Francesco Cannadoro "papà fortunato" di Tommaso, affetto da microcefalia

Francesco è uno dei tanti papà di bimbi disabili che ha deciso di raccontare la sua storia e quella del piccolo Tommaso attraverso la rete, per far conoscere il mondo della disabilità attraverso uno sguardo diverso.

Più che un papà coraggio, Francesco è un papà fortunato. Così, infatti, ama definirsi Francesco Cannadoro, il papà del piccolo Tommaso, un bimbo di 6 anni nato con una grave disabilità degenerativa, che nel tempo lo ha portato ad essere non vedente, disfagico e ad avere un ritardo psicomotorio.

Sono proprio queste le parole che Francesco, 38 anni, ha scelto per presentarsi alla rete e condividere con i tanti seguaci le avventure, non sempre semplici, di una quotidianità a contatto con il mondo della disabilità, raccontandola con uno sguardo nuovo, più vero e anche ironico.

Il piccolo Tommi è nato nel luglio del 2014 e a 10 mesi di vita gli è stata diagnosticata una microcefalia, un’atassia cerebellare degenerativa, una condizione a cui però ancora oggi i medici non sanno dare un nome preciso. Francesco e la moglie, Valentina, la chiamano il drago.

Una diagnosi, arrivata con fatica, dopo mesi in cui Francesco e Valentina erano in cerca di una risposta che tardava ad arrivare dai medici. Si sono accorti subito che qualcosa non andava nel piccolo, perché Tommaso non riusciva a tenere la testa dritta e non gattonava.

Dopo quattro visite pediatriche andate a vuoto, in cui Francesco e Valentina si sono sentiti ripetere di essere solo dei genitori ansiosi e troppo apprensivi, il quinto medico ha consigliato loro di sottoporre il piccolo a una visita neuropsichiatrica e da lì, la diagnosi impietosa. Sono seguiti mesi difficilissimi, in cui la vita immaginata ha lasciato il posto a un insieme di interrogativi, carichi di ansia, rabbia, dolore.

Eppure, questo dolore è stato per Francesco e Valentina un’occasione e un’opportunità per raccontare la disabilità con occhi nuovi, sinceri, e sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema, troppo spesso allontanato, passato sotto silenzio o visto come un tabù.

Francesco ha così deciso di sfruttare la sua passione per la scrittura per dare voce alla storia del piccolo Tommaso e raccontarla con coraggio, emozione e ironia. Nel 2016 ha aperto la pagina Facebook “Diario di un padre fortunato”, nel tentativo di raggruppare persone che ne sapessero più di lui sulla disabilità e lo potessero aiutare a muoversi in quel mondo così complesso e poco semplice da abitare.

La pagina oggi conta più di 75mila seguaci ed è una sorta di diario di bordo in cui Francesco e Tommaso si raccontano nelle loro vicende quotidiane, dalle sfide più difficili ai momenti più dolci e divertenti, il tutto con una buona dose di umorismo.

Questo progetto ha portato anche a un sito internet e a un libro, dal titolo #Cucitialcuore. Diario di un padre fortunato, perché è così che Francesco si sente, avendo la possibilità di condividere la quotidianità con quel figlio, forte e sempre sorridente, che la vita gli ha dato.

#Cucitialcuore: Diario di un padre fortunato

#Cucitialcuore: Diario di un padre fortunato

Il libro racconta la storia di un papà, Francesco, e del piccolo Tommaso, un bimbo disabile di 6 anni, alle prese con una quotidianità non sempre facile ma vissuta con coraggio, emozione e tanta ironia, per raccontare il mondo della disabilità con uno sguardo nuovo.
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E sono tantissimi i momenti della quotidianità con Tommi che Francesco ci regala attraverso il suo profilo Instagram, sempre raccontati con uno sguardo ironico e positivo per ricordare a tutti quanta bellezza si nasconda anche dietro a un dolore.

Molti di questi ritratti di vita intima, pieni di poesia, sono accompagnati da dolcissimi pensieri di Francesco, come quello che segue.

Questo il lungo messaggio poetico di Francesco, che suona come un dolce incoraggiamento a resistere e a vivere la vita nella sua intensità, anche di fronte a un dolore che sembra non dare speranza.

Un figlio è il mare d’estate. Un figlio disabile è il mare d’inverno. Fa freddo, l’umidità ti entra nelle ossa e non ti puoi fare il bagno. Ma è pur sempre il mare. È li. Ti dice” io ci sono” ogni volta che un’onda s’infrange sugli scogli. E tu, ormai conscio che d’inverno lo scoglio non è esattamente il posto in cui stare a sentire cos’ha da dirti il mare, lo ascolti da una posizione diversa. Ma lo ascolti. Devi capire dove metterti per non bagnarti, ma non te lo perdi. E poi il mare d’inverno fa pensare, ti da il tempo di guardarlo bene, invece di nuotarci dentro, e percepire cose che d’estate, tra il frastuono e le nuotate, ti perdi. Si perdono tutti. Ma d’inverno è diverso.
E la disabilità di un figlio è proprio questo: un punto di vista diverso dal quale guardare qualcosa d’immenso e, una volta scesi a patti con il proprio fegato, un’occasione per fare un viaggio dentro se stessi… di quelli che non c’è altro modo per farli. Di quelli che nonostante il freddo, l’umidità e l’acidità di stomaco, rifaresti altre mille volte, nonostante la brochure non fosse proprio invitante. Perché hai capito che la bellezza ci certe avventure sono le persone che le vivono con te. E allora ti metti lì, a due centimetri dal viso del tuo compagno di viaggio, vi sorridete a vicenda.. e partite di nuovo. Tanto, dovunque andiate, se siete insieme, sarà sempre CASA. E a casa, anche se fuori è inverno, il modo di scaldarti lo trovi sempre.

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