Per molte persone che mestruano, i giorni che precedono l’arrivo della mestruazione sono caratterizzati da irritabilità, ansia, nervosismo, difficoltà di concentrazione: è la sindrome premestruale (PMS) e, secondo gli studi, colpisce il 20-50% delle donne in età fertile.

Per alcune persone, però, questo malessere assume forme più severe e diventa un vero e proprio disturbo capace di condizionare profondamente il benessere psicofisico. Si chiama disturbo disforico premestruale e può portare ad autolesionismo e pensieri suicidi.

Le cause del disturbo disforico premestruale

Il disturbo disforico premestruale, così come la PMS, non ha un’eziologia chiara.

Sono state individuate alcune possibili cause o fattori di rischio che possono contribuire, tra cui una predisposizione genetica o carenze di ormoni o nutrienti (come serotonina, magnesio e calcio) e fluttuazioni ormonali, in particolare di estrogeni e progesterone, oltre a elementi multipli di origine endocrina come ipoglicemia, cambiamenti nel metabolismo dei carboidrati, iperprolattinemia.

Fumo di sigaretta e obesità sono altri fattori di rischio che possono aumentare il rischio di sviluppare il disturbo disforico premestruale, che può presentarsi in qualunque momento dell’età fertile di una donna.

Il disturbo può peggiorare con l’avvicinarsi della menopausa ed è solo con questa che termina definitivamente. Secondo gli studi, colpisce dal 2 al 6% delle persone mestruate nell’intervallo di 12 mesi.

Disturbo disforico premestruale: sintomi e diagnosi

Il disturbo disforico premestruale si presenta con manifestazioni simili a quelle della sindrome premestruali, ma più gravi, al punto da generare un “disagio clinicamente significativo e/o una compromissione marcata del funzionamento sociale o lavorativo”.

Irritabilità, ansia, labilità emotiva, depressione, difficoltà a concentrarsi, edema, dolore mammario e cefalea sono sintomi comuni nei 7-10 giorni che precedono la mestruazione, ma chi soffre di PMDD sperimenta sintomi fisici e psicologici più gravi, fino ai pensieri autolesionisti e suicidi.

Per la diagnosi, si osserva l’incidenza dei sintomi, spiega il manuale MSD:

i pazienti devono avere ≥ 5 sintomi durante la settimana prima delle mestruazioni. I sintomi devono cominciare a rientrare pochi giorni dopo l’inizio del ciclo mestruale e diventare minimi o assenti nella settimana dopo le mestruazioni. I sintomi devono comprendere ≥ 1 dei seguenti:

  • Sbalzi d’umore (p. es., sentirsi improvvisamente triste o in lacrime)
  • Irritabilità marcata o rabbia o conflitti interpersonali aumentati
  • Umore marcatamente depresso, sentimenti di disperazione o disprezzo per se stessi
  • Ansia marcata, tensione, o sensazione di essere “sulle spine”

Inoltre, ≥ 1 dei seguenti sintomi deve essere presente:

  • Diminuzione dell’interesse per attività usuali
  • Difficoltà di concentrazione
  • Scarsa energia o stanchezza
  • Variazione marcata dell’appetito, eccessivo consumo di cibo, o desiderio intenso per cibi specifici
  • Ipersonnia o insonnia
  • Sentirsi sopraffatti o fuori controllo
  • Sintomi fisici come tensione o tumescenza mammaria, dolori articolari o muscolari, sensazione di gonfiore, e aumento di peso

Questi sintomi, che vengono definiti “criterio A”, non sono però sufficienti per una diagnosi. Devono infatti essere presenti anche ulteriori criteri:

  • Criterio B – i sintomi sono abbastanza gravi da interferire in modo significativo con il funzionamento sociale, lavorativo, sessuale o scolastico.
  • Criterio C – i sintomi sono correlati al ciclo mestruale e non rappresentano un’esacerbazione dei sintomi di un altro disturbo, come disturbo depressivo maggiore, disturbo di panico, disturbo distimico o disturbo della personalità.
  • Criterio D – criteri A, B e C confermati da valutazioni giornaliere prospettiche durante almeno 2 cicli mestruali sintomatici consecutivi. La diagnosi può essere fatta provvisoriamente prima di questa conferma.

Disturbo disforico premestruale: a chi rivolgersi?

Il disturbo disforico premestruale è “gravemente doloroso, invalidante e spesso sottodiagnosticato”. Per questo, è fondamentale cercare aiuto se nei giorni che precedono le mestruazioni sono presenti sintomi fisici o psico-comportamentali ricorrenti così gravi da non poter essere attribuibili alla sindrome premestruale o ad altre patologie o condizioni.

Il primo passo è rivolgersi al proprio medico curante o al ginecologo, o a uno psicologo se i sintomi sono prevalentemente psico-comportamentali. Poiché, però, si tratta di un disturbo ancora poco noto e diagnosticato, per avere supporto ed essere indirizzati verso uno specialista esperto è possibile rivolgersi a ITA-PMS, l’Associazione Nazionale Sindrome Premestruale e Disturbo Disforico Premestruale, nata non solo per sostenere i pazienti e le loro famiglie e per divulgare la conoscenza relativa a questi disturbi ma anche con lo scopo di creare una rete di sostegno sul territorio nazionale attraverso la nascita di ulteriori gruppi e presìdi ambulatoriali.

Sul sito è possibile anche trovare testimonianze e video-testimonianze di donne che raccontano cosa significa “vivere a metà”, dovendo convivere con il disturbo disforico premestruale.

Rimedi e cure per il disturbo disforico premestruale

Trattandosi di un disturbo di tipo depressivo, un possibile trattamento può essere di tipo farmacologico, sebbene l’utilizzo di benzodiazepine non si sia dimostrato sempre efficace nella cura di questo disturbo. Più utili si sono rivelati gli Inibitori della ricaptazione della serotonina o SRI.

Variazioni alla dieta e supporto psicologico sono raccomandati per aiutare a controllare i sintomi del disturbo. La psicoterapia, in particolare, può essere fondamentale, come ha rivelato Elisa “Erin” Bonomo, affetta da disturbo disforico premestruale, in un’intervista a Roba Da Donne:

Il fatto di aver fatto psicoterapia, credo, mi ha dato gli strumenti per affrontare i momenti peggiori. Una parte di me, grazie al lavoro fatto su me stessa in passato, è riuscita a restare vigile. Poi sono stata fortunata, o brava forse nell’unire i puntini.

Per alcune persone potrebbero risultare efficaci nella riduzione del sintomo combinazioni di contraccettivi orali o, in alcuni casi, iniezioni di analoghi dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (GnRH): un trattamento che però deve essere effettuato solo sotto stretta sorveglianza medica e nel caso in cui altre strade terapeutiche non abbiano offerto giovamento, poiché possono esserci numerosi effetti collaterali, come maggiore rischio di osteoporosi.

Nel Regno Unito, listerectomia o l’ovarectomia sono indicate dal Sistema Sanitario per casi particolarmente gravi – generalmente quando sono state provate senza successo altre tipologie di trattamento – ed effettuate gratuitamente: sul sito dell’ITA-PMS è possibile trovare numerose testimonianze di donne che vi si sono sottoposte per porre fine al disturbo, rinunciando alla propria fertilità o alla propria capacità riproduttiva per poter recuperare la serenità psicofisica che il disturbo disforico premestruale aveva loro portato via per anni.

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