È proprio vero che prima di fare il bagno in mare bisogna attendere tre ore? È scientificamente provato o un’esagerazione di nonni e genitori? C’è davvero un rischio congestione nei bambini o l’immersione in acqua è sempre possibile senza alcun rischio per la salute?

La realtà è meno netta e più sfumata e la confusione nasce da diversi fattori. Innanzitutto dalla definizione medica del termine congestione, ma anche dalle diverse raccomandazioni e linee guida degli enti internazionali.

Il Center for Disease Control and Prevention (CDC), per esempio, non riconosce il legame tra pasto e ingresso in acqua come causa di congestione nei bambini, mentre le linee guida del Ministero della Salute, espresse tramite il progetto Educazione Acquatica, raccomandano di “non entrare in acqua se non sono passate almeno tre ore da un pasto completo e due da uno spuntino”. Per aumentare la confusione si può anche sottolineare come nel mondo anglosassone la raccomandazione è di attendere 30 minuti prima di fare il bagno dopo mangiato, mentre nel nostro Paese è di 3 ore.

Cosa fare, quindi? Innanzitutto è bene ricordare che il fenomeno della congestione non è solo un problema dei bambini, ma anche degli adulti. Per capire come comportarsi e quali precauzioni mettere in atto abbiamo intervistato la Dottoressa Pilar Nanninispecialista in pediatria, che ci ha aiutato a comprendere le ragioni della confusione che sembra emergere quando si cerca di capire i rischi della congestione nei bambini e soprattutto cosa fare per vivere serenamente le proprie vacanze estive.

Cos’è la congestione?

Dottoressa Nannini, cosa si intende con congestione?

La congestione è definita come un disturbo gastrointestinale che si manifesta dopo il pasto. Quindi può manifestarsi come crampi addominali particolarmente intensi che possono portare anche fino allo svenimento. In realtà la congestione di per sé è difficilmente definita perché è un termine molto preciso nell’ambito colloquiale, ma dal punto di vista medico trova delle ambiguità.

Per questo l’Istituto Superiore di Sanità utilizza una definizione molto generica di congestione, ovvero un “eccessivo accumulo di sangue in un organo in una parte del corpo”. Dottoressa, il problema della congestione nei bambini è quindi legato alla digestione e alla temperatura?

Dopo il pranzo la digestione determina un abbassamento della pressione arteriosa in quanto vi è un aumento del richiamo di sangue a livello dell’apparato digerente. Bisogna, quindi, evitare di provocare una vasodilatazione, esponendo il bambino al calore e al caldo, perché l’abbassamento della pressione può provocare lo svenimento o un colpo di calore. Infatti è anche per questo motivo che i bambini non devono essere esposti al sole nelle ore più calde della giornata, di norma dalle 10 alle 17.

Perché c’è così tanta apprensione nel fare il bagno dopo aver mangiato?

L’aspetto che spaventa di più dei rischi del fare il bagno in acqua è la cosiddetta idrocuzione, cioè il fenomeno che può determinare una perdita improvvisa di coscienza e che può effettivamente far rischiare l’annegamento quando si entra a contatto con l’acqua fredda, questo indipendentemente che si sia appena consumato un pasto oppure no.

Quando può avvenire?

Se i bambini si tuffano tutti sudati nell’acqua fredda ci può essere un’improvvisa perdita di coscienza dovuta a uno shock termico che si verifica nel nostro organismo. È un meccanismo che dipende da un riflesso nervoso e determina una vasocostrizione nelle zone a contatto con il freddo, quindi arti superiori e inferiori, e che va a spostare il volume di sangue verso la gabbia toracica e, quindi, ad affaticare ulteriormente il cuore. Bisogna sempre evitare gli sbalzi di temperatura facendo entrare gradualmente in acqua i bambini, specialmente se sono sudati e accaldati; perché è la differenza di temperatura tra l’acqua e il bambino che determina il pericolo di idrocuzione.

Qual è il pericolo maggiore?

Quello che sappiamo è che la perdita di coscienza durante il bagno in acqua è considerata una causa di morte nei bambini fino ai 14 anni; è la seconda causa di morte per trauma accidentale nei bambini. L’idrocuzione non dipende dall’aver mangiato, ma è facile da prevenire in quanto è sufficiente entrare in acqua gradualmente, soprattutto se si è accaldati e sudati e l’acqua è fredda. Se invece al mare l’acqua è molto bassa, calda e il bambino ha consumato un pasto leggero, in realtà non c’è tutta la necessità di aspettare le tre ore dalla fine del pasto.

I rischi legati all’idrocuzione sono immediati?

Assolutamente. La perdita di coscienza è immediata in quanto è l’effetto del riflesso nervoso e dello shock termico ed è per questo che è pericolosa.

I sintomi della congestione nei bambini

Come si riconosce una congestione nei bambini? Quali sono i segnali che devono mettere in allarme i genitori?

Quando c’è un particolare disagio del bambino, ha le labbra viola, ha le estremità particolarmente fredde, ha i brividi, la pelle d’oca o qualsiasi atteggiamento che lo rende strano e disturbato.

Come prevenire una congestione nei bambini

Quali sono le raccomandazioni che i genitori devono seguire per evitare un pericolo di questo tipo?

Quello che è importante fare, nell’atteggiamento verso i bambini, è sicuramente di evitare di consumare pasti abbandonati se si ha intenzione al termine di farli giocare, fargli fare attività fisica o il bagno in acqua limitando il più possibile i grassi, che sono più difficili da digerire e generano dispersione di calore, e le proteine. Durante l’estate è quindi consigliato preparare pasti più leggeri preferendo i carboidrati ed eventualmente prevedere anche la frutta che contiene degli zuccheri semplici che sono più facilmente digeribili.

Congestione bambini: cosa fare?

Dottoressa Nannini, nel caso in cui il bambino lamentasse uno dei sintomi tipici della congestione, cosa bisogna fare per metterlo al sicuro?

È opportuno farlo uscire immediatamente dall’acqua e riscaldarlo in modo che la vasocostrizione periferica possa risolversi.

A questo proposito è bene ricordare come, una volta tirati fuori dall’acqua, i bambini debbano essere messi in un ambiente riparato e non sotto il sole, in quanto l’esposizione ai raggi solari è un ulteriore pericolo per la sicurezza dei bambini.

Rischi e conseguenze della congestione nei bambini

Congestione, idrocuzione, assunzione di bevande ghiacciate; le condizioni climatiche dell’estate possono rappresentare un serissimo pericolo per i bambini, soprattutto perché il loro apparato digerente è più delicato di quello di un adulto e perché potrebbero sottovalutare i segnali d’allarme lanciati dal loro organismo.

In conclusione, Dottoressa Nannini, cosa possiamo dire per quel che riguarda il bagno in mare, ma anche in piscina, dopo aver mangiato?

Il bagno dopo il pasto non è elencato tra i fattori che espongono al rischio di annegamento secondo le linee guida americane. Il Ministero della Salute italiana, invece, raccomanda di aspettare almeno tre ore per fare il bagno dopo i pasti, ed è una raccomandazione rivolta a tutti i bagnanti, siano essi adulti o bambini.

Meglio preferire l’atteggiamento prudenziale del nostro Ministero o ci sono degli elementi che possono essere valutati caso per caso?

Se il bagno è in una piscinetta con l’acqua calda, il mare ha l’acqua bassa e l’acqua è molto tiepida, si può tranquillamente permettere al bambino di bagnarsi senza aspettare le famose tre ore. Bisogna però ricordare che il bambino deve essere sempre sotto la supervisione dell’adulto per tutto il tempo in cui è in acqua, anche perché il rischio di annegamento per il bambino è possibile anche in pochi centimetri di acqua.

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