Chi non vorrebbe essere un buon genitore? Una buona madre e un buon padre. Ma cosa si intende per buon genitore? Cosa fa di una madre e di un padre un genitore buono? La domanda vuole sollevare l’attenzione non tanto sulle scelte educative nei confronti dei figli quanto sulla percezione che i genitori, e in particolar modo le mamme, hanno del loro ruolo.

Il mom-shaming è un fenomeno così diffuso e radicato che troppo spesso nemmeno ce ne rendiamo conto, ma che non risparmia nessuno e che, tra gli altri, ha effetti, come spiegato in questo studio, sulla salute psicologia postnatale delle donne e un impatto potenzialmente negativo sulla relazione genitore-figlio.

Cos’è il mom shaming?

Così come esiste il body shaming, la pratica di offendere una persona per il suo aspetto fisico, esiste anche il mom shaming, la pratica di offendere una madre per il suo comportamento come genitore.

È quel fenomeno che la rivista Sex Roles colloca nel quadro dell’ideologia della buona madre, ovvero quella convinzione per cui le donne siano buone madri solo se aderiscono a principi, standard e regole della cultura dominante.

Il fenomeno non è né marginale né relegato ad altre culture: un sondaggio condotto dall’University of Michigan, evidenzia come 6 madri su 10 con figli tra 0 e 5 anni hanno affermato di essere state criticate in merito alla loro genitorialità. Dall’educazione all’attaccamento al seno, ogni dimensione dell’essere genitore e dell’essere madri è oggetto del mom shaming.

Se c’è un elemento interessante e allo stesso tempo indicativo di come il mom shaming possa avere un impatto devastante sulla donna che riceve tali giudizi negativi, è legato alla fonte di questi commenti critici. Sempre riprendendo i risultati del sondaggio dell’Università del Michigan, emerge che le critiche arrivano da:

  • i genitori della mamma – 37%;
  • l’altro genitore del bambino – 36%;
  • suoceri – 31%;
  • amici – 14%;
  • le altre mamme in pubblico – 12%.

Ovviamente non c’è un’unica fonte ma ciò che “sorprende” è come le critiche maggiori siano quelle che arrivano dai genitori e dal proprio partner, le persone dalle quali ci si aspetterebbe più supporto e comprensione. Ma non è così.

Origini e cause del bullismo tra mamme

La cosiddetta ideologia della buona madre alla base del mom shaming nasce da un insieme di credenze sociali, culturali, storiche e religiose che definiscono le aspettative sulle madri (anche perché donne) e su come dovrebbero comportarsi in quanto tale.

Questa ideologia che porta a praticare una forma di bullismo nei confronti delle madri si esprime nell’idea che la maternità sia un istinto naturale per cui le donne abbiano una capacità e un desiderio intrinseci di cura nei confronti dei figli verso i quali si ha un rapporto di sudditanza (il loro bene viene prima di tutto e di ogni cosa).

La fatica e lo stress, fisico ed emotivo, che caratterizza la maternità completa, secondo questa ideologia, le donne in quanto tali la cui maternità, ed estendendo il concetto anche la loro femminilità, viene soddisfatta completamente solo dal figlio. Quanti, infatti, è diffusa l’idea che una donna che sceglie di non fare figli sia meno donna delle altre?

Le cause di questo fenomeno sono diverse e trasversali ma c’è indubbiamente un substrato di misoginia che attraversa la nostra società che ha trovato terreno fertile nell’emancipazione che – seppur con tutta una serie di limiti ancora esistenti – ha accompagnato negli ultimi decenni il ruolo della donna.

Se fino a qualche decennio fa la donna era (quasi) solo e soltanto madre e viveva la sua maternità in un contesto culturale ben definito dal quale difficilmente si poteva uscire, oggi l’emancipazione (professionale e non) rende le donne più libere di scegliere e, quindi, essere oggetto di critiche.

Non solo dagli uomini, ma anche dalle donne (madri, suocere e amiche tanto per fare degli esempi) che per invidia, frustrazione (altre ce l’hanno fatta) e incomprensione tendono a criticare e bullizzare i comportamenti non allineati con il proprio quadro culturale di riferimento.

Esempi di mom shaming

Come si concretizza il mom shaming? L’aspetto sorprendente è che non c’è niente, niente, della maternità che non sia potenzialmente oggetto di questa forma di bullismo. Per cui non sono buone madri coloro che non allattano al seno o non lo fanno almeno per tutto il primo anno (o, al contrario, lo fanno per più tempo) di vita e non lo sono quelle che hanno scelto di ritornare a lavoro o di considerare la dimensione professionale della loro vita.

Il mom shaming inizia con la gravidanza (non hai fatto un parto naturale? hai fatto l’anestesia epidurale?) e prosegue con la critica sul tipo di alimentazione seguita dal bambino (non prepari gli omogenizzati?), la pressione sulle tappe di sviluppo del bambino (ancora non cammina? ancora prende il ciuccio? ma come, dorme nel letto con voi? ancora non parla?) e il giudizio sulle scelte educative (questo bambino fa i capricci dovrebbe essere messo in punizione! qualche sculacciata e vedi come cresce bene). Così come per le scelte di vita personale (lasci il bambino con la baby sitter mentre tu vai a divertirti con le amiche?), il modo con cui si gioca (o non gioca) con i bambini, l’utilizzo del biberon, i cartoni animati, il pannolino, l’abbigliamento, eccetera eccetera.

Il mom shaming si declina in tante forme e modi, dal “io ai tuoi tempi” di genitori e suoceri a “io al posto tuo” di colleghi, amici e conoscenti. Senza ignorare i commenti e i giudizi sul corpo delle donne (non hai ancora perso il peso della gravidanza?).

In tutto questo i social network, qui come in altri casi, hanno consentito un’amplificazione del bullismo verso le madri sia per la caricaturale rappresentazione di molte coppie che ostentano il loro modo di essere famiglie modello, sia per i giudizi nascosti (ma non per questo meno forti) dietro reel, video, meme e parodie che in un modo o nell’altro sentono il dovere di giudicare la maternità altrui.

Gli impatti psicologici del mom shaming

Conseguenze-mom-shaming
Fonte: iStock

Un approccio di questo tipo fa sentire le donne e le madri sbagliate, inadeguate, non all’altezza. Ma non perché lo siano realmente, ma perché l’asticella e lo standard di riferimento è sempre altro e diverso e in quanto tale migliore del proprio. Diventare madri comporta già di per sé sfide e cambiamenti notevoli (da quelli fisici e psicologici a quelli sociali); pressioni irrealistiche e irraggiungibili come quelle che caratterizzano il mom shaming determinano maggiore stress, ansia, sintomi depressivi, burnout genitoriale, minore soddisfazione genitoriale e minore autoefficacia come genitori.

Senza dimenticare come la salute mentale delle madri giochi un ruolo fondamentale nello sviluppo generale del bambino. Chi è oggetto di mom shaming, quindi, si sente sbagliata come donna, come madre e come lavoratrice, ma anche come figlia, come partner e come amica. Un complesso di pressioni che incidono negativamente sull’accettazione della nuova identità generando ed esaltando un senso di colpa e di vergogna per qualsiasi scelte e comportamento adottato.

Tutti gli sforzi profusi dalle donne nel tentare di essere buone madri vengono sminuiti o ignorati, trovando sempre un elemento di critica e vulnerabilità sul quale innescare un giudizio spesso feroce finalizzato esclusivamente ad affossare la donna a cui è rivolto, anche dietro una parvenza di critica costruttiva.

Come combatterlo e come rispondere

È difficile individuare una soluzione a una forma di bullismo così trasversale come il mom shaming. Un bullismo radicato e profondo per il quale non si ha nemmeno la percezione di adottare un comportamento sbagliato e nocivo.

Se per altre forme di bullismo c’è una sorta di consapevolezza che quanto si sta facendo denigra l’interlocutore, nel mom shaming si ha la presunzione che tali giudizi e commenti siano necessari, utili e doverosi. Quando in realtà esasperano ulteriormente il senso di disagio e marginalizzazione. Perché un commento per essere accolto come consiglio deve arrivare da una persona cui venga riconosciuta un’autorevolezza e questa non la si ha per diritto acquisito o per grado di parentela.

È difficile combattere e rispondere a una violenza di questo tipo quando si è il più delle volte sole, tanto da pensare di essere davvero sbagliate e non essere buoni madri. Tutto questo può diventare estremamente pericoloso innescando depressione, isolamento e il logoramento di ogni dimensione della propria vita.

Serve un approccio culturale serio finalizzato che elimini gli stereotipi in materia e restituisca alla maternità quella libertà e intimità che merita, sottraendola dai riflettori del giudizio altrui. Per le donne e le coppie che sono alla ricerca di un figlio il consiglio è di prendere consapevolezza di quello che sarà. La consapevolezza non elimina il problema (che spesso si rivelerà drammaticamente più sorprendente di quanto si possa pensare) ma può aiutare a non sentirsi meno sole e sbagliate.

Trovare nel partner o in qualche persona fidata qualcuno a cui confidare queste forme di bullismo e, nella condivisione, trovare la forza per sopportare e andare avanti (e magari trovare anche il coraggio e la fantasia per rispondere in maniera creativa e ironica) è quanto di più prezioso in questo senso si possa sperare di ottenere.

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  • Maternità