Un termine insolito, poco noto eppur importante nel corso di una gravidanza, il trofoblasto è fondamentale nelle prime settimane della gestazione, perché fornisce tutto ciò che serve all’embrione affinché si impianti bene. Stato primordiale della placenta, il trofoblasto può “ammalarsi”, dunque essere interessato da patologie benigne o maligne.

Cos’è il trofoblasto?

Il trofoblasto è un insieme di cellule, o strato cellulare, che si forma nei primi giorni dell’impianto attorno alla blastocisti, che darà in seguito vita alla placenta. Le cellule progenitrici dei villi del trofoblasto, considerate cellule staminali della placenta, come leggiamo sul Manuale MSD, sono di due tipi:

  • citotrofoblasto (trofoblasto extravilloso non proliferativo), ossia le cellule che penetrano nell’endometrio e facilitano l’impianto e ancora la placenta;
  • sinciziotrofoblasto, ossia le cellule che producono gonadotropina corionica entro il decimo giorno e altri ormoni trofici successivamente

Il trofoblasto produce enzimi che permettono alle cellule embrionali di introdursi nella mucosa uterina, così da favorire la nidazione dell’ovulo.

Amnios e corion, rispettivamente strato interno ed esterno, formano il sacco amniotico e si sviluppano a partire proprio dal trofoblasto. Il sacco si riempie di liquido amniotico e attorno alla dodicesima settimana è la sola cavità rimanente nell’utero – come sottolineato sulle pagine “Concepimento e sviluppo prenatale” del Manuale MSD.

Il trofoblasto, dal terzo mese in poi, dopo aver svolto tutte le sue funzioni, prende il nome di placenta.

Le patologie del trofoblasto

Il trofoblasto può, anche se raramente, ammalarsi e dare origine a una serie di patologie che riguardano la donna in gravidanza o appena gravida, originando una malattia trofoblastica gestazionale, ossia la proliferazione di tessuto trofoblastico fetale, che origina il tumore del trofoblasto (fonte “Malattia trofoblastica gestazionale” su Manuale MSD).

Esistono varie tipologie di patologie che interessano il trofoblasto. Analizziamole considerando cause, sintomi e conseguenze.

Mola idatiforme (o vescicolare)

La mola idatiforme o vescicolare, completa o parziale, è una forma benigna pre-tumorale del trofoblasto. In questo caso il trofoblasto continua a produrre l’ormone Beta hCG anche in assenza dell’embrione vivo o se questo presenta anomalie

La possibile causa è la fecondazione anomala, che comporta la formazione della placenta ma, appunto, non dell’embrione. La mola è asintomatica e viene diagnosticata solo grazie all’esame istologico di un aborto spontaneo avvenuto nelle prime settimane di gestazione.

Coriocarcinoma

Il coriocarcinoma di origine gestazionale, leggiamo su Airc, è un tumore maligno raro.

Può svilupparsi dopo qualsiasi gravidanza, anche a seguito di un parto normale o un aborto o una gravidanza extrauterina, anche se di solito si forma dopo una cosiddetta mola vescicolare.

La maggior parte delle pazienti trattate con chemioterapia – il coriocarcinoma di origine gestazionale è stato il primo tumore solido trattato con trattamento chemioterapico – guarisce anche quando la malattia ha già dato delle metastasi. È, comunque, tumore raro: un caso ogni 25.000-45.000 gravidanze. Le donne più a rischio sono quelle con meno di 20 anni o più di 40 e di solito colpisce chi ha avuto una precedente gravidanza molare e l’essere di origine asiatica.

Il sintomo più comune del coriocarcinoma è rappresentato da perdite di sangue anomale a livello uterino.

Tumore del sito placentare

Detto anche sito del tumore placentare trofoblastico, si tratta di un tumore molto raro caratterizzato da cellule trofoblastiche intermedie che persistono dopo una gravidanza a termine e può invadere i tessuti adiacenti o metastatizzare.

Tumore epitelioide

È una variante altrettanto rara del tumore trofoblastico del sito placentare e, come per quest’ultimo, può invadere i tessuti circostanti o metastatizzare.

Sintomi della malattia trofoblastica

Quando si verifica la malattia trofoblastica gestazionale, la donna rivela sintomi quali sanguinamento vaginale, preeclampsia, ingrossamento dell’utero e vomito, e le conseguenze riscontrate sono aborto spontaneo, eclampsia e morte fetale. Che sia di carattere benigno o maligno, il tumore trofoblastico ha comunque sempre un comportamento aggressivo.

Trattamento della malattia trofoblastica

Il trattamento consigliato per le patologie tumorali del trofoblasto è la rimozione per aspirazione e curettage, e, nei casi estremi in cui non si desiderano future gravidanze, isterectomia.

Solo in seguito si può valutare un ulteriore trattamento, quando la malattia trofoblastica gestazionale viene clinicamente classificata. La malattia persistente, ossia mola e coriocarcinoma, è solitamente trattata con chemioterapia.

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  • Patologie in gravidanza