
Il racconto di una donna che ha scelto di condividere l'esperienza di tre aborti spontanei per avvicinarsi a chi sta passando un momento simile.
"L'aborto succede raramente", "Se hai abortito una volta succederà di nuovo": i falsi miti che alimentano paure e sensi di colpa, spiegati dalla storica Lara Freidenfelds sul Washington Post.
Senso di colpa e paure immotivate, o, al contrario, false speranze e illusioni. Mentre svolgeva ricerche per scrivere il libro “Il mito della gravidanza perfetta: storia di un aborto in America”, la storica Lara Freidenfelds ha raccolto una serie di falsi miti sul tema della gravidanza e dell’aborto.
Ne è uscito un elenco di bufale, alcune pericolose soprattutto per il benessere psicofisico della donna, su cui spesso si concentra il biasimo per la perdita del bambino e aspettative che ben poco spazio lasciano alla libera espressione di sé, pubblicate sul Washington Post. Eccone alcune:
La prima, e una delle più pericolose bufale per il benessere psicologico della donna, è che l’aborto sia un evento raro. Non è affatto così: circa il 20% delle gravidanze finisce con un aborto spontaneo nei primi mesi di gestazione, e nella maggior parte dei casi questo avviene in epoca molto precoce.
“Una gravidanza rilevata con un test di gravidanza precoce, fatto circa 5 giorni prima dell’arrivo della mestruazione, ha il 30% di probabilità di terminare con un aborto. E molti ovuli fecondati non si impiantano”, scrive Freidenfelds, che aggiunge:
L’aborto è un fatto triste ed è privato, ma non è poco comune o innaturale. Purtroppo è difficile parlarne anche per la quantità di falsi miti che lo circondano, ma una volta che avremo finalmente normalizzato questa dolorosa esperienza superando lo stigma riusciremo ad trovare un terreno comune su cui costruire modi migliori per pensare alla gravidanza e a fare i conti con l’aborto.
Il racconto di una donna che ha scelto di condividere l'esperienza di tre aborti spontanei per avvicinarsi a chi sta passando un momento simile.
Un’altra falsa notizia riguarda la frequenza degli aborti spontanei: molte donne temono che, dopo un aborto, sia molto probabile averne un altro, o più.
Ma questo, scrive Freidenfelds sul Washington Post, “non è vero: una donna che ha avuto fino a tre aborti non ha ancora maggiori possibilità di averne un altro”. Questo allarmismo, spiega la scrittrice, deriva a sua volta da una falsa credenza:
Prima del XX secolo si pensava che fosse fondamentale che il corpo avesse abitudini regolari, come i periodi mestruali, regolarità intestinali, abitudini regolari sul mangiare e il dormire. Allo stesso modo si temeva che un aborto precoce avrebbe innescato l’abitudine ad avere aborti. Ma oggi sappiamo che solo l’1% delle donne soffre di aborti ricorrenti, e, di queste, circa i tre quarti riesce ad avere bimbi nati a termine.
Anche questa convinzione errata alimenta il senso di colpa nelle donne: oggi sappiamo che la maggior parte delle gravidanze si interrompe spontaneamente e in epoca molto precoce per anomalie cromosomiche o gravi malformazioni del feto, e non per “errori” delle donne.
Intorno all’inizio del ‘900, però, ha iniziato a consolidarsi la tendenza a incolpare le donne e le loro abitudini per l’aborto, imponendo una serie di “accorgimenti” che per la scienza sono del tutto inutili, come il fare il bagno regolarmente, racconta Freidenfelds, per eliminare le tossine che si credeva provocassero la preeclampsia.
Un aborto spontaneo è doloroso, ma non lo è per tutte le donne allo stesso modo. Le reazioni alla perdita di una gravidanza, nota Freidenfelds, sono del tutto personali e molto differenti tra loro.
Aspettarsi che ogni donna reagisca allo stesso modo non fa altro che alimentare quel senso di colpa per una reazione che non è “sbagliata”, solo diversa.
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La perdita di una gravidanza è un fenomeno emotivo complesso, determinato in gran parte dal contesto storico e sociale. Le donne possono interpretare la propria perdita in modi diversi in momenti diversi della loro vita.
Articolo originale pubblicato il 5 febbraio 2020
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