Nel corso del 2016 è stato battuto il record negativo di nascite, pari a 474mila bambini nati nell’anno. Il record (negativo) precedente era del 2015, quando i nuovi nati erano stati 486mila. Lo rende noto l’Istat che stamattina ha pubblicato le “Stime 2016 degli indicatori demografici“, secondo cui i residenti in Italia al primo gennaio 2017 erano 60 milioni e 579mila, 86mila in meno rispetto al primo gennaio del 2016 (-0,14 per cento).

La riduzione delle nascite (circa 12mila in meno rispetto all’anno precedente) è stata del 2,47%, ed è comune a tutto il territorio nazionale, fatta eccezione la Provincia di Bolzano, dove si registra, in controtendenza, un incremento del 3,2%.

Il numero medio di figli per donna, in calo per il sesto anno consecutivo, si attesta a 1,34 (era 1,35 nel 2015). Ciò non è dovuto a una reale riduzione della propensione alla fecondità, ma al calo delle donne in età feconda, per le italiane, e al processo d’invecchiamento per le straniere. Nel 2016 le straniere hanno avuto in media 1,95 figli contro l’1,94 del 2015. Le italiane sono rimaste sul valore di 1,27 figli, come nel 2015.

Rispetto all’anno precedente, chiarisce l’Istat, i tassi di fecondità si riducono in tutte le classi di età della madre sotto i 30 anni, mentre aumentano in quelle superiori. La riduzione più accentuata si riscontra nella classe di età 25-29 anni (-6 per mille). L’incremento più rilevante è, invece, nella classe 35-39 (+2 per mille). Nel complesso, a fronte di un’età media al parto che raggiunge i 31,7 anni, la fecondità cumulata da parte di donne di 32 anni compiuti e più è ormai prossima a raggiungere quella delle donne fino a 31 anni di età (0,67 figli contro 0,68 nel 2016).

Il saldo naturale, dato dal calcolo delle nascite meno i decessi, registra il valore negativo di -134mila, il secondo maggior calo di sempre, inferiore solo al -162mila del 2015. Questo saldo negativo è controbilanciato da quello migratorio con l’estero: +135mila unità.

Secondo il Codacons, il nuovo crollo delle nascite registrato nel corso del 2016 sarebbe da attribuire principalmente allo stato di difficoltà e incertezza economica in cui versano le famiglie italiane: “La situazione di indeterminatezza e di generale impoverimento del ceto medio registrata in Italia negli ultimi anni, ha reso sempre più difficile per le famiglie mettere al mondo un figlio – spiega il Codacons – I costi per mantenere un bambino, infatti, sono costantemente saliti, arrivando a sfiorare nei primi anni di vita, quota 10mila euro all’anno tra alimentari, biancheria, carrozzine, passeggini, culle, spese mediche, asili nido, baby sitter, ecc. A fronte di tali costi in crescita, il potere d’acquisto e la capacità di spesa delle famiglie hanno subito una forte contrazione, rendendo impossibile per una consistente fetta di popolazione permettersi le spese legate alla nascita di un figlio”.

Senza dubbio oggi molti italiani non possono più permettersi di mettere al mondo un bambino, e sono costretti a rimandare a tempi migliori il proposito di diventare genitori, in assenza anche di un sostegno concreto da parte dello Stato, come attestano i dati diffusi oggi dall’Istat” – conclude l’Associazione.

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