questo nome è stato frequentemente ed erroneamente accostato al termine greco ἄνθος (ánthos, “fiore”) oppure ad ἄνθιμος (ánthimos, “fiorito”), spesso in combinazione con ὄνος (ónos, “asino”), ma si tratta di una paretimologia alla quale è dovuta, tra l’altro, la presenza della H nella forma inglese del nome, Anthony. Privo di fondamento è anche il presunto significato latino di “colui che fronteggia i suoi avversari”.

Esistono anche ipotesi che vorrebbero una connessione al latino ante (“prima”) o al nome della città di Antium, altrettanto infondate.

Il nome vide la sua popolarità crescere notevolmente negli ambienti cristiani già dal IV secolo, per merito della devozione verso sant’Antonio abate, e il suo uso venne ulteriormente consolidato nel Medioevo, con il culto di sant’Antonio di Padova, che restano, a oggi, i principali santi che portano questo nome nella Chiesa cattolica.

Antonio è molto popolare anche nella penisola iberica, soprattutto in Spagna, dove è portato da quasi il 3% degli uomini, spesso in combinazione con altri nomi, come José o Juan.

In Italia, seppur la sua fama sia indiscussa, negli anni il nome ha subito una leggera flessione; basti pensare che nel 1999 erano 4943 i neonati così chiamati, scesi a 2600 nel 2020.

In virtù di quanto abbiamo detto poc’anzi, l’onomastico può essere festeggiato il 17 gennaio, in memoria di sant’Antonio abate, detto anche “il Grande”, eremita egiziano, considerato il fondatore del monachesimo cristiano, oppure il 13 giugno in onore di sant’Antonio di Padova.

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