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I bambini non hanno molto di innato, ma percepiscono il mondo esterno attraverso la sperimentazione di oggetti e persone. È questo il risultato dello studio di Gavine Bremner, dell’università di Lancaster, che ha sottoposto neonati fino a sei mesi a prove di abilità visiva.
Social Science riferisce che la ricerca dà adito a dubbi sulla veridicità dell’ipotesi che i bimbi abbiano una fonte innata di conoscenze. Bremner riferisce che la percezione di oggetti in movimento, della loro identità, unicità e permanenza anche quando sono nascosti alla vista, cresce con l’età. Sembra che un neonato non sia in grado di rendersi conto che un oggetto in moto che ad un certo punto non riesce a vedere, per esempio perché coperto da un ostacolo, persista anche nel momento in cui si muove dietro qualcosa che ne impedisce la visione.
A quattro mesi il bimbo percepisce le cose che si muovono, solo se si nascondono per un breve periodo dietro l’ostacolo. Solo dai sei mesi in poi il bimbo acquista coscienza dell’identità di oggetti in moto al pari di un adulto.
“Abbiamo scoperto questo processo di apprendimento – dice Bremner – eseguendo una serie di test in cui bimbi di due, quattro e sei mesi, dovevano osservare oggetti in moto che, per la traiettoria da noi decisa, ad un certo punto si muovono dietro uno schermo che li nasconde“. Più un neonato è piccolo, spiega, più è ridotto il tempo in cui riesce a percepire l’esistenza di una cosa dietro uno schermo. A due mesi, precisa, non ci riesce affatto.
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