Si chiama nidazione oppure impianto o annidamento il momento in cui l’ovulo fecondato dallo spermatozoo si impianta nell’utero della donna, dopo aver percorso le tube di Falloppio. È un momento importante e delicato poiché la blastocisti si “aggrappa” alla mucosa uterina iniziando a trarre il nutrimento dal corpo della futura madre.

La nidazione avviene in un periodo specifico del ciclo della donna successivo all’ovulazione. L’impianto dà lo spunto per far aumentare le Beta HCG nel sangue, cartina al tornasole dell’attecchimento dell’ovulo fecondato e, quindi, dell’inizio della gravidanza.

Cos’è la nidazione?

Per capire che cosa sia la nidazione, occorre partire da molto prima, ossia dal ciclo mestruale della donna. Ogni mese, intorno al 14° giorno del ciclo di 28 giorni, avviene l’ovulazione, ossia il rilascio del miglior oocita maturo possibile per quel singolo ciclo dal follicolo di Graaf dell’ovaio.

L’ovulazione permette, quindi, di rilasciare l’ovulo (un ovulo per mese, le due ovaie funzionano solitamente a mesi alterni) nella tuba di Falloppio. Le tube di Falloppio (o salpingi) collegano le ovaie all’utero e sono il luogo dove avviene la corretta fecondazione: per valutare la pervietà tubarica si usa spesso la sonoisterosalpingografia.

All’interno della tuba, l’oocita compie il suo cammino verso l’utero. Durante tale percorso, l’ovulo può incontrare gli spermatozoi ed essere fecondato da uno di essi. Avviene così la formazione di uno zigote che, a seguito di un continuo accrescimento per divisione cellulare (divisioni mitotiche), giunge fino all’utero come “blastocisti”.

Durante la segmentazione (divisione), infatti, lo zigote assume lo stadio di morula composta da 16 cellule indicativamente al terzo giorno dopo la fecondazione. La sua parte più esterna andrà a costituire il trofoblasto, mentre quella interna costituirà gli embrioblasti.

La morula, quindi, giunge nell’utero dove diventa blastocisti. L’utero, intanto, si è preparato ad accogliere l’ovulo fecondato: l’endometrio (parete uterina interna) si è inspessito e si trova in fase secretiva.

Fino a questo momento, la blastocisti ha vissuto di vita propria: ha tratto da sé stessa, infatti, tutta l’energia e tutti i nutrienti necessari per la sua vita e il suo sviluppo. Ma, dopo qualche giorno e dopo lo spunto iniziale, queste non sono più sufficienti e, per continuare lo sviluppo, occorre trarre i nutrienti dall’esterno.

Quando avviene la nidazione?

A questo punto, quindi, se le condizioni sono favorevoli, la blastocisti si impianta nella parete uterina. Inizia, allora, un vero “dialogo” con l’utero materno da cui la blastocisti trae il nutrimento necessario per continuare la sua vita. Il processo in cui la blastocisti si attacca all’utero materno e inizia a trarre nutrimento da esso si chiama nidazione.

La finestra di impianto o “nidazione” è relativamente breve. È un periodo di tempo in cui l’endometrio è recettivo per accogliere la blastocisti grazie alle sue “molecole di adesione” che agevolano l’attecchimento. A seguito dell’ovulazione e della fecondazione dell’ovulo, l’annidamento si concretizza solitamente tra il 3° e l’8° giorno post ovulazione.

Non tutte le donne sono uguali ovviamente e, come possono manifestarsi variazioni nella fase proliferativa e luteale del ciclo, così possono verificarsi annidamenti precoci o tardivi rispetto alla finestra temporale stimata.

Sintomi della nidazione

I sintomi da impianto dell’ovulo fecondato sono talvolta sottovalutati dalla donna perché scambiati per altri disturbi o per sindrome premestruale. In caso di rapporto non protetto, potrebbe essere interessante valutare eventuali sensazioni o piccoli segnali che potrebbero essere indice di un inizio di gravidanza.

Tra i sintomi più comuni vi è sicuramente lo spotting, ossia piccole perdite ematiche di colore rosato o marroncino, proprio nei giorni dell’impianto. Le donne che registrano le variazioni di temperatura durante il ciclo potrebbero notare un aumento della temperatura basale. Alcuni dolorini al basso ventre potrebbero essere i crampi uterini tipici della nidazione.

Il seno potrebbe apparire più gonfio e indolenzito, i capezzoli più turgidi o di colore più scuro. Stitichezza, aumento della diuresi, sensazione di gonfiore addominale, e, ovviamente, la nota nausea mattutina dovuta agli sbalzi ormonali propri di questo periodo.

Tra i sintomi precoci dell’instaurarsi della gravidanza, vi sono anche quelli legati alla sensibilità psicologica della donna. Alcune donne possono manifestare maggiore stanchezza, vertigini e voglia di dormire o di stare calme, un po’ come la sensazione di voler essere “lasciate in pace”.

Può comparire anche una maggiore sensibilità agli odori, un aumento dell’appetito, una più veloce percezione del senso di fame.

Calcolo nidazione e test di gravidanza

Il calcolo della nidazione non può prescindere dall’ovulazione. A seconda del ciclo mestruale, il momento dell’ovulazione varia da donna a donna, così come quello dell’effettivo concepimento. La fertilità femminile, infatti, non è sempre uguale durante il ciclo: è massima nei 3 giorni immediatamente precedenti e in quello successivo all’ovulazione.

Un totale di circa 4 o 5 giorni al massimo, al di fuori dei quali la probabilità di una gravidanza è ridotto, fino a diventare quasi nullo in prossimità del ciclo.

L’ovulazione può essere monitorata misurando la temperatura basale, controllando il muco vaginale di consistenza “eggwhite”, con il monitoraggio ecografico o con gli stick di ovulazione. L’ovulazione avviene tra 12 e 24 ore dopo il picco di ormone luteinizzante LH: per aumentare le probabilità di fecondazione, si possono pianificare rapporti mirati.

A questo punto, il calcolo della nidazione segue lo standard medico che sottolinea come essa possa avvenire tra il 3° e l’8° giorno successivo all’ovulazione. Potrebbe verificarsi una nidazione tardiva, ma comunque mai oltre il 12° giorno post ovulatorio.

L’attendibilità dei test di gravidanza che misurano il valore Beta HCG nelle urine cresce al crescere del numero dei giorni successivi alla nidazione. I test più sensibili su questo ormone (gonadotropina corionica umana, Beta HCG) riescono talvolta a segnare il “positivo” già dopo 12 giorni dall’ovulazione. Ad ogni modo è sempre bene attendere almeno un giorno di ritardo della mestruazione per avere un risultato affidabile.

Un test di gravidanza sicuramente attendibile e molto precoce è il prelievo per le BetaHCG nel sangue. Tale esame si può effettuare sin dal 9° giorno post ovulazione per valutare precocemente l’eventuale instaurarsi della gravidanza. Sia che sia positivo o negativo, è consigliabile comunque ripeterlo dopo il primo giorno di ritardo per seguire l’evoluzione del valore delle Beta.

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